Nell'omelia della Messa che concludeva l'Anno della Famiglia promosso dalla Chiesa locale, Benedetto XVI ha rivolto un appello allo Stato ebraico perchè sostenga la famiglia. E ha ricordato che l'Antico Testamento - dal quale l'ebraismo trae i suoi insegnamenti - "presenta la famiglia come la prima scuola della sapienza, una scuola che educa i propri membri nella pratica di quelle virtù che portano alla felicità autentica e ad un durevole appagamento". "Nel piano divino per la famiglia - ha ricordato - l'amore del marito e della moglie porta frutto in nuove vite, e trova quotidiana espressione negli amorevoli sforzi dei genitori di assicurare un'integrale formazione umana e spirituale per i loro figli". "Nella famiglia - secondo il Pontefice - ogni persona, sia che si tratti del bambino più piccolo o del genitore più anziano, viene considerata per ciò che è in se stessa e non semplicemente come un mezzo per altri fini". "In questo - ha spiegato - iniziamo a vedere qualcosa del ruolo essenziale della famiglia come primo mattone di costruzione di una società ben ordinata e accogliente".
"Possiamo inoltre giungere ad apprezzare, all'interno della società più ampia - ha concluso - il ruolo dello Stato chiamato a sostenere le famiglie nella loro missione educatrice, a proteggere l'istituto della famiglia e i suoi diritti nativi, come pure a far si' che tutte le famiglie possano vivere e fiorire in condizioni di dignita'". In Medio Oriente, le donne "sia come madri di famiglia, come una vitale presenza nella forza lavoro e nelle istituzioni della società, hanno un ruolo indispensabile nel creare quella 'ecologia umana' di cui il mondo, e anche questa terra, hanno così urgente bisogno: un ambiente in cui i bambini imparino ad amare e ad apprezzare gli altri, ad essere onesti e rispettosi verso tutti, a praticare le virtù della misericordia e del perdono". Il Papa ha aggiunto che alle stesse responsabilità delle altre donne sono chiamate anche le religiose cattoliche, che debbono esercitarle "mediante i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza", ma soprattutto ha ribadito "il dovere di riconoscere e rispettare dignità e missione concesse da Dio alle donne, come pure i loro particolari carismi e talenti". Una sottolineatura suggerita anche dal luogo: la più numerosa assemblea di cristiani mai tenuta in Israele si svolge infatti in quella che è, ha ricordato, "la città dell'Annunciazione". "Il nostro pensiero - ha detto il Pontefice - si volge naturalmente a Maria, 'piena di grazia', la Madre della Santa Famiglia e nostra Madre". Nazareth ci ricorda pure san Giuseppe, "l'uomo giusto - ha continuato il Pontefice - che Dio pose a capo della sua casa: dall'esempio forte e paterno di Giuseppe, Gesù imparò le virtù della pietà virile, della fedeltà alla parola data, dell'integrità e del duro lavoro. Nel falegname di Nazareth potè vedere come l'autorità posta al servizio dell'amore sia infinitamente più feconda del potere che cerca di dominare".
"Quanto bisogno ha il nostro mondo dell'esempio, della guida e della calma forza di uomini come Giuseppe", ha esclamato prima di rivolgersi ai bambini cristiani, i quali, ha rilevato citando il Concilio Vaticano II, "hanno un ruolo speciale nel far crescere i loro genitori nella santità: lasciate - ha chiesto loro - che l'esempio di Gesù vi guidi non soltanto nel mostrare rispetto ai vostri genitori, ma anche nell'aiutarli a scoprire più pienamente l'amore che dà alla nostra vita il senso più completo". Infatti, ha concluso, "nella Sacra Famiglia di Nazareth fu Gesù ad insegnare a Maria e Giuseppe qualcosa della grandezza dell'amore di Dio, suo celeste Padre, la sorgente ultima di ogni amore, il Padre da cui ogni paternità in cielo e in terra prende nome". Benedetto XVI ha poi fatto cenno oggi alla lunga controversia che ha opposto a Nazareth la comunità cristiana e quella musulmana per alcuni diritti territoriali legati ai rispettivi luoghi santi. "Questo Monte del Precipizio - ha detto il Papa - ci ricorda, come lo ha fatto con generazioni di pellegrini, che il messaggio del Signore fu talvolta sorgente di contraddizione e di conflitto con i propri ascoltatori". "Purtroppo - ha continuato - come il mondo sa, Nazaret ha sperimentato tensioni negli anni recenti che hanno danneggiato i rapporti fra le comunità cristiana e musulmana". "Invito - ha scandito il Pontefice - le persone di buona volontà di entrambe le comunità a riparare il danno che è stato fatto, e in fedeltà al comune credo in un unico Dio, Padre dell'umana famiglia, ad operare per edificare ponti e trovare modi per una pacifica coesistenza". "Ognuno - ha chiesto il Papa a cristiani e musulmani di Nazareth - respinga il potere distruttivo dell'odio e del pregiudizio, che uccidono l'anima umana prima ancora che il corpo".
Santa Messa sul Monte del Precipizio (Nazareth, 14 maggio 2009) - il testo integrale dell'omelia del Papa