giovedì 13 agosto 2009

'L'Osservatore Romano': silenzi e omissioni sulla Shoah dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna mentre Pio XII agiva per salvare gli ebrei

L'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, con un articolo pubblicato oggi in prima pagina, torna a difendere l'atteggiamento di Papa Pio XII (foto) di fronte alla Shoah, che lavorò in silenzio per difendere gli ebrei, mentre Stati Uniti e Gran Bretagna indugiavano e rimanevano inattivi. Nell'articolo, firmato da Raffaele Alessandrini, si ricorda infatti che Papa Pacelli, ''dopo essere stato lodato e celebrato negli anni del secondo dopoguerra come defensor civitatis - non solo di Roma, ma della civiltà stessa - dal 1963, e cioè dall'uscita dell'opera teatrale diffamatoria 'Der Stellvertreter' (Il Vicario) di Rolf Hochhuth, è stato accusato di silenzi, di cinico distacco, addirittura di connivenze antiebraiche con il nazionalsocialismo al punto da essere bollato con l'epiteto tanto infamante quanto radicalmente falso di 'Papa di Hitler'''. ''Gran parte dell'opinione pubblica di mezzo mondo - afferma il quotidiano vaticano - per decenni è stata accecata da falsità alimentate ad arte da una pubblicistica scandalistica per lo più animata da precise logiche politiche, da visioni ideologiche antireligiose, nonchè dalla cattiva coscienza di qualcuno''. Alla figura di Pio XII, che attuava ''l'unica plausibile e attuabile forma di difesa degli ebrei'' dalla persecuzione nazista, l'assistenza ''silenziosa'' degli ebrei in Vaticano e fuori, il giornale della Santa Sede contrappone l'atteggiamento di Washington e Londra, come emerge dai diari del ministro del Tesoro statunitense durante la guerra, l'ebreo Henry Morgenthau jr. L'Osservatore Romano ripesca infatti un articolo uscito dopo la guerra sulla rivista dell'Unione delle comunità israelitiche italiane, La Rassegna mensile di Israel. Il testo cita appunto i diari di Morgenthau, ''il quale sostiene senza mezzi termini che 'l'incapacità, indolenza e gli indugi burocratici dell'America impedirono la salvezza di migliaia di vittime di Hitler' mentre 'il Ministero degli Esteri inglese si preoccupava più di politica che di carità umana'''. ''Fin dall'agosto del 1942 noi sapevamo a Washington che i nazisti avevano progettato di sterminare tutti gli ebrei dall'Europa - annotava Morgenthau - ma per circa 18 mesi dal giorno in cui si ebbero i primi rapporti sull'orribile piano nazista, il dipartimento di Stato non fece praticamente nulla''. ''I suoi funzionari - continuava - cercarono di schivare la loro ingrata responsabilità, indugiando anche quando vennero loro presentati piani concreti di salvezza e arrivarono persino a sopprimere le informazioni sulle atrocità già commesse, per impedire che l'opinione pubblica offesa forzasse loro la mano''. Tutto questo mentre, ''dall'autunno del 1943 all'inverno del 1944, in una Roma occupata dai nazisti, durante i nove mesi che intercorsero tra l'armistizio e la liberazione della capitale veniva attuata l'unica plausibile e attuabile forma di difesa degli ebrei e di molti altri perseguitati: quella silenziosa e promossa senza proclami da Pio XII e realizzata - oltre che tra le stesse mura vaticane - nei tanti istituti e conventi di religiosi che ospitarono, nascosero e salvarono moltissime persone, come documentano migliaia di testimonianze e di documenti e sottolineano ormai molti studi, libri e articoli, anche del nostro giornale''. ''Certo - conclude il quotidiano della Santa Sede rispondendo obliquamente ad una recente intervista del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni -, alla fine della guerra le vittime tra gli ebrei di Roma sarebbero state oltre duemila, ma diecimila furono i salvati''.

Asca