venerdì 9 luglio 2010

Forse resi noti giovedì i 4 testi con le norme più aspre sulla pedofilia. Ordinazione delle donne, eresia, apostasia e scisma tra i 'delicta graviora'

Molto più che un nuovo set di norme che regolano come la Chiesa Cattolica punisce i preti pedofili: alla luce delle numerose anticipazioni comparse in questi giorni sui media internazionali, dal settimanale Usa National Catholic Reporter, all