venerdì 10 aprile 2009

I funerali delle vittime del terremoto in Abruzzo. Messaggio del Papa: continuare a sperare. Il Signore asciughi le lacrime e lenisca le ferite

Il terremoto che ha colpito L'Aquila e l'Abruzzo "è un'immane tragedia" ma bisogna "continuare a sperare senza cedere allo sconforto". E' il messaggio di Papa Benedetto XVI, letto ai funerali solenni in corso nel capoluogo abruzzese dal suo segretario personale, mons. Georg Gaenswein. "Sono spiritualmente presente in mezzo a voi, per condividere la vostra angoscia, implorare da Dio il riposo estremo per le vittime, la pronta ripresa per i feriti, e per tutti il coraggio di continuare a sperare senza cedere allo sconforto", scrive il Pontefice nel messaggio. "Ho chiesto al mio segretario di Stato di venire a presiedere questa celebrazione liturgica straordinaria in cui la comunità cristiana si stringe intorno ai proprio defunti per dare loro l'estremo saluto. Affido a lui e al mio segretario particolare - prosegue il messaggio - il compito di recarvi di persona l'espressione della mia accorata partecipazione al lutto di quanti piangono i loro cari travolti dalla sciagura". "In momento come questi fonte di luce e speranza resta la fede che proprio in questi giorni ci parla della sofferenza del Figlio di Dio fattosi uomo per noi. La sua Passione, la sua morte e la sua resurrezione siano per tutti sorgente di conforto e aprano il cuore di ciascuno alla contemplazione di quella vita in cui non vi sarà più la morte, nè lutto, nè lamento, nè affanno perchè le cose di prima sono passate".
Lo Stato "sta già operando lodevolmente" per far fronte alle conseguenze del terremoto che ha colpito l'Abruzzo, e il Vaticano "intende fare la sua parte" attraverso le istituzioni religiose per collaborare, perchè "solo la solidarietà può consentire di superare prove così dolorose". Benedetto XVI ha osservato che da subito si è manifestata una "crescente onda di solidarietà".

