Il caso Williamson è stato il momento più difficile e delicato dell’ultimo anno di pontificato di Benedetto XVI. Domani Ratzinger festeggia 82 anni, e il 19 il quarto anniversario dell’elezione a Papa, dopo alcuni mesi difficili per chi regge il timone della Chiesa. Oggi lo hanno festeggiato in Piazza San Pietro. Appena un anno fa, il Pontefice tedesco celebrava questi due anniversari acclamato dagli “happy birthday” americani, nella cornice del trionfale viaggio negli Usa: un successo mediatico e personale, accompagnato da un gesto molto significativo come quello dell’incontro con alcune vittime dei preti pedofili. Un atto concreto di vicinanza e condivisione, di umiltà e di impegno perché certe cose non abbiano più spazio nella Chiesa. Quello stesso gesto è stato ripetuto pochi mesi dopo a Sydney, in Australia, al termine della Giornata mondiale della gioventù. Anche quello un viaggio di successo, come quello di due mesi dopo in Francia. Quattro le visite pastorali in Italia: Savona e Genova, Santa Maria di Leuca e Brindisi, Cagliari e Pompei. Due eventi nel 2008 hanno animato la vita “ordinaria” della Chiesa: l’indizione dell’Anno Paolino il 28 giugno e il Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio a ottobre, il primo al quale sono intervenuti il patriarca ecumenico e un rabbino.
Sono stati mesi intensi e di relativa tranquillità. Decisamente più tormentato l’inizio del 2009: con l’atto di ritiro della scomunica ai quattro vescovi lefebriani, a cui si sovrappone il “caso Williamson” - e poi la nomina di un ultra-conservatore ad ausiliare di Linz - portano allo scoperto alcuni meccanismi non oliati all’interno della Curia Romana, divergenze e malumori sia nei Sacri Palazzi sia tra gli episcopati e Roma. La polemica infuria: gli ebrei chiedono chiarimenti, gli episcopati criticano il suo governo, i politici di mezz’Europa (Merkel in testa) pretendono spiegazioni e assicurazioni. Il suo segretario di Stato è appena rientrato dal Messico e i tempi di reazione sono sbagliati. Così è di nuovo il “timido” Ratzinger a compiere un gesto audace: una lettera senza precedenti, in cui spiega il significato del suo gesto e ribadisce la “linea” del suo pontificato: riportare gli uomini a Dio, lavorare per l’unità della Chiesa. Lo avevano dimenticato in molti, e lui lo ha pazientemente ricordato, con amarezza ma anche con la dolcezza tipica del suo stile.
Altro viaggio, altra polemica: a marzo il Papa va in Africa. Un viaggio intenso e trascurato dall’Occidente e criticato dal business degli anticoncezionali. Le uniche parole di Benedetto XVI ribattute dai media occidentali sono quelle sull’uso del preservativo. Il Papa è attaccato con foga, bollato come “irresponsabile”, i governi europei si mobilitano contro di lui, c’è chi provoca, inviando carichi speciali di preservativi in Africa. Sempre in questi mesi, Benedetto XVI ha dovuto affrontare un altro “scandalo” all’interno della Chiesa. Si tratta della Congregazione dei Legionari di Cristo, per la quale il Papa ha predisposto una visita apostolica che dovrebbe partire a breve, in seguito all’emergere di alcuni scandali riguardanti la vita del fondatore, padre Marcial Maciel, morto nel 2007. Questa volta il Papa ha deciso di seguire personalmente la vicenda, tanto che il decreto è stato predisposto dalla Segreteria di Stato e non dalla Congregazione deputata.
Ratzinger non è uomo di governo, lo ha sempre ammesso lui stesso e lo dimostrano le nomine di questi anni: uomini spesso fedeli ma poco adatti ai compiti loro assegnati. L’anno che comincia vedrà una girandola di nomine nei posti-chiave, con diversi capi-dicastero che dovrebbero andare “in pensione”, da Martino a Kasper, da Re a Bertone. Un banco di prova per Benedetto XVI, che nel frattempo ha ridimensionato la commissione Ecclesia Dei e che potrebbe rivedere a breve anche il settore delle comunicazioni. Sul fronte ecumenico c’è da segnalare la successione al patriarcato di Mosca, per la morte di Alessio II. Il patriarca Kirill ha già incontrato Benedetto XVI quando ricopriva il ruolo di responsabile delle relazioni esterne del patriarcato. Conosce bene la Chiesa cattolica, è descritto come persona schietta e aperta. Sicuramente è uomo pratico del governo del Patriarcato, come ha dimostrato con la mini-rivoluzione interna alla struttura della Chiesa ortodossa russa.
Avanzano a vicende alterne i rapporti con la Cina: dopo la Lettera ai cattolici cinesi del 2007, sembrava che il dialogo fosse avviato a una fase di normalizzazione, per lo meno per quanto riguarda le nomine dei vescovi e una certa libertà di culto per la Chiesa “clandestina”. Ci sono stati episodi positivi in questo senso e anche uno scambio a livello culturale, con l’epocale concerto della filarmonica cinese in Aula Paolo VI nel maggio del 2008, e la pubblicazione di diversi documenti vaticani in cinese. Poi la morsa di Pechino è tornata a stringersi, si sono verificate pressioni sui cattolici cinesi e arresti di alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica, tanto che il Vaticano ha rotto ogni indugio diplomatico e in un recente comunicato ha denunciato la mancata libertà per la Chiesa in Cina. Altalenanti anche i rapporti con l’ebraismo, che ciclicamente ricadono nella diffidenza, ma tutto sommato mantengono un tend positivo. Benedetto XVI è particolarmente attento su questo fronte.
Tra 20 giorni il Papa si recherà in Terra Santa, come “pellegrino di pace”. Sarà un’occasione per fare il punto sul dialogo interreligioso. Resta sospesa la vicenda legata alla “targa” su Pio XII allo Yad Vashem, sulla quale però qualcosa si muove (recentemente c’è stato un convegno di studi su Pio XII a Gerusalemme). Una rapida accelerazione c’è stata anche sui negoziati tra Santa Sede e Israele: il tentativo era chiuderli prima dell’arrivo del Papa a Gerusalemme, ma non sembra che la cosa sia possibile. Tra pochi giorni sarà in Abruzzo: il suo cuore è vicino alla “cara popolazione” di quella terra dal giorno del terremoto. Venerdì ha inviato il Segretario di Stato e il segretario particolare, ha mandato gli olii sacri e le uova di Pasqua. Tra un paio di settimane arriverà lui stesso. Il quinto anno di Pontificato dovrebbe dare alla Chiesa una nuova enciclica sociale - da tempo annunciata e rinviata per aggiornamenti sulla crisi economica - e forse il secondo volume del gesù di Nazaret. A giungno si chiuderà l’Anno Paolino e si aprirà l’anno sacerdotale. Si continuerà a parlare di Africa con il Sinodo speciale di ottobre, mentre a settembre il Papa è atteso in Repubblica Ceca e nel 2010 dovrebbe tornare in Germania. Diverse anche le tappe italiane in programma: Cassino, San Giovanni Rotondo, Viterbo e Bagnoregio, Brescia e Torino nel 2010.
Sono stati mesi intensi e di relativa tranquillità. Decisamente più tormentato l’inizio del 2009: con l’atto di ritiro della scomunica ai quattro vescovi lefebriani, a cui si sovrappone il “caso Williamson” - e poi la nomina di un ultra-conservatore ad ausiliare di Linz - portano allo scoperto alcuni meccanismi non oliati all’interno della Curia Romana, divergenze e malumori sia nei Sacri Palazzi sia tra gli episcopati e Roma. La polemica infuria: gli ebrei chiedono chiarimenti, gli episcopati criticano il suo governo, i politici di mezz’Europa (Merkel in testa) pretendono spiegazioni e assicurazioni. Il suo segretario di Stato è appena rientrato dal Messico e i tempi di reazione sono sbagliati. Così è di nuovo il “timido” Ratzinger a compiere un gesto audace: una lettera senza precedenti, in cui spiega il significato del suo gesto e ribadisce la “linea” del suo pontificato: riportare gli uomini a Dio, lavorare per l’unità della Chiesa. Lo avevano dimenticato in molti, e lui lo ha pazientemente ricordato, con amarezza ma anche con la dolcezza tipica del suo stile.
Altro viaggio, altra polemica: a marzo il Papa va in Africa. Un viaggio intenso e trascurato dall’Occidente e criticato dal business degli anticoncezionali. Le uniche parole di Benedetto XVI ribattute dai media occidentali sono quelle sull’uso del preservativo. Il Papa è attaccato con foga, bollato come “irresponsabile”, i governi europei si mobilitano contro di lui, c’è chi provoca, inviando carichi speciali di preservativi in Africa. Sempre in questi mesi, Benedetto XVI ha dovuto affrontare un altro “scandalo” all’interno della Chiesa. Si tratta della Congregazione dei Legionari di Cristo, per la quale il Papa ha predisposto una visita apostolica che dovrebbe partire a breve, in seguito all’emergere di alcuni scandali riguardanti la vita del fondatore, padre Marcial Maciel, morto nel 2007. Questa volta il Papa ha deciso di seguire personalmente la vicenda, tanto che il decreto è stato predisposto dalla Segreteria di Stato e non dalla Congregazione deputata.
Ratzinger non è uomo di governo, lo ha sempre ammesso lui stesso e lo dimostrano le nomine di questi anni: uomini spesso fedeli ma poco adatti ai compiti loro assegnati. L’anno che comincia vedrà una girandola di nomine nei posti-chiave, con diversi capi-dicastero che dovrebbero andare “in pensione”, da Martino a Kasper, da Re a Bertone. Un banco di prova per Benedetto XVI, che nel frattempo ha ridimensionato la commissione Ecclesia Dei e che potrebbe rivedere a breve anche il settore delle comunicazioni. Sul fronte ecumenico c’è da segnalare la successione al patriarcato di Mosca, per la morte di Alessio II. Il patriarca Kirill ha già incontrato Benedetto XVI quando ricopriva il ruolo di responsabile delle relazioni esterne del patriarcato. Conosce bene la Chiesa cattolica, è descritto come persona schietta e aperta. Sicuramente è uomo pratico del governo del Patriarcato, come ha dimostrato con la mini-rivoluzione interna alla struttura della Chiesa ortodossa russa.
Avanzano a vicende alterne i rapporti con la Cina: dopo la Lettera ai cattolici cinesi del 2007, sembrava che il dialogo fosse avviato a una fase di normalizzazione, per lo meno per quanto riguarda le nomine dei vescovi e una certa libertà di culto per la Chiesa “clandestina”. Ci sono stati episodi positivi in questo senso e anche uno scambio a livello culturale, con l’epocale concerto della filarmonica cinese in Aula Paolo VI nel maggio del 2008, e la pubblicazione di diversi documenti vaticani in cinese. Poi la morsa di Pechino è tornata a stringersi, si sono verificate pressioni sui cattolici cinesi e arresti di alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica, tanto che il Vaticano ha rotto ogni indugio diplomatico e in un recente comunicato ha denunciato la mancata libertà per la Chiesa in Cina. Altalenanti anche i rapporti con l’ebraismo, che ciclicamente ricadono nella diffidenza, ma tutto sommato mantengono un tend positivo. Benedetto XVI è particolarmente attento su questo fronte.
Tra 20 giorni il Papa si recherà in Terra Santa, come “pellegrino di pace”. Sarà un’occasione per fare il punto sul dialogo interreligioso. Resta sospesa la vicenda legata alla “targa” su Pio XII allo Yad Vashem, sulla quale però qualcosa si muove (recentemente c’è stato un convegno di studi su Pio XII a Gerusalemme). Una rapida accelerazione c’è stata anche sui negoziati tra Santa Sede e Israele: il tentativo era chiuderli prima dell’arrivo del Papa a Gerusalemme, ma non sembra che la cosa sia possibile. Tra pochi giorni sarà in Abruzzo: il suo cuore è vicino alla “cara popolazione” di quella terra dal giorno del terremoto. Venerdì ha inviato il Segretario di Stato e il segretario particolare, ha mandato gli olii sacri e le uova di Pasqua. Tra un paio di settimane arriverà lui stesso. Il quinto anno di Pontificato dovrebbe dare alla Chiesa una nuova enciclica sociale - da tempo annunciata e rinviata per aggiornamenti sulla crisi economica - e forse il secondo volume del gesù di Nazaret. A giungno si chiuderà l’Anno Paolino e si aprirà l’anno sacerdotale. Si continuerà a parlare di Africa con il Sinodo speciale di ottobre, mentre a settembre il Papa è atteso in Repubblica Ceca e nel 2010 dovrebbe tornare in Germania. Diverse anche le tappe italiane in programma: Cassino, San Giovanni Rotondo, Viterbo e Bagnoregio, Brescia e Torino nel 2010.