giovedì 13 maggio 2010

Incontro con la pastorale sociale. Il Papa: l'amore di Gesù che guarisce si trasformi in amore donato gratuitamente tramite la giustizia e la carità

E' la Celebrazione della Parola l’occasione in cui le organizzazioni della Pastorale sociale del Portogallo nel pomeriggio hanno incontrato il Papa e gli hanno fatto festa, nella Chiesa della Santissima Trinità di Fatima.
"Avete ascoltato Gesù dire: "Va’ e anche tu fa’ così". Egli ci esorta a fare nostro lo stile del buon samaritano, il cui esempio è stato appena proclamato, nell’accostarsi alle situazioni carenti di aiuto fraterno. E qual è questo stile? "È 'un cuore che vede'. Questo cuore vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente'", ha detto il Papa citando l'Enciclica "Deus caritas est". Il discorso di Benedetto XVI si è aperto con il rimando alla figura del “buon samaritano”, immagine di Gesù, ha spiegato Benedetto XVI, “che si fa vicino ad ogni uomo...e lo conduce all’albergo, che è la Chiesa”. Il Papa ha motivato il perché dell’attenzione agli altri: “L’amore incondizionato di Gesù che ci ha guarito – ha affermato - dovrà ora trasformarsi in amore donato gratuitamente e generosamente, mediante la giustizia e la carità, se vogliamo vivere con un cuore di buon samaritano”. I destinatari di questa attenzione particolare sono, nelle sue parole, “i poveri, i malati, i detenuti, quelli che vivono da soli e abbandonati, le persone disabili, i bambini e i vecchi, i migranti, i disoccupati e quanti patiscono bisogni che ne turbano la dignità di persone libere”. “Consapevoli, come Chiesa, di non essere in grado d’offrire soluzioni pratiche ad ogni problema concreto, ma sprovvisti di qualsiasi tipo di potere, determinati a servire il bene comune, siate pronti ad aiutare e ad offrire i mezzi di salvezza a tutti”. Ha poi rilevato che “l’attuale scenario della storia è di crisi socio-economica, culturale e spirituale, e pone in evidenza l’opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa”.
“Lo studio della sua dottrina sociale - ha detto – permetterà di tracciare un processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e raggiunga una più ampia umanizzazione della società”. Il Papa ha aggiunto che “non si tratta di semplice conoscenza intellettuale, ma di una saggezza che dia sapore e condimento, offra creatività alle vie conoscitive ed operative tese ad affrontare una così ampia e complessa crisi”. Ha quindi esortato Chiesa ed organizzazioni non ecclesiali “a perfezionare le loro capacità di conoscenza e le direttive in vista di...quella civiltà dell’amore, il cui seme Dio ha posto in ogni popolo, in ogni cultura”. Dopo aver ricordato che “la diaconia della carità” sociale è “propria dei fedeli laici”, Benedetto XVI ha esortato a “offrire risposte concrete e generose” alle numerose problematiche odierne. Ha quindi osservato che oggi “spesso non è facile arrivare ad una sintesi soddisfacente tra la vita spirituale e l’attività apostolica. La pressione esercitata dalla cultura dominante, che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante, finisce per influire sul nostro modo di pensare, sui nostri progetti e sulle prospettive del nostro servizio, con il rischio di svuotarli di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati”, ha detto. Così, secondo il Papa, “le numerose e pressanti richieste di aiuto e sostegno che ci rivolgono i poveri e i marginalizzati della società ci spingono a cercare soluzioni che rispondano alla logica dell’efficienza, dell’effetto visibile e della pubblicità. Tuttavia, la menzionata sintesi è assolutamente necessaria”, ha affermato “per poter servire Cristo nell’umanità che vi attende. In questo mondo diviso, si impone a tutti una profonda e autentica unità di cuore, di spirito e di azione”.
Benedetto XVI ha ricordato che “tra tante istituzioni sociali al servizio del bene comune, vicine alle popolazioni bisognose, si contano quelle della Chiesa Cattolica. Bisogna che sia chiaro – ha sottolineato - il loro orientamento, perché assumano un’identità ben evidente: nell’ispirazione dei loro obiettivi, nella scelta delle loro risorse umane, nei metodi di attuazione, nella qualità dei loro servizi, nella seria ed efficace gestione dei mezzi. La ferma identità delle istituzioni è un reale servizio, di grande giovamento per coloro che ne beneficiano”. Ha infine esortato a operare per difendere i “diritti umani”, tra i quali ha citato quello alla vita, affermando: “Esprimo profondo apprezzamento a tutte quelle iniziative sociali e pastorali che cercano di lottare contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano all’aborto e che hanno ben presenti la difesa della vita e la riconciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell’aborto. Le iniziative che hanno lo scopo di tutelare i valori essenziali e primari della vita, dal suo concepimento, e della famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna, aiutano a rispondere ad alcune delle più insidiose e pericolose sfide che oggi si pongono al bene comune”.
Mons. Carlos Moreira Azevedo, presidente della Commissione Episcopale della pastorale sociale, nel suo indirizzo di saluto a Benedetto XVI, ha detto che quella attuale, in Portogallo, è una "ora piena di apprensioni, in cui verifichiamo povertà disumana, crescente disoccupazione, dominio di gente senza una rotta spirituale". "In questo momento critico che l'umanità vive, insicura sul suo futuro - ha detto - vogliamo ringraziare la chiarezza con la quale ci propone la dimensione pubblica e politica della carità, il modo come ci insegna che la ricerca della verità si appoggia sull'amore e ci invita ad essere cooperatori della verità".

SIR, Apcom