martedì 28 aprile 2009

Il Papa ad Onna: questa terra splendida e ferita deve tornare ad ornarsi di case e chiese belle e solide. Ammiro il coraggio e la dignità vostri

"Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità". E' quanto ha detto questa mattina il Papa alla tendopoli di Onna, uno dei centri maggiormente colpiti dal terremoto. Il Pontefice si è recato in visita in Abruzzo per incontrare le popolazioni vittime del sisma e testimoniare. "La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma". "Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d'animo. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: 'Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso'". "Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, mi sono reso ancor più conto dell'entita' dei danni causati dal terremoto. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l'impegno di solidarieta' manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini".
"Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà, per esprimervi nel modo più diretto la mia cordiale vicinanza". "Vi sono stato accanto fin dal primo momento - ha detto ancora Papa Ratzinger - fin da quando ho appreso la notizia di quella violenta scossa di terremoto che, nella notte del 6 aprile scorso, ha provocato quasi 300 vittime, numerosi feriti e ingenti danni materiali alle vostre case". Quindi il Papa ha ricordato di aver "seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso. Ora sono qui, tra voi: vorrei abbracciarvi con affetto uno ad uno". Ad accogliere il Papa, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Il Pontefice è giunto un'ora dopo quanto era previsto dal programma, costretto dal maltempo a partire per l'Abruzzo non più in elicottero ma in auto. La terra dell'Abruzzo deve tornare ad ornarsi di case e di chiese belle e solide. ''Il Papa è qui, oggi tra di voi - ha detto Benedetto XVI - per dirvi anche una parola di conforto circa i vostri morti: essi sono vivi in Dio e attendono da voi una testimonianza di coraggio e di speranza''. ''Attendono - ha aggiunto - di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide. E' proprio in nome di questi fratelli e sorelle che ci si deve impegnare nuovamente a vivere facendo ricorso a ciò che non muore e che il terremoto non ha distrutto: l'amore''. ''L'amore - ha detto ancora il Papa - rimane anche al di là del guado di questa nostra precaria esistenza terrena, perchè l'Amore vero è Dio. Chi ama vince, in Dio, la morte e sa di non perdere coloro che ha amato''.

“Padre Santo grazie per aver voluto condividere con noi questa giornata. La sua presenza ci ricorda che il Signore Gesù è ogni giorno in ogni tenda. Bussa alla tela che ci ripara e chiede di entrare dentro per stare con noi”. Sono queste le parole con cui la comunità di Onna ha salutato, sotto la pioggia,il Papa. “I nostri figli, i nostri cari non ritorneranno su questa terra, ma abbiamo la certezza che, a loro, la vita non è stata tolta ma trasformata”. I parrocchiani citano nel loro messaggio il libro dell’Apocalisse riguardo a Laodicea, “una città bellissima dove si viveva bene ma che il terremoto ha distrutto ripetutamente”: “Ecco – si legge al capito 3,20 dell’Apocalisse – sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta io verrò da lui cenerò con lui ed egli con me”. “Santità – concludono i parrocchiani – la notte del venerdì santo al termine della via Crucis ha parlato di noi, ci ha invitati a guardare verso la luce del signore. La nostra gente ha seguito il suo invito ed ha alzato lo sguardo dalla distruzione, che ancora abbiamo dinanzi agli occhi, verso la luce del Signore Risorto. Noi abruzzesi siamo forti e gentili, e lo siamo grazie alla nostra fede. Grazie ancora Padre Santo”. Una piccola statua di Gesù Bambino posta su un cuscino rosso sull’altare della chiesa allestita nel tendone del ministero dell’Interno nella tendopoli di Onna, dove Benedetto XVI si è raccolto in preghiera. Ai piedi dell’altare un’icona della Madonna con Bambino.