“La resurrezione di Gesù è un “evento storico”, e non “un mito”. A ribadirlo è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi,interamente dedicata a questo tema. “La novità sconvolgente della risurrezione – ha esordito Benedetto XVI, rivolgendosi ai circa 30 mila fedeli presenti in Piazza San Pietro - è così importante che la Chiesa non cessa di proclamarla, prolungandone il ricordo specialmente ogni domenica, giorno del Signore e Pasqua settimanale del popolo di Dio. I nostri fratelli orientali, quasi a evidenziare questo mistero di salvezza che investe la nostra vita quotidiana,chiamano in lingua russa la domenica ‘giorno della risurrezione’”. È, quindi,”fondamentale per la nostra fede e per la nostra testimonianza cristiana – ha ammonito il Santo Padre - proclamare la risurrezione di Gesù di Nazaret come evento reale, storico, attestato da molti e autorevoli testimoni”. “Anche in questi nostri tempi – la denuncia del Papa - non manca chi cerca di negarne la storicità riducendo il racconto evangelico a un mito, riprendendo e presentando vecchie e già consumate teorie come nuove e scientifiche”. “Certamente la risurrezione – ha puntualizzato il Papa - non è stata per Gesù un semplice ritorno alla precedente vita terrena, ma è stato il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova, che interessa anche noi, coinvolge l’intera famiglia umana, la storia e tutto l’universo”. Un “evento”, questo, che “ha cambiato l’esistenza dei testimoni oculari”, ma anche “un annuncio che intere generazioni di uomini e donne lungo i secoli hanno accolto con fede e hanno testimoniato, non raramente a prezzo del loro sangue, con il martirio”. La resurrezione, dunque, non come “cosa del passato” “semplice ritorno alla vita precedente, come è accaduto a Lazzaro”, ha precisato Benedetto XVI a braccio, ma come “passaggio ad una vita completamente nuova, aperta per il futuro, apertura verso la vita permanente”. In questa prospettiva, ha spiegato il Pontefice, “la risurrezione di Gesù fonda la nostra salda speranza e illumina l’intero nostro pellegrinaggio terreno, compreso l’enigma umano del dolore e della morte. La fede in Cristo crocifisso e risorto è il cuore dell’intero messaggio evangelico, il nucleo centrale del nostro credo”. “E’ la nostra speranza, perché ci indica il nostro futuro”, ha aggiunto il Papa sempre a braccio. “Anche quest’anno – le parole di Benedetto XVI - a Pasqua risuona immutata e sempre nuova, in ogni angolo della terra, questa buona notizia: Gesù morto in croce è risuscitato, vive glorioso perché ha sconfitto il potere della morte. Questa è la vittoria della Pasqua”. Come espressione sintetica del “credo” pasquale, il Papa ha citato la prima lettera di san Paolo ai Corinzi, in cu l’apostolo spiega ai fedeli che “Cristo morì per i nostri peccati”e “secondo le Scritture”. L’espressione “secondo le Scritture”, per il Papa, “ci fa comprendere che la morte del Figlio di Dio appartiene al tessuto della storia della salvezza, ed anzi che tale storia riceve da essa la sua logica ed il suo vero significato”, perché “fino ad allora rimane un enigma il cui esito rimane insicuro”, ha aggiunto a braccio. “Nel mistero pasquale – ha ricordato il Papa –si compiono le parole della Scrittura, ossia è un avvenimento che porta in sé un logos, una logica: la morte di Cristo testimonia che la Parola di Dio si è fatta sino in fondo carne, storia umana”. Il fatto, inoltre, che Cristo morì “per i nostri peccati” significa che “intercedendo per i colpevoli ha potuto recare il dono della riconciliazione degli uomini tra loro e degli uomini con Dio: la sua è dunque una morte che mette fine alla morte; la via della Croce porta alla Risurrezione”. “Lasciamoci illuminare dallo splendore del Signore risorto”,l’esortazione finale del Santo Padre ai fedeli, ai quali ha augurato “ancora una volta Buona Pasqua”. “Accogliamolo con fede e aderiamo generosamente al suo Vangelo – ha proseguito il Pontefice - come fecero i testimoni privilegiati della sua risurrezione; come fece, diversi anni dopo, san Paolo che incontrò il divino Maestro in modo straordinario sulla via di Damasco”. “Non possiamo tenere solo per noi l’annuncio di questa Verità che cambia la vita di tutti”, ha ammonito Benedetto XVI, che ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi “con una esclamazione che amava ripetere Silvano del Monte Athos: ‘Gioisci, anima mia. È sempre Pasqua, perché Cristo risorto è la nostra risurrezione!’”. Di qui l’invito papale “a coltivare in noi, e attorno a noi, questo clima di gioia pasquale, per essere testimoni dell’Amore divino in ogni situazione della nostra esistenza”.I pellegrini e i fedeli presenti all'Udienza generale hanno applaudito Benedetto XVI al momento in cui dal sagrato di San Pietro è stata ricordata, nelle diverse lingue, la ricorrenza del suo ottantaduesimo compleanno (16 aprile) e del quarto anniversario dell'elezione al soglio pontificio (19 aprile).