martedì 30 marzo 2010

Il card. Schoenborn: il card. Ratzinger voleva punire un vescovo pedofilo ma Giovanni Paolo II fu persuaso da ambienti di Curia a bloccare l'indagine

Fu l'allora Papa Giovanni Paolo II a bloccare le indagini su un caso di pedofilia nel 1995 e non il card. Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI. E' quanto sostiene il card. Christoph Schoenborn in un'intervista alla televisione austriaca Orf, ripresa dalla Bbc. Il Vaticano - spiega il cardinale - aveva paura, con l'istituzione di una commissione di inchiesta, di danneggiare la propria immagine. Il card. Schoenborn prende autorevolmente le difese del Pontefice: "Accusarlo di essere qualcuno che vuole insabbiare le cose - conoscendolo da molti anni - posso dire che certamente non è vero". Nella sua intervista, Schoenborn ha ricordato gli eventi del 1995, quando l'allora arcivescovo di Vienna, il card. Hans Hermann Groer, fu accusato dai media e dalle sue vittime di aver ripetutamente compiuto abusi sessuali su giovani in un monastero negli anni Settanta. Ma fu solo tre anni dopo le accuse, cioè nel 1998, che Groer, per ordine della Santa Sede, si dimise da ogni incarico. Annunciò il suo ritiro in pubblico chiedendo perdono, non ammise nessuna colpa, e si ritirò in Germania, dove morì nel 2003. All'epoca, il Vaticano si attirò aspre critiche in Austria per aver atteso tre anni prima di agire contro il card. Groer. Secondo la ricostruzione attribuita del card. Schoenborn, il caso divise la Curia. Alcuni suoi esponenti, è dato di capire, avrebbero persuaso Giovanni Paolo II, che comunque non viene nominato da Schoenborn, che le accuse contro Groer erano esagerate e che l'inchiesta voluta dal card. Ratzinger avrebbe esposto la Chiesa a una pericolosa pubblicità negativa. Joseph Ratzinger la pensava diversamente, ma non riuscì a spuntarla. "Ricordo ancora molto chiaramente - ha detto Schoenborn - il momento in cui il card. Ratzinger mi disse con tristezza che l'altro campo aveva avuto il sopravvento... accusarlo di essere una persona che copre gli scandali vuol dire sostenere cose assolutamente non vere, e io lo affermo perché lo conosco da molti anni".

Apcom, La Repubblica