La gioia di un Annuncio che cambia l’umanità per sempre: nella sua prima visita ad una parrocchia romana, il 18 dicembre 2005, Benedetto XVI si sofferma con i fedeli sul Mistero dell’Annunciazione e spiega il significato autentico del saluto che l’Angelo rivolge alla Vergine, Kaire Maria: “Significa di per sé ‘gioisci’, ‘rallegrati’. Solo con questo dialogo dell’Angelo con Maria comincia realmente il Nuovo Testamento. Così possiamo dire che la prima parola del Nuovo Testamento è ‘gioisci’, ‘rallegrati’, è ‘gioia’”.
L’Angelo, ricorda il Papa, invita Maria a “non temere” e Lei si affida completamente al Signore: “Maria dice sì alla volontà grande, apparentemente troppo grande, per un uomo. Questo sì che appare talvolta così difficile. Vogliamo preferire la nostra volontà”.
Maria diventa così un esempio per tutti noi. Ci mostra la gioia che deriva dal fare la volontà del Padre: “Appare inizialmente come un peso quasi insopportabile, un giogo non da portare, ma in realtà non è un peso la volontà di Dio. La volontà di Dio ci dona ali per volare in alto”.
Il 31 maggio dell’anno scorso, a conclusione del Mese mariano, il Papa torna sul Mistero avvenuto nell’umile casa di Nazareth: “Immaginiamo lo stato d’animo della Vergine dopo l’Annunciazione, quando l’Angelo partì da Lei. Maria si ritrovò con un grande mistero racchiuso nel grembo; sapeva che qualcosa di straordinariamente unico era accaduto; si rendeva conto che era iniziato l’ultimo capitolo della storia della salvezza del mondo”.
Il sì di Maria, è la riflessione del Papa all’Angelus del 25 marzo 2007, è “il riflesso perfetto di quello di Cristo stesso quando entrò nel mondo”: “L’obbedienza del Figlio si rispecchia nell’obbedienza della Madre e così, per l’incontro di questi due 'sì', Dio ha potuto assumere un volto di uomo. Ecco perché l’Annunciazione è anche una festa cristologica, perché celebra un mistero centrale di Cristo: la sua Incarnazione”.
"Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua Parola", risponde Maria all’Angelo. E il frutto di quella risposta, sottolinea Benedetto XVI, è presente nella vita della Chiesa: “La risposta di Maria all’Angelo si prolunga nella Chiesa, chiamata a rendere presente Cristo nella storia, offrendo la propria disponibilità perché Dio possa continuare a visitare l’umanità con la sua misericordia”.