lunedì 11 gennaio 2010

La crisi economica, il creato, il terrorismo e i conflitti nel mondo, la situazione dei cristiani: il discorso di Benedetto XVI al Corpo diplomatico

Tradizionale incontro questa mattina, nella Sala Regia in Vaticano, tra il Papa e il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per gli auguri d’inizio anno. Benedetto XVI ha passato in rassegna i principali avvenimenti internazionali alla luce del mistero del Verbo che si è incarnato “per assumere in sé tutto il creato e sollevarlo dalla sua caduta”. Il Papa ha ricordato che la Chiesa è aperta a tutti perché - in Dio – esiste per gli altri; che le radici profonde dell’attuale crisi economica sono nella mentalità egoistica e materialistica; che la negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana ma devasta anche la creazione; che non si può separare o contrapporre salvaguardia dell’ambiente e rispetto della vita. Benedetto XVI ha quindi lanciato un forte appello al disarmo, ad una lotta internazionale contro fame e povertà, alla solidarietà verso gli immigrati, al dialogo tra le nazioni. Ha parlato con preoccupazione delle crescenti anticristiane in alcuni Paesi.
Le cause della crisi economica e il ruolo della Chiesa
La crisi economica che ha colpito le economie del pianeta è frutto anche di ''egoismo e materialismo''. Il Papa ha detto che ''la Chiesa è aperta a tutti'' e che ''partecipa intensamente alle sorti dell'umanità, che in questo anno appena iniziato appare ancora segnata dalla drammatica crisi che ha colpito l'economia mondiale e ha provocato una grave e diffusa instabilita' sociale''. Citando, quindi, la sua Enciclica ''Caritas in veritate'' Benedetto XVI ha detto di ''individuare le radici profonde di tale situazione nella mentalità corrente egoistica e materialistica, dimentica dei limiti propri a ciascuna creatura. Oggi mi preme sottolineare che questa stessa mentalità - ha quindi aggiunto - minaccia anche il creato''.
La salvaguardia del creato e il Continente africano
''La negazione di Dio sfigura la libertà della persona umana, ma devasta anche la creazione. Ne consegue che la salvaguardia del creato non risponde in primo luogo ad un'esigenza estetica, ma anzitutto a un'esigenza morale, perchè la natura esprime un disegno di amore e di verità che ci precede e che viene da Dio''. Il Papa ha esplicitamente parlato di ''minacce al creato'', sottolineando di ''condividere la maggiore preoccupazione che causano le resistenze di ordine economico e politico alla lotta contro il degrado dell'ambiente'' così come si è potuto constatare anche nella recente conferenza di Copenhagen. Benedetto XVI ha poi chiesto che l'attenzione e l'impegno per l'ambiente ''siano bene inquadrati nell'insieme delle grandi sfide che si pongono all'umanità. Se, infatti, si vuole edificare una vera pace, - ha aggiunto - come sarebbe possibile separare, o addirittura contrapporre la salvaguardia dell'ambiente a quella della vita umana, compresa la vita prima della nascita?''. ''Per coltivare la pace, bisogna custodire il creato!''. Il Papa ha ricordato ''che la lotta per l'accesso alle risorse naturali è una delle cause di vari conflitti, tra gli altri in Africa, così come la sorgente di un rischio permanente in altre situazioni''. ''Vorrei sottolineare ancora che la salvaguardia della creazione implica - ha poi aggiunto il Pontefice - una corretta gestione delle risorse naturali dei paesi, in primo luogo, di quelli economicamente svantaggiati''. Il Papa ha voluto rivolgere un pensiero particolare al Continente africano ricordando come ''l'erosione e la desertificazione di larghe zone di terra coltivabile'' avviene anche ''a causa dello sfruttamento sconsiderato e dell'inquinamento dell'ambiente''. ''In Africa, come altrove - ha quindi aggiunto - è necessario adottare scelte politiche ed economiche che assicurino forme di produzione agricola e industriale rispettose dell'ordine della creazione e soddisfacenti per i bisogni primari di tutti''.
La produzione di armi e di arsenali nucleari, la violenza e il terrorismo
Nel corso del suo lungo discorso al Corpo diplomatico, il Papa ha indicato ''fra le tante sfide'' lanciate dalla necessità di salvaguardare il pianeta, in un contesto di pace e giustizia, anche quella ''dell'aumento delle spese militari, nonchè quella del mantenimento o dello sviluppo degli arsenali nucleari. Ciò assorbe ingenti risorse, che potrebbero, invece, essere destinate allo sviluppo dei popoli, soprattutto di quelli più poveri'', ha notato Papa Ratzinger.''Confido, fermamente - ha quindi aggiunto - che nella Conferenza di esame del Trattato di Non-Proliferazione nucleare, in programma per il maggio prossimo a New York, vengano prese decisioni efficaci in vista di un progressivo disarmo, che porti a liberare il pianeta dalle armi nucleari''. ''Più' in generale, deploro che la produzione e l'esportazione di armi contribuiscano a perpetuare conflitti e violenze, come quelli nel Darfur, in Somalia e nella Repubblica Democratica del Congo. All'incapacità delle parti direttamente coinvolte di sottrarsi alla spirale di violenza e di dolore generata da questi conflitti, si aggiunge l'apparente impotenza degli altri Paesi e delle Organizzazioni internazionali a riportare la pace, senza contare l'indifferenza quasi rassegnata dell'opinione pubblica mondiale. Non occorre poi sottolineare come tali conflitti danneggino e degradino l'ambiente''. Il terrorismo ''mette in pericolo un gran numero di vite innocenti e provoca un diffuso senso di angoscia''. ''In questa solenne circostanza, desidero rinnovare l'appello che ho lanciato il 1°gennaio durante la preghiera dell'Angelus a quanti fanno parte di gruppi armati di qualsiasi tipo - ha quindi detto il Pontefice - affinchè abbandonino la strada della violenza e aprano il loro cuore alla gioia della pace''.
