Per superare la crisi economica servono misure comuni improntate allo spirito di solidarietà: è quanto sottolineato da Benedetto XVI nel discorso di stamani agli ambasciatori di Mongolia, India, Benin, Nuova Zelanda, Sud Africa, Burkina Faso, Namibia e Norvegia, ricevuti per la presentazione delle Lettere credenziali. Nel suo intervento, il Papa si è lungamente soffermato sull’attuale crisi economica e sulle vie da intraprendere per superarla. La povertà rappresenta una grave minaccia alla pace, per questo serve un supplemento di impegno comune per superare la crisi economica. Benedetto XVI ha subito affermato che l’attuale crisi economica richiede una presa di coscienza “per edificare una pace autentica in vista della realizzazione di un mondo più giusto e prospero per tutti”. In effetti, ha osservato, le ingiustizie suscitano divisioni tra i popoli e li marginalizzano attentando così alla pace. “La pace – è stata la sua esortazione – non può che costruirsi impegnandosi con coraggio a eliminare le disparità create da sistemi ingiusti, così da assicurare a tutti un livello di vita che permetta un’esistenza degna”. Queste disparità, ha proseguito, sono divenute ancora più dannose a causa della crisi finanziaria ed economica. Ed ha indicato alcuni dei fenomeni più preoccupanti legati alla crisi: la riduzione degli investimenti stranieri, il crollo della domanda di materie prime, la diminuzione degli aiuti internazionali e delle rimesse degli immigrati per i loro famigliari. "Questa crisi – è la preoccupazione del Papa – può trasformarsi in una catastrofe umana per gli abitanti di numerosi Paesi fragili”. I primi ad essere colpiti sono i più vulnerabili e tuttavia, ha constatato, questa crisi ha ridotto in povertà anche persone che vivevano in modo dignitoso. La recessione, ha detto con rammarico, può generare delle conseguenze irreversibili e minacciare l’esistenza stessa di molte persone. Primi fra tutti i bambini che devono perciò essere protetti in modo prioritario. D’altro canto, ha rilevato, la disperazione causata dalla crisi economica porta alcune persone alla ricerca di soluzioni violente per sopravvivere. Di qui, il rischio di conflitti interni che possono destabilizzare le società già deboli. Ha così lodato quei Paesi che nonostante le difficoltà hanno deciso comunque di non diminuire il loro aiuto alle popolazioni più colpite dalla crisi. Un esempio, ha avvertito, che va seguito anche dagli altri Paesi sviluppati per permettere a quelli poveri di sostenere le loro economie a difesa dei più bisognosi. “Invoco un supplemento di fraternità e di solidarietà – è stato il suo appello – e una generosità globale realmente vissuta”. Questa condivisione, ha aggiunto, “chiede ai Paesi sviluppati di ritrovare il senso della misura e della sobrietà nell’economia e nello stile di vita”. Il Papa non ha poi mancato di parlare del ruolo delle religioni in favore della pace, specie in un periodo in cui vengono “attaccate e discreditate”. I leader religiosi, è stato il suo monito, devono aiutare i credenti a progredire nella santità e ad interpretare le parole divine nella verità. “E’ opportuno – ha affermato – favorire l’emergere di un mondo in cui le religioni e le società possano aprirsi le une alle altre”. Il Papa ha auspicato la creazione di uno spazio che renda il dialogo positivo e necessario. Infine, ha assicurato, che la Chiesa Cattolica desidera, attraverso il suo contributo, dare una visione positiva dell’avvenire dell’umanità.