mercoledì 1 luglio 2009

In pensione il vescovo coinvolto nella vicenda della bambina brasiliana violentata. Per volontà del Papa si dimette il vescovo ricattato dagli amanti

Papa Benedetto XVI ha accettato oggi le dimissioni di mons. Josè Cardoso Sobrinho, arcivescovo di Olinda e Recife, in Brasile, e di mons. Francisco Domingo Barbosa Da Silveira, vescovo di Minas, in Uruguay. Il primo, dopo appena un anno di proroga, compie proprio oggi 76 anni, viene mandato in pensione dopo essere assurto agli onori delle cronache per la vicenda della bambina di nove anni, che era rimasta incinta dopo essere stata ripetutamente violentata dal patrigno e aveva successivamente abortito per volontà della madre. Mons. Sobrinho aveva annunciato pubblicamente che il medico e la madre della bambina erano scomunicati 'latae sententiae' per aver procurato l'aborto, ma la sua decisione aveva destato scalpore in tutto il mondo. Da Sobrinho avevano preso le distanze la Conferenza Episcopale brasiliana e anche - con un ampio articolo pubblicato in prima pagina da L'Osservatore Romano - il presidente della Pontifica Accademia della Vita, mons. Rino Fisichella. Sobrinho non aveva però accettato le critiche ricevute e si era difeso sostenendo di aver semplicemente ribadito la legge e la verità della Chiesa; un suo tentativo di pubblicare una replica a Fisichella sulle colonne del quotidiano della Santa Sede non ha finora avuto successo. Il secondo, invece, 65enne, è stato costretto a dimettersi con dieci anni di anticipo rispetto all'età canonica della pensione dopo che nelle ultime settimane erano venute alla luce le sue relazioni omosessuali con almeno due uomini. Questi, che avevano trovato lavoro presso la diocesi dopo essere usciti di prigione, avevano cercato di ricattare il vescovo con le foto dei loro incontri con lui. Ma mons. Da Silveira ha preferito andare alla polizia e denunciare tutto. Dopo lo scoppio del caso, il vescovo aveva chiesto pubblicamente perdono per aver avuto relazioni omosessuali e per aver violato l'obbligo del celibato, e aveva rimesso il proprio mandato nelle mani del Papa. Questi ha accettato oggi le sue dimissioni in base al paragrafo 2 dell'articolo 401 del Codice di Diritto Canonico, che prevede la rinuncia per ''gravi cause'' al proprio incarico da parte del vescovo.