“La comunione dei cristiani…rende più credibile ed efficace l’annuncio del Vangelo, come affermò lo stesso Gesù pregando il Padre alla vigilia della sua morte: "Che siano una sola cosa…perché il mondo creda" (Gv 17,21)”: Benedetto XVI ha espresso così, prima della recita dell'Angelus, il valore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si celebra in questi giorni. Parlando ai pellegrini radunati in Piazza San Pietro, il Papa ha ricordato che la Settimana si conclude domani con la Festa della Conversione di San Paolo e come tradizione egli presiederà i Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura con la partecipazione dei rappresentanti delle Chiese cristiane di Roma. “Invocheremo da Dio – ha detto - il dono della piena unità di tutti i discepoli di Cristo e, in particolare, secondo il tema di quest’anno, rinnoveremo l’impegno di essere insieme testimoni del Signore crocifisso e risorto (cfr Lc 24,48)”. Sempre sul tema dell’unità, in precedenza, Benedetto XVI si era soffermato a commentare la lettura di San Paolo ai Corinzi della Messa di oggi, in cui Paolo paragona la Chiesa al corpo umano. “La Chiesa – ha spiegato il Pontefice - è concepita come il corpo, di cui Cristo è il capo, e forma con Lui un tutt’uno. Tuttavia ciò che all’Apostolo preme comunicare è l’idea dell’unità nella molteplicità dei carismi, che sono i doni dello Spirito Santo. Grazie ad essi, la Chiesa si presenta come un organismo ricco e vitale, non uniforme, frutto dell’unico Spirito che conduce tutti ad unità profonda, assumendo le diversità senza abolirle e realizzando un insieme armonioso. Essa prolunga nella storia la presenza del Signore risorto, in particolare mediante i Sacramenti, la Parola di Dio, i carismi e i ministeri distribuiti nella comunità. Perciò, è proprio in Cristo e nello Spirito che la Chiesa è una e santa, cioè un’intima comunione che trascende le capacità umane e le sostiene”. Nella sua riflessione, Benedetto XVI ha ricordato anche la festa di San Francesco di Sales, che cade ogg. “Nato in Savoia nel 1567 - ha concluso il Papa - egli studiò il diritto a Padova e a Parigi e, chiamato dal Signore, divenne sacerdote. Si dedicò con grande frutto alla predicazione e alla formazione spirituale dei fedeli, insegnando che la chiamata alla santità è per tutti e che ciascuno – come dice San Paolo con il paragone del corpo – ha il suo posto nella Chiesa. San Francesco di Sales è patrono dei giornalisti e della stampa cattolica. Alla sua spirituale assistenza affido il Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che firmo ogni anno in questa occasione e che ieri è stato presentato in Vaticano. La Vergine Maria, Madre della Chiesa, ci ottenga di progredire sempre nella comunione, per trasmettere la bellezza di essere una cosa sola nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Dopo la preghiera mariana, Benedetto XVI ha ricordato la figura del catalano José Samso i Elias, ucciso dai comunisti nel corso della guerra civile spagnola e proclamato beato ieri a Barcellona da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. "Da vero testimone di Cristo, morì perdonando i suoi persecutori", ha detto Benedetto XVI all'Angelus. "Per i sacerdoti, specialmente per i parroci, egli costituisce un modello di dedizione alla catechesi e alla carità verso i poveri". Il Papa ha infine evocato "soluzioni giuste e pacifiche dei problemi dell'immigrazione". "Rivolgo uno speciale saluto alle famiglie del Movimento dell'Amore Familiare e a quanti questa notte hanno vegliato nella chiesa di San Gregorio VII pregando per soluzioni giuste e pacifiche dei problemi dell'immigrazione", ha detto il Papa nei saluti finali.
AsiaNews, Apcom