domenica 17 gennaio 2010

Il Papa: ebrei e cristiani insieme in un cammino irrevocabile di amicizia per testimoniare al mondo l'unico Dio. Sparisca la piaga dell'antisemitismo!

"All'inizio dell'incontro nel Tempio Maggiore degli Ebrei di Roma, i Salmi che abbiamo ascoltato ci suggeriscono l'atteggiamento spirituale più autentico per vivere questo particolare e lieto momento di grazia: la lode al Signore, che ha fatto grandi cose per noi e ci ha qui raccolti con il suo amore misericordioso, e il ringraziamento per averci fatto il dono di ritrovarci assieme a rendere più saldi i legami che ci uniscono e continuare a percorrere la strada della riconciliazione e della fraternità". Benedetto XVI ha iniziato con queste parole il suo discorso alla Sinagoga di Roma, discorso interrotto più volte dagli applausi dei presenti. "Venendo tra voi per la prima volta da cristiano e da Papa, il mio venerato Predecessore Giovanni Paolo II, quasi ventiquattro anni fa, intese offrire - ha ricordato - un deciso contributo al consolidamento dei buoni rapporti tra le nostre comunità, per superare ogni incomprensione e pregiudizio. Questa mia visita si inserisce nel cammino tracciato, per confermarlo e rafforzarlo. Con sentimenti di viva cordialità mi trovo in mezzo a voi per manifestarvi la stima e l'affetto che il Vescovo e la Chiesa di Roma, come pure l'intera Chiesa Cattolica, nutrono verso questa Comunità e le Comunità ebraiche sparse nel mondo", ha detto il Pontefice. Benedetto XVI ha poi ricordato ''il dramma singolare e sconvolgente della Shoah''. ''In questo luogo, come non ricordare gli Ebrei romani che vennero strappati da queste case, davanti a questi muri, e con orrendo strazio vennero uccisi ad Auschwitz?'', ha detto Papa Ratzinger ricordando la deportazione dal ghetto di Roma del 16 ottobre 1943. Ma se pure vi furono molti che rimasero indifferenti, molti cattolici reagirono di fronte alla Shoah e ''la Sede Apostolica svolse un'azione di soccorso, spesso nascosta e discreta''.
"La Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo" ha detto il Papa menzionando il documento della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo, "Noi Ricordiamo: una riflessione sulla Shoah", del 16 marzo 1998. "Possano queste piaghe - ha auspicato - essere sanate per sempre!". "Torna alla mente - ha confidato il Pontefice con tono commosso - l'accorata preghiera al Muro del Tempio in Gerusalemme del Papa Giovanni Paolo II, il 26 marzo 2000, che risuona vera e sincera nel profondo del nostro cuore: 'Dio dei nostri padri, tu hai scelto Abramo e la sua discendenza perchè il tuo Nome sia portato ai popoli: noi siamo profondamente addolorati per il comportamento di quanti, nel corso della storia, li hanno fatti soffrire, essi che sono tuoi figli, e domandandotene perdono, vogliamo impegnarci a vivere una fraternità autentica con il popolo dell'Alleanza'". "La dottrina del Concilio Vaticano II ha rappresentato per i cattolici un punto fermo a cui riferirsi costantemente nell'atteggiamento e nei rapporti con il popolo ebraico, segnando una nuova e significativa tappa". "L'evento conciliare - ha aggiunto Benedetto XVI - ha dato un decisivo impulso all'impegno di percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia, cammino che si è approfondito e sviluppato in questi quarant'anni con passi e gesti importanti e significativi". Papa Ratzinger ha citato, in particolare, la visita di Giovanni Paolo II alla stessa Sinagoga, il suo viaggio in Terra Santa, nonché le visite che egli stesso ha compiuto alle Sinagoghe di Colonia e New York, al lager di Auschwitz e in Israele.
Il rifiuto di "altri e nuovi dei ai quali l'uomo si inchina", il "rispetto" e la "protezione" della vita, la promozione della "santità della famiglia", così come l'impegno verso "i poveri, le donne, i bambini, gli stranieri, i malati, i deboli, i bisognosi", sono i campi sui quali ebrei e cattolici possono collaborare, secondo il Papa, che ha osservato che gli esponenti delle due religioni "hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l'uno all'altro". I dieci comandamenti della Torah, ha sottolineato Benedetto XVI, costituiscono "la fiaccola dell'etica, della speranza e del dialogo, stella polare della fede e della morale del popolo di Dio, e illumina e guida anche il cammino dei Cristiani". "Cristiani ed Ebrei - ha detto ancora Papa Ratzinger, che al tema ha dedicato largo spazio del suo discorso - hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l'uno all'altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell'amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell'umanità in questo mondo creato da Dio, l'Onnipotente e il Misericordioso". Benedetto XVI ha terminato il suo intervento invocando ''dal Signore il dono prezioso della pace in tutto il mondo, soprattutto in Terra Santa'' e recitando, in ebraico, il Salmo 117: "Genti tutte, lodate il Signore, popoli tutti, cantate la sua lode, perché forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre",

Agi, Adnkronos, Apcom