Matteo Ricci (foto), il gesuita e scienziato marchigiano (1552-1610), missionario in Cina a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, è ancora oggi "modello di proficuo incontro tra la civiltà europea e quella cinese". È il senso di un messaggio inviato da Papa Benedetto XVI al vescovo di Macerata mons. Claudio Giuliodori in occasione dell'apertura delle celebrazioni organizzate dalla diocesi in onore di Matteo Ricci. Il gesuita Matteo Ricci - scrive il Papa, nel messaggio che mons. Giuliodori ha letto ieri durante la Messa - "dotato di profonda fede e di straordinario ingegno culturale e scientifico, dedicò lunghi anni della sua esistenza a tessere un proficuo dialogo tra l'Occidente e l'Oriente. Mi associo pertanto volentieri a quanti ricordano questo generoso figlio della vostra terra, obbediente ministro della Chiesa e intrepido ed intelligente messaggero del Vangelo di Cristo". Il Pontefice ricorda anche "l'intensa attività scientifica e spirituale" del gesuita maceratese e "l'innovativa e peculiare capacità che egli ebbe di accostare, con pieno rispetto, le tradizioni culturali e spirituali cinesi nel loro insieme". "Possano le nostre comunità, all'interno delle quali convivono persone di diverse culture e religioni, crescere nello spirito di accoglienza e di rispetto reciproco". "Il ricordo di questo nobile figlio di Macerata - afferma il Papa - sia anche motivo per i fedeli di codesta Comunità diocesana di rinsaldare alla sua scuola quell'anelito missionario che deve animare la vita di ogni autentico discepolo di Cristo". Nel messaggio, Papa Ratzinger ricorda che "l'amicizia offerta da Matteo Ricci era ricambiata dalle popolazioni locali grazie proprio al clima di rispetto e di stima che egli cercava di coltivare, preoccupandosi di conoscere sempre meglio le tradizioni della Cina di quel tempo". "Nonostante le difficoltà e le incomprensioni che incontrò - prosegue il Papa - padre Ricci, volle mantenersi fedele, sino alla morte, a questo stile di evangelizzazione, attuando, si potrebbe dire, una metodologia scientifica e una strategia pastorale basate, da una parte, sul rispetto delle sane usanze del luogo che i neofiti cinesi non dovevano abbandonare quando abbracciavano la fede cristiana, e, dall'altra, sulla consapevolezza che la Rivelazione poteva ancor più valorizzarle e completarle".