giovedì 9 aprile 2009

La Messa del Crisma. Il Papa: la consacrazione a Dio dei sacerdoti è uscire dalla vita mondana. Da 58 anni per me è portare gli altri alla verità

Solenne Messa del Crisma oggi, Giovedì Santo, nella Basilica di San Pietro presieduta da Papa Benedetto XVI, accompagnato da cardinali, vescovi e sacerdoti della diocesi di Roma, durante la quale sono stati benedetti l'olio dei catecumeni, l'olio degli infermi e il crisma, e sono state rinnovate le promesse sacerdotali.
La consacrazione a Dio, per i sacerdoti, "è un uscire dai contesti della vita mondana - un 'essere messi da parte' per Dio. Ma proprio per questo non è una segregazione. Essere consegnati a Dio significa piuttosto essere posti a rappresentare gli altri". "Consacrare qualcosa o qualcuno - ha detto Papa Ratzinger nell'omelia - significa dare la cosa o la persona in proprietà a Dio. Consacrazione è un togliere dal mondo e un consegnare al Dio vivente. La cosa o la persona non appartiene più a noi, e neppure più a se stessa, ma viene immersa in Dio. Un tale privarsi di una cosa per consegnarla a Dio". Il sacerdote inoltre deve essere "immerso nella verità e così anche nella santità di Dio. Ciò significa per noi anche accettare il carattere esigente della verità - ha spiegato Benedetto XVI - contrapporsi nelle cose grandi come in quelle piccole alla menzogna, che in modo così svariato è presente nel mondo; accettare la fatica della verità, perchè la sua gioia più profonda è presente in noi". "Il sacerdote - ha aggiunto il Pontefice - viene sottratto alle connessioni mondane e donato a Dio, e proprio così, a partire da Dio, è disponibile per gli altri, per tutti". Ma "come stanno le cose nella nostra vita?", si domanda il Papa. "Siamo veramente pervasi dalla parola di Dio? È vero che essa è il nutrimento in cui viviamo, più di quanto non lo siano il pane e le cose di questo mondo? La conosciamo davvero? La amiamo? Ci occupiamo interiormente di questa parola al punto che essa realmente dà un'impronta alla nostra vita e forma il nostro pensiero? O non è piuttosto che il nostro pensiero - ha ribadito il Papa - sempre di nuovo si modella con tutto ciò che si dice eche si fa?".
"L'amore vero - ha aggiunto il Papa - non è a buon mercato, può essere anche molto esigente. Oppone resistenza al male, per portare all'uomo il vero bene. Se diventiamo una cosa sola con Cristo, impariamo a riconoscerlo proprio nei sofferenti, nei poveri, nei piccoli di questo mondo; allora diventiamo persone che servono, che riconoscono i fratelli e le sorelle di Lui e in essi incontrano Lui stesso".
"L'unirsi a Cristo - ha ribadito Benedetto XVI - suppone la rinuncia. Comporta che non vogliamo imporre la nostra strada e la nostra volontà; che non desideriamo diventare questo o quest'altro, ma ci abbandoniamo a Lui, ovunque e in qualunque modo Egli voglia servirsi di noi". Il Papa dunque, ha invitato ad "adempiere questo grande 'sì' nei piccoli 'sì' e nelle piccole rinunce". "Questo 'sì' dei piccoli passi, che insieme costituiscono il grande 'sì', potrà realizzarsi senza amarezza e senza autocommiserazione soltanto se Cristo è veramente il centro della nostra vita". Solo allora "sperimentiamo in mezzo alle rinunce, che in un primo tempo possono causare dolore, la gioia crescente dell'amicizia con Lui, tutti i piccoli e a volte anche grandi segni del suo amore, che ci dona continuamente".

Il Papa ha citato Friedrich Nietzsche. La visione del filosofo tedesco "ha dileggiato l'umiltà e l'obbedienza, come virtù servili, mediante le quali gli uomini sarebbero stati repressi. Ha messo al loro posto la fierezza e la libertà assoluta dell'uomo. Orbene - ha aggiunto il Papa - esistono caricature di un'umiltà sbagliata e di una sottomissione sbagliata che non vogliamo imitare".
"Ma esiste anche la superbia distruttiva e la presunzione, che disgregano ogni comunità e finiscono nella violenza - ha aggiunto Benedetto XVI -. Sappiamo noi imparare da Cristo la retta umiltà, che corrisponde alla verità del nostro essere, e quell'obbedienza, che si sottomette alla verità, alla volontà di Dio?", si è domandato Papa Ratzinger. "'Consacrali nella verità, la tua parola è verità': questa parola dell'inserimento nel sacerdozio - ha detto il Pontefice - illumina la nostra vita e ci chiama a diventare sempre di nuovo discepoli di quella verità, che si dischiude nella parola di Dio".
C'è anche un ricordo personale nell'omelia del Papa. "Alla vigilia della mia Ordinazione sacerdotale, 58 anni fa - ha raccontato Benedetto XVI - ho aperto la Sacra Scrittura, perchè volevo ricevere ancora una parola del Signore per quel giorno e per il mio futuro cammino da sacerdote. Il mio sguardo cadde su questo brano: 'Consacrali nella verita', la tua parola è verita'". "Allora - ha aggiunto il Pontefice - seppi: 'Il Signore sta parlando di me, e sta parlando a me. Precisamente la stessa cosa avverrà domani in me". "In ultima analisi - ha proseguito - non veniamo consacrati mediante riti, anche se c'è bisogno di riti. Il lavacro, in cui il Signore ci immerge, è Lui stesso: la Verità in persona. Ordinazione sacerdotale significa: essere immersi in Lui, nella Verità. Appartengo in un modo nuovo a Lui e così agli altri, 'affinchè venga il suo Regno'".

SANTA MESSA DEL CRISMA NELLA BASILICA VATICANA - il testo integrale dell'omelia del Papa