"Sono certo che con l'impegno di tutti - ha affermato il Papa - si può far fronte alle necessità più impellenti. La violenza del sisma ha creato situazioni di singolare difficoltà. Ho seguito gli sviluppi del devastante fenomeno tellurico dalla prima scossa di terremoto che si è avvertita anche in Vaticano e ho notato con favore il manifestarsi di una crescente onda di solidarietà grazie alla quale si sono venuti organizzando i primi soccorsi in vista di un'azione sempre più incisiva sia dello Stato che delle istituzioni ecclesiali come anche dei privati. La Santa Sede intende fare la sua parte, unitamente alle parrocchie, agli istituti religiosi e alle aggregazioni laicali". Questo, ha aggiunto il Pontefice, "è il momento dell'impegno in sintonia con gli organismi dello Stato che già stanno lodevolmente operando. Solo la solidarietà può consentire di superare prove così dolorose". Si conclude il messaggio: "Affido alla Vergine Santa persone e famiglie coinvolte in questa tragedia, e attraverso la sua materna intercessione chiedo al Signore di asciugare ogni lacrima e di lenire ogni ferita e invio a ciascuno una speciale confortatrice benedizione apostolica".
“Con immensa pietà ci siamo stretti idealmente attorno alle tante vittime, strappate immaturamente ai loro familiari da una morte crudele, e alle tante famiglie rimaste senza casa, privi delle cose più care. Ci ritroviamo numerosi in questo luogo per un atto di omaggio e di compianto, ma soprattutto per una celebrazione di preghiera”. Nell’omelia per le esequie delle vittime del terremoto in Abruzzo il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, ha ricordato “il mistero della morte” che “ci fa inginocchiare davanti a Dio” e “ci immerge nel suo amore eterno, perché in Dio è la sorgente della vita, il senso, il valore della nostra vita”. Di fronte al mistero “sentiamo però che non tutto è finito” e “siamo qui per pregare l’Autore della vita, sorretti dalla certezza, come afferma la Parola di Dio, che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio buono e misericordioso”: “Accanto a queste bare, come accanto alla croce di Gesù stanno afflitti e sgomenti i parenti, gli amici, i conoscenti” e “a testimoniare la solidale presenza dell’intero popolo italiano ci sono le molte autorità civili e militari”, “i responsabili di questa regione, provincia e città”, “i volontari di tante associazioni venuti da ogni parte d’Italia”, “il Pastore di questa Chiesa e i sacerdoti” che “condividono l’esperienza dell’essere spogliati di tutto”. Un ricordo particolare è andato a Marco Carvagna, “il pompiere-papà di Treviolo, venuto da Bergamo e qui colpito da un infarto mentre cercava di salvare altre vite”: “In questa vostra città e nei paesi vicini, che hanno conosciuto altri momenti difficili nella loro storia, si raccoglie oggi idealmente l’Italia intera, che ha dimostrato, anche in questa difficile prova, quanto saldi siano i valori della solidarietà e della fraternità che la segnano in profondità”. Il segretario ha poi espresso alle vittime del terremoto la vicinanza del Santo Padre, “che sin dai primi momenti non ha smesso di pregare per voi, e che oggi ha voluto farsi particolarmente vicino a voi, oltre che con la presenza mia e del suo segretario particolare, mediante un suo messaggio”.
Nell’ora odierna “di dolore e di smarrimento profondo”, la Parola di Dio conforta e assicura “che nulla può vincere la forza dell’amore”: “Nulla può contro l’amore, questo grido del cuore che regge l’urto dello spazio e delle distruzioni, perché noi non siamo fatti per la morte, siamo fatti per la vita” e “a Gesù che ha pianto davanti alla morte di Lazzaro, suo amico, rivolgiamo la richiesta accorata di aumentare la nostra fede” affinché “ci aiuti a trasformare questa morte in un atto di fede, di speranza e di amore, amore che si fa condivisione e fraternità”. Con il pensiero alla “consolazione che ci viene dalla fede”, il card. Bertone ha quindi aggiunto: “Penso a tutto questo e sento nascere la speranza nel cuore perché s’avverte già nell’aria che sotto le macerie c’è la voglia di ripartire, di ricostruire, di tornare a sognare” e “si tornerà con più forza, con più coraggio a ridare vita a questi luoghi”, “con la forza e la dignità d’animo che vi contraddistingue”. In momenti come questi “Dio può sembrare assente, il dolore può apparire una forza bruta e senza senso, le tenebre degli occhi pieni di pianto sembrano spegnere anche i più timidi raggi di sole e di primavera” ma è proprio adesso “che sentiamo emergere dal profondo la certezza dell’intervento amorevole di Dio”. Rivolgendosi ai presenti e ricordando loro che domenica “sarà la vostra Pasqua, una Pasqua che rinascerà ancora una volta dalle macerie di un popolo tante volte provato nella sua storia”, il segretario ha invitato a riprendere il cammino “insieme a Maria, portando insieme il dolore dell’incolmabile assenza dei defunti, con una presenza più assidua, fraterna e amichevole presso le loro famiglie”: “Ci aiuti Lei, la Stella della Speranza, a conservare salda la fiducia in Dio e in noi stessi, certi che un giorno rivedremo anche questi nostri cari defunti che ci hanno anticipato nell’avventura verso il Cielo”.
Dopo aver salutato le autorità ecclesiastiche, politiche, civili e militari che hanno partecipato ai funerali, mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila, ha rivolto un commosso saluto nel rito del commiato “ai parenti delle vittime” esprimendo a nome dell’intera Chiesa aquilana “i più profondi sentimenti di partecipazione affettuosa al loro grande dolore”: “Molti di loro sono persone che conosco da tempo e tante volte ho condiviso con loro momenti importanti e belli delle loro storie personali e familiari. Ci siamo abbracciati, abbiamo pianto insieme, abbiamo pregato insieme accanto alle bare delle persone care che non ci sono più”. “Mi sono tornati davanti agli occhi volti noti, legati a luoghi che conservo nel cuore con immenso affetto” ma, ha ricordato mons. Molinari, “neppure la tragedia del terremoto potrà mai strappare dal nostro cuore” le persone care. Questo “è il momento della grande fede, come diceva il papà di due fratellini morti in questa tragedia, una fede che è più forte del dolore, dello smarrimento, della paura, del dubbio e della disperazione”. E rivolgendosi al Signore, l’arcivescovo ha concluso: “Fai vedere anche a noi che i sepolcri dei nostri cari sono già vuoti” perché “da questa insopportabile e assurda storia di morte nasca una nuova e luminosa storia di vita e di speranza”.