mercoledì 12 maggio 2010

Il Papa al mondo della cultura: tenere sveglia la ricerca della verità missione prioritaria della Chiesa. Dialogo non ambiguo e rispettoso delle parti

La seconda giornata del viaggio apostolico del Papa in Portogallo si è aperta con l'incontro con il mondo della cultura nel Centro Culturale di Belém a Lisbona. Un grande e caloroso applauso ha accolto l'ingresso del Papa. Presenti oltre mille esponenti delle scienze e delle arti del Paese. All’incontro hanno partecipato anche il Corpo diplomatico accreditato presso il Portogallo e i rappresentanti di cinque comunità religiose: ebraica, indù, evangelica, musulmana e ismaelita.
“Oggi la cultura riflette una "tensione", che alle volte prende forme di "conflitto", fra il presente e la tradizione”. “La dinamica della società – ha spiegato Benedetto XVI nel suo intervento - assolutizza il presente, staccandolo dal patrimonio culturale del passato e senza l’intenzione di delineare un futuro”. Ciò tuttavia “si scontra con la forte tradizione culturale del Popolo portoghese, profondamente segnata dal millenario influsso del cristianesimo e con un senso di responsabilità globale”. Una tradizione che “ha dato origine a ciò che possiamo chiamare una "sapienza", cioè, un senso della vita e della storia di cui facevano parte un universo etico e un "ideale" da adempiere da parte del Portogallo”. Secondo il Pontefice “la Chiesa appare come la grande paladina di una sana ed alta tradizione, il cui ricco contributo colloca al servizio della società; questa continua a rispettarne e apprezzarne il servizio per il bene comune, ma si allontana dalla citata "sapienza" che fa parte del suo patrimonio”. “Questo "conflitto" fra la tradizione e il presente si esprime nella crisi della verità, ma unicamente questa - ha detto Benedetto XVI - può orientare e tracciare il sentiero di una esistenza riuscita, sia come individuo che come popolo. Infatti un popolo, che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia”.
Secondo il Papa “c’è tutto uno sforzo di apprendimento da fare circa la forma in cui la Chiesa si situa nel mondo, aiutando la società a capire che l’annuncio della verità è un servizio che Essa offre alla società, aprendo nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità”. In effetti, ha osservato Benedetto XVI citando la “Caritas in veritate”, la Chiesa ha “una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione”. “Per una società formata in maggioranza da cattolici e la cui cultura è stata profondamente segnata dal cristianesimo – ha detto ancora il Papa -, si rivela drammatico il tentativo di trovare la verità al di fuori di Gesù Cristo”. Per questo “la convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per altre "verità", o con la verità degli altri, è un apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità”. “Il dialogo senza ambiguità e rispettoso delle parti in esso coinvolte è oggi una priorità nel mondo, alla quale la Chiesa non intende sottrarsi” ha proseguito il Papa citando a testimonianza di tale impegno la presenza della Santa Sede nel Centro Nordsud del Consiglio dell’Europa, istituito 20 anni fa a Lisbona per promuovere la cooperazione fra Europa, sud del Mediterraneo e Africa. “Questa è un’ora che richiede il meglio delle nostre forze, audacia profetica, rinnovata capacità per "additare nuovi mondi al mondo", come direbbe il vostro poeta nazionale Luigi di Camões” ha aggiunto il Pontefice. Richiamando il Concilio Vaticano II, con il quale la Chiesa ha accolto e ricreato “il meglio delle istanze della modernità, da un lato superandole, e dall’altro evitando i suoi errori e vicoli senza uscita”, Benedetto XVI ha ribadito: “La Chiesa ritiene come sua missione prioritaria, nella cultura attuale, tenere sveglia la ricerca della verità e, conseguentemente, di Dio; portare le persone a guardare oltre le cose penultime e mettersi alla ricerca delle ultime”.
Di qui l’invito ad “approfondire la conoscenza di Dio così come Egli si è rivelato in Gesù Cristo”. “Fate cose belle – è l’esortazione conclusiva del Pontefice -, ma soprattutto fate diventare le vostre vite luoghi di bellezza”.
Intenso il discorso di saluto rivolto al Papa dal grande regista portoghese Manoel de Oliveira, 102 anni, considerato il più grande cineasta portoghese vivente ed uno dei più significativi della storia del cinema europeo: nel suo breve indirizzo di saluto, ha detto che Religione ed Arte sono intimamente diretti all’uomo e all’universo e che il cristianesimo è stato prodigo di espressioni artistiche. “Le radici della nazione portoghese e di tutta l’Europa – ha osservato de Oliveira – lo vogliano o no, sono cristiane”. Un “uovo” d’argento e porcellana opaca (biscuit), che rappresenta l’ispirazione e lo Spirito Santo, è il regalo che è stato offerto a Benedetto XVI dai rappresentanti del mondo della cultura. Disegnato dall’architetto Siza Vieira e realizzato dall’orafo Manuel Alcino, il dono, secondo quanto riferito all’agenzia Ecclesia dal coordinatore generale del viaggio di Benedetto XVI in Portogallo, mons. Carlos Azevedo, è stato donato al Pontefice da mons. Manuel Clemente, presidente della Commissione Episcopale responsabile per l’area della cultura. Alludendo alla forma di un uovo, il coordinatore del viaggio ha parlato di “segno di rinascita” ed ha confessato di “essere stato molto colpito dal risultato del lavoro, nel quale intravede l’energia della semplicità”.

Radio Vaticana, SIR