sabato 27 marzo 2010

Pasqua 2010. ll Magistero del Papa sulla Domenica delle Palme: Gesù non viene come un rivoluzionario ma con il potere della guarigione e dell'amore

Tra gli addobbi d’ulivo offerti dalla Regione Puglia, Piazza San Pietro vivrà domani l’inizio della Settimana Santa con la solenne celebrazione della Domenica delle Palme. Benedetto XVI la presiederà a partire dalle 9.30, quando benedirà le palme e gli ulivi e al termine della processione celebrerà la Santa Messa della Passione del Signore. L’intensità dei fatti che portano Cristo dalle acclamazioni di festa al Calvario e alla Resurrezione contengono la ragion d’essere di tutta la fede cristiana. Tre anni di parole straordinarie e straordinarie guarigioni, di colline gremite di gente in ascolto e ritiri solitari in preghiera, di incontri-scontri con leader e intellettuali che non possono prendere le misure a quel Nazareno, che ignora l’amore dovuto a Dio per antica legge e predica una nuova legge dell’amore che osa chiamare Dio “Papà”. Tre anni che confluiscono in quella ultima, frenetica parabola dentro e fuori le mura di Gerusalemme: centoquaranta ore perché gli osanna dissolvano in insulti, le palme levate con gioia in alto calino come sferze e chiodi su un re appeso come l’ultimo dei criminali. Poche storie vere o inventate possono vantare la potenza degli eventi che scandiscono la Settimana Santa e la densità spirituale che quegli eventi significano per un cristiano. Il Gesù Re che entra acclamato e va al Tempio per lodare Dio, spiega il Papa, passa dalla gioia all’ira contro chi nel Tempio lucra sulla fede. Ma passare dallo sbaragliare i mercanti al guarire in quello stesso luogo ciechi e storpi è già un primo esempio, in quei giorni di passioni umane e Divina Passione, di come per Cristo l’amore copra e superi tutto.
“Egli non viene come distruttore; non viene con la spada del rivoluzionario. Viene col dono della guarigione. Si dedica a coloro che a causa della loro infermità vengono spinti agli estremi della loro vita e al margine della società. Gesù mostra Dio come Colui che ama, e il suo potere come il potere dell’amore. E così dice a noi che cosa per sempre farà parte del giusto culto di Dio: il guarire, il servire, la bontà che risana” (16 marzo 2008: Domenica delle Palme - XXIII Giornata Mondiale della Gioventù).
Eppure, nel giro di qualche giorno quella bontà verrà inchiodata sul patibolo e coperta d’infamia. In pochi, al momento sanno comprendere la portata di quel primo martirio. “Con la Croce – ripete Benedetto XVI - Gesù ha spalancato la porta di Dio, la porta tra Dio e gli uomini. Ora essa è aperta” e interpella ogni uomo, non importa se credente, con queste parole: “Se la Parola di Dio e il messaggio della Chiesa ti lasciano indifferente – allora guarda a me, al Dio che per te si è reso sofferente, che personalmente patisce con te – vedi che io soffro per amore tuo e apriti a me e a Dio Padre”.
"A volte vorremmo dire a Gesù: Signore, il tuo giogo non è per niente leggero. È anzi tremendamente pesante in questo mondo. Ma guardando poi a Lui che ha portato tutto – che su di sé ha provato l’obbedienza, la debolezza, il dolore, tutto il buio, allora questi nostri lamenti si spengono. Il suo giogo è quello di amare con Lui. E più amiamo Lui, e con Lui diventiamo persone che amano, più leggero diventa per noi il suo giogo apparentemente pesante" (5 aprile 2007: Santa Messa del Crisma).
E’ in particolare ai sacerdoti che sono rivolte queste parole, ha affermato il Papa nell’esprimerle durante la Settimana Santa di tre anni fa. Come sono certamente i sacerdoti tra i primi ad essere sollecitati dal Salmo 24 che viene cantato nella Domenica delle Palme. Strofe che affermano che sale a Dio chi ha “mani innocenti e cuore puro”: “Mani innocenti – sono mani che non vengono usate per atti di violenza...Cuore puro – quando il cuore è puro? È puro un cuore che non finge e non si macchia con menzogna e ipocrisia. Che rimane trasparente come acqua sorgiva, perché non conosce doppiezza. È puro un cuore che non si strania con l’ebbrezza del piacere; un cuore il cui amore è vero e non è soltanto passione di un momento” (1° aprile 2007: Domenica delle Palme - XXII Giornata Mondiale della Gioventù).
Guardando alla sommità della Croce, Gesù “ci insegna - soggiunge il Papa - ad alzare gli occhi”, ma “soprattutto il cuore”: “A sollevare lo sguardo, distogliendolo dalle cose del mondo, ad orientarci nella preghiera verso Dio e così a risollevarci...Preghiamo che attraverso gli occhi non entri in noi il male, falsificando e sporcando così il nostro essere. Ma vogliamo pregare soprattutto per avere occhi che vedano tutto ciò che è vero, luminoso e buono; affinché diventiamo capaci di vedere la presenza di Dio nel mondo” [Parole al termine della Via Crucis al Colosseo (10 aprile 2009)]
La lunga Via Crucis che in modo imperscrutabile si snoda verso il Golgota fin già dagli entusiasmi che avvolgono Cristo dal suo ingresso regale a Gerusalemme è, spiega Benedetto XVI, un “percorso penitenziale che ogni cristiano vive immergendosi nelle scene della Passione di Cristo” e che deve portare ad un momento di conversione e di riconciliazione con Dio, attraverso il Sacramento della Penitenza: “Prepararsi alla Pasqua con una buona confessione resta un adempimento da valorizzare a pieno e ci offre la possibilità di ricominciare di nuovo la nostra vita, di avere realmente un nuovo inizio nella gioia del Risorto e nella comunione del perdono datoci dal Risorto” (12 aprile 2006, Il Triduo pasquale).

Radio Vaticana