Il ruolo pubblico dei credenti e la laicità positiva e aperta
Toccando i temi della difesa dell'ambiente, della pace e della giustizia sociale, il Papa ha detto che la comunità' dei credenti ''vuole essere partecipe'' dello sviluppo dei popoli ma che per far ciò ''bisogna che se ne riconosca il ruolo pubblico''. ''Purtroppo, in alcuni Paesi, soprattutto occidentali, si diffondono, negli ambienti politici e culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, un sentimento di scarsa considerazione, e, talvolta, di ostilità, per non dire di disprezzo verso la religione, in particolare quella cristiana'', ha, però, subito notato. ''E' chiaro che, se il relativismo è concepito come un elemento costitutivo essenziale della democrazia, si rischia di concepire la laicità unicamente in termini di esclusione o, meglio, di rifiuto dell'importanza sociale del fatto religioso - è stata la sua riflessione -. Un tale approccio crea tuttavia scontro e divisione, ferisce la pace, inquina l''ecologia umana' e, rifiutando, per principio, le attitudini diverse dalla propria, si trasforma in una strada senza uscita''. Da qui l'urgenza, secondo Papa Ratzinger, di definire una ''laicità positiva, aperta, che, fondata su una giusta autonomia tra l'ordine temporale e quello spirituale, favorisca una sana collaborazione e un senso di responsabilità condivisa''. In questa prospettiva, il Papa ha detto di pensare concretamente all'Europa che, con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona, ''ha iniziato una nuova fase del suo processo di integrazione, che la Santa Sede continuerà a seguire con rispetto e con benevola attenzione. Nel rilevare con soddisfazione che il Trattato prevede che l'Unione Europea mantenga con le Chiese un dialogo aperto, trasparente e regolare - ha quindi detto Papa Ratzinger - auspico che, nella costruzione del proprio avvenire, l'Europa sappia sempre attingere alle fonti della propria identità cristiana''.
La lotta alla discriminazione e la differenza dei sessi
Le pur giuste lotte contro le discriminazioni non nascondano una verità di fondo: la differenza che esiste tra i sessi. ''Le creature sono differenti le une dalle altre e possono essere protette, o, al contrario, messe in pericolo, in modi diversi, come ci mostra l'esperienza quotidiana" ha detto il Pontefice. "Uno di tali attacchi proviene da leggi o progetti, che, in nome della lotta contro la discriminazione, colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi''. In questo senso Papa Ratzinger ha detto di pensare esplicitamente ad alcuni Paesi europei o del Continente americano. Benedetto XVI ha poi ricordato che ''la libertà non può essere assoluta, perchè l'uomo non è Dio, ma immagine di Dio, sua creatura. Per l'uomo, il cammino da seguire non può quindi essere l'arbitrio, o il desiderio, - ha concluso - ma deve consistere, piuttosto, nel corrispondere alla struttura voluta dal Creatore''.
Il Medio Oriente, l'Iran e l'Iraq
Benedetto XVI è tornato a chiedere per il Medio Oriente che israeliani e palestinesi riprendano ''a dialogare e a rispettare i diritti dell'altro''. Il Pontefice ha voluto levare ''ancora una volta la voce, affinchè sia universalmente riconosciuto il diritto dello Stato di Israele ad esistere e a godere di pace e sicurezza entro confini internazionalmente riconosciuti. E che - ha subito aggiunto - ugualmente, sia riconosciuto il diritto del Popolo palestinese ad una patria sovrana e indipendente, a vivere con dignità e a potersi spostare liberamente''. ''Mi preme, inoltre, sollecitare il sostegno di tutti perchè siano protetti l'identità e il carattere sacro di Gerusalemme, la sua eredità culturale e religiosa, il cui valore è universale - ha poi agggiunto il Papa -. Solo così questa città unica, santa e tormentata, potrà essere segno e anticipazione della pace che Dio desidera per l'intera famiglia umana''. Il Papa ha poi ricordato la difficile situazione in Iran e in Iraq. Benedetto XVI ha auspicato per l'Iran che ''attraverso il dialogo e la collaborazione, si raggiungano soluzioni condivise, sia a livello nazionale che sul piano internazionale''. ''Per amore del dialogo e della pace, che salvaguardano la creazione, - ha poi aggiunto - esorto i governanti e i cittadini dell'Iraq ad oltrepassare le divisione, la tentazione della violenza e l'intolleranza, per costruire insieme l'avvenire del loro Paese''.
La situazione dei cristiani nel mondo
Assicurare alle comunità cristiane nel mondo ''rispetto, sicurezza e libertà''. Il Papa ha citato le difficili situazioni in cui le comunità cristiane sono costrette a vivere in Iraq ma anche il Pakistan che, ha ricordato, ''è stato duramente colpito dalla violenza in questi ultimi mesi e alcuni episodi hanno preso di mira direttamente la minoranza cristiana. Domando che si compia ogni sforzo affinchè tali aggressioni - ha aggiunto - non si ripetano e i cristiani possano sentirsi pienamente integrati nella vita del loro Paese''. ''Trattando delle violenze contro i cristiani, - ha poi aggiunto il Papa - non posso non menzionare, peraltro, i deplorevoli attentati di cui sono state vittime le Comunità copte egiziane in questi ultimi giorni, proprio quando stavano celebrando il Natale''.

Radio Vaticana, Asca