Quella volta che il card. Ratzinger fu fermato senza il visto in aeroporto... - il testo integrale in italiano dell'intervista (dal blog Messa in latino)
sabato 2 maggio 2009
Mons. Zimowski racconta Benedetto XVI: affascinati dalla sua semplicità, la sua bontà, la sua apertura. Teologo ma anche pastore
L'Episcopato americano aveva invitato il card. Ratzinger negli Stati Uniti, ma nessuno lo aveva avvertito che quando si va negli Usa per tenere conferenze serve il visto oppure si deve dichiarare che il viaggio e' per turismo. Così all'aeroporto di New York, quando ha consegnato il passaporto dello Stato della Città del Vaticano, un agente statunitense lo ha scrutato e gli ha chiesto quale fosse il motivo della sua visita: affari o piacere? Sorpreso, il futuro Papa ha sorriso: "Non lo so...". E quando l'altro ha replicato "non posso lasciarla passare, padre, non ha il visto", ha preso il suo passaporto tedesco ma non è bastato perchè gli è stato spiegato che comunque serviva un visto. Così il cardinale è rimasto più di mezz'ora in piedi davanti allo sportello. L'incaricato della Conferenza Episcopale ha visto da lontano che c'era qualche problema e ha gridato: "Lo sa che quest'uomo è il cardinale Ratzinger?" E l'agente ha risposto: "Ma se non ha il visto...". Il sacerdote allora ha tempestato i responsabili dell'aeroporto e all'allora prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede è stato concesso un visto di 30 giorni. Durante quella visita ha visitato diverse diocesi e fatto le sue conferenze. Nel corso dell'ultima, a Filadelfia, ha riferito questa storia e alla fine, ha aggiunto: "Ora so la ragione della mia visita: si trattava di un viaggio d'affari e di piacere". Tutti si sono messi a ridere. A raccontare l'episodio in un'intervista del 2006 è il neo presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, mons. Zygmunt Zimowski (nella foto a sinistra con il card. Ratzinger), già suo collaboratore alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Il sito Benoit et moi ne ha diffuso il testo che ripercorre i diciannove anni e 15 giorni trascorsi dal presule polacco accanto al cardinale tedesco, nei quali, dice, "ho visto la sua umiltà". Ratzinger, spiega, "è non solo un teologo ma anche un pastore: i membri della Congregazione hanno sempre pensato che Ratzinger era un grande uomo di Chiesa. Siamo stati affascinati dalla sua semplicità, la sua bontà, la sua apertura". Per mons. Zimowski l'immagine descritta dai media del 'panzercardinal' rappresenta "un grosso malinteso: è stato fermo e uomo di decisione, perchè durante 23 anni come prefetto doveva decidere in materia di fede e morale, ma il cardinale è sempre stato un uomo sorridente, gioioso, dolce. Era timido, ma quando, dopo aver passato l'ostacolo della timidezza, si avvicinava, si impegnava a fondo". E quando "i media avevano paura di attaccare direttamente Papa Giovanni Paolo II, e molto spesso attaccavano al suo posto il cardinale Ratzinger", lui non perdeva le staffe: "più c'erano critiche e più era calmo" perchè "è un uomo di preghiera: ha sempre sottolineato che contano la verità e la pienezza della fede". "Quando ho accettato la nomina come vescovo di Radom", ha racconta Zimowski, "sono andato dal cardinale Ratzinger e gli ho detto: "Durante tutti questi 19 anni non ho mai domandato nulla, ma ora vi domando, Signor cardinale, di ordinarmi vescovo". E' rimasto sorpreso. Mi ha guardato e mi ha risposto: "Non sono degno". E io ho detto: "No, sono io che non sono degno". "Se nessuno di noi è degno, allora facciamolo", si è arreso. "Poi quando siamo partiti", ha continuato, "gli hanno offerto un posto in classe affari, ma ha rifiutato. Il volo è stato ritardato di un'ora e lui e' rimasto in piedi ad aspettare umilmente". Nell'intervista mons.Zimowski rivela anche una conversazione avuta con Papa Wojtyla a proposito dei due documenti firmati dal card.Ratzinger - ma fortemente voluti dal Papa polacco - che hanno provocato le critiche le più violente: quello sulla teologia della liberazione e la Dominus Jesus, nel 2000. "Mi ricordo", ha raccontato il neo ministro della Sanità della Santa Sede, "che ebbi una cena tete-a-tete con Giovanni Paolo II perchè mons. Dziswisz (il fedelissimo segretario di Wojtyla) era in missione da qualche parte, e il Santo Padre mi ha parlato di quei documenti. Ha detto che la teologia della liberazione aveva solamente una dimensione orizzontale, che non aveva riferimenti a Dio. Ha aggiunto: 'io so perchè i comunisti mi odiano tanto'. Ha sbottonato tre bottoni della sua talare bianca e ha sorriso: 'Perchè io conosco l'interno'".