venerdì 6 marzo 2009
Mons. Fisichella: i ripetuti interventi di Benedetto XVI sulla scienza sono un segno di fiducia e un riconoscimento
''I ripetuti interventi di Benedetto XVI non sono altro che un segno di fiducia nella scienza, un riconoscimento degli ingenti progressi che si sono verificati per la passione e la dedizione di tanti scienziati ed un giudizio positivo per quanto l'ulteriore ricerca potra' compiere a favore dell'umanità per debellare alcune malattie e ridurre il dolore e la sofferenza''. Lo ha detto mons. Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia pro vita, soffermandosi sul ruolo della scienza in un intervento all'università di Padova. ''L'elenco che mostrerebbe quanti scienziati credenti sono stati veri artefici di progresso sarebbe lungo e farebbe impallidire quanti ne dubitano: Grozio, Erasmo, Keplero, Copernico, Galileo, Mendel, Spallanzani, Marconi, Fermi... ai quali si riconoscono le più grandi conquiste del diritto, della scienza moderna e della medicina, erano cattolici e alcuni di loro preti'' ha sottolineato Fisichella. Grazie alla loro ricerca ''oggi conosciamo meglio le strutture biologiche e genetiche. Queste sperimentazioni sono enormemente positive e meritano di essere sostenute in modo particolare quando sono indirizzare a superare e correggere patologie riportando cosi' serenità e fiducia nelle persone. La scienza è quindi apertura di spazi inimmaginabili e come tale è conquista positiva dell'uomo''. "Guardiamo con forte preoccupazione alla compravendita di organi umani e a un traffico clandestino che miete vittime innocenti spesso in tenera età soprattutto dai paesi piu' poveri". "Come ci ha detto Benedetto XVI - spiega mons. Fisichella - 'per quanto riguarda la tecnica del trapianto di organi si puo' donare solamente se non e' mai posto in essere un serio pericolo per la propria salute e la propria identita' e sempre per un motivo moralmente valido e proporzionato. Eventuali logiche di compravendita degli organi, come pure l'adozione di criteri discriminatori o utilitaristici, striderebbero talmente con il significato sotteso del dono che si porrebbero da se fuori gioco'".