''Perchè nel terremoto sono crollati tanti palazzi costruiti di recente'? Cosa ha indotto a mettere sabbia al posto del cemento'?'': è la domanda posta dal frate cappuccino padre Raniero Cantalamessa, il predicatore del Papa, durante l'omelia pronunciata di fronte a Benedetto XVI. Il cappuccino ha aggiunto queste due frasi a braccio. Nella sua predica, invece, Cantalamessa ha affermato che il terremoto, diversamente dalla crisi economica globale non è colpa del ''peccato'' di nessuno. ''Con la sua morte - ha affermato -, Cristo non ha soltanto denunciato e vinto il peccato, ha anche dato un senso nuovo alla sofferenza, anche a quella che non dipende dal peccato di nessuno, come quella che si è abbattuta in questa settimana sulla vicina regione dell'Abruzzo con il terremoto''.
Diversa invece la questione della crisi: ''Si fanno analisi a non finire della crisi economica in atto nel mondo e delle sue cause, ma chi osa mettere la scure alla radice e parlare di peccato'? L'Apostolo definisce l'avarizia insaziabile una 'idolatria' e addita nella sfrenata cupidigia di denaro 'la radice di tutti i mali'. Possiamo dargli torto'? Perche' tante famiglie ridotte al lastrico, masse di operai che rimangono senza lavoro, se non per la sete insaziabile di profitto da parte di alcuni'? L'elite finanziaria ed economica mondiale era diventata una locomotiva impazzita che avanzava a corsa sfrenata, senza darsi pensiero del resto del treno rimasto fermo a distanza sui binari. Stavamo andando tutti 'contromano'''.
''L'ateismo è un lusso che si possono concedere solo i privilegiati della vita''. Padre Cantalamessa ha preso spunto dalla vicenda dei bus con slogan 'atei' fatti circolare a Londra e in altre città europee da associazioni di non credenti. ''Cristo - ha osservato il cappuccino - non è venuto dunque ad aumentare la sofferenza umana o a predicare la rassegnazione ad essa; è venuto a darle un senso e ad annunciarne la fine e il superamento. Quello slogan sui bus di Londra e di altre città viene letto anche da genitori che hanno un figlio malato, da persone sole, o rimaste senza lavoro, da esuli fuggiti dagli orrori della guerra, da persone che hanno subito gravi ingiustizie nella vita... Io cerco di immaginare la loro reazione nel leggere le parole: 'Probabilmente Dio non c'è: goditi dunque la vita!' E con che?''.
Di qui la riflessione sull'ateismo: certo, ''la sofferenza resta certo un mistero per tutti, specialmente la sofferenza degli innocenti, ma senza la fede in Dio essa diventa immensamente più assurda'' e ''le si toglie anche l'ultima speranza di riscatto''. ''L'ateismo - ha proseguito Cantalamessa - è un lusso che si possono concedere solo i privilegiati della vita, quelli che hanno avuto tutto, compresa la possibilita' di darsi agli studi e alla ricerca''. ''Non è la sola incongruenza di quella trovata pubblicitaria - ha aggiunto -. 'Dio probabilmente non esiste': dunque, potrebbe anche esistere, non si può escludere del tutto che esista. Ma, caro fratello non credente, se Dio non esiste, io non ho perso niente; se invece esiste, tu hai perso tutto! Dovremmo quasi ringraziare chi ha promosso quella campagna pubblicitaria; essa ha servito alla causa di Dio piu' che tanti nostri argomenti apologetici. Ha mostrato la povertà delle sue ragioni ed ha contribuito a scuotere tante coscienze addormentate. Dio però ha un metro di giudizio diverso dal nostro e se vede la buona fede, o una ignoranza incolpevole, salva anche chi in vita si è affannato a combatterlo. Ci dobbiamo preparare a delle sorprese, a questo riguardo, noi credenti. Quante pecore ci sono fuori dell'ovile, esclama Agostino, e quanti lupi dentro!''.