sabato 19 giugno 2010

40 minuti l’incontro del Papa con il card. Dias, l'inchiesta fa accellerare la nomina del prefetto per la nuova gestione di Propaganda Fide

Gli incontri tra il Papa e i capi dicastero della Curia sono ricorrenti, ma non capita spesso durino una quarantina di minuti. Che Benedetto XVI abbia ricevuto ieri mattina, e a lungo, il cardinale Ivan Dias, prefetto di Propaganda Fide, è una conferma dell’attenzione che il Pontefice, con il suo Segretario di Stato, sta riservando in questi giorni alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli: per vederci chiaro nelle carte che la Segreteria di Stato si è fatta inviare, "riformare" il dicastero e preparare l’arrivo di un nuovo prefetto. Il card. Ivan Dias faceva già parte dell’operazione di rinnovamento: è stato nominato da Papa Ratzinger nel 2006 proprio per garantire "più trasparenza" dopo la "gestione non esemplare" che lo aveva preceduto, ovvero i cinque anni nei quali il card. Crescenzio Sepe e la sua squadra di monsignori e "gentiluomini" laici hanno guidato la Congregazione. Mentre la magistratura italiana indaga su assegnazioni e affitti di favore che coinvolgono anche il patrimonio immobiliare immenso, sui nove miliardi di euro, di Propaganda Fide, la linea della Santa Sede è definita: da una parte si invita alla prudenza, "molto di ciò che si dice non è vero", dall’altra si mette in chiaro che eventuali responsabilità sono "personali" e appartengono, appunto, alla "vecchia gestione", tanto che si era già cominciato a porvi rimedio. Detto questo, la Congregazione che si occupa delle terre di missione, Africa ed Asia in testa, non può permettersi zone di "opacità" nella gestione di un patrimonio che è frutto di proprietà e donazioni secolari e serve a sostenere 1.077 delle 2.883 circoscrizioni ecclesiastiche sparse nel mondo, un terzo abbondante della Chiesa universale nelle zone più povere della Terra, e quindi missioni, ospedali, opere caritative. Il card. Ivan Dias, già arcivescovo di Bombay, è stato chiamato per il suo valore e anche per la sua estraneità totale ai giri di amicizie romani che hanno mostrato le inchieste sulla cosiddetta "cricca". L’attuale prefetto, tuttavia, ha da tempo problemi di salute, non diplomatici ma reali: e ha già chiesto al Papa di poter lasciare l’incarico. L’incontro di ieri può segnare in questo senso un’accelerazione, anche se Oltretevere invitano alla cautela: il desiderio era che il cardinale potesse restare fino alla scadenza naturale, a primavera 2011, in ogni caso ci potrebbe volere qualche mese. Il compito è delicato, la successione non è facile, ci vuole una personalità di peso per completare la riforma interna: per questo si fa l’ipotesi dell’arcivescovo Fernando Filoni, Sostituto per gli Affari Generali e quindi "numero due" della Segreteria di Stato. Benedetto XVI e il cardinale Tarcisio Bertone hanno ormai preso in mano direttamente la situazione: la gestione di Propaganda Fide rimarrà autonoma rispetto all’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, ma ci vorrà una sorta di "coordinamento" perché non possa più accadere che decisioni prese dalla Congregazione restino ignote al resto del Vaticano, spiegano Oltretevere: "Ci vuole maggiore vigilanza e maggior controllo".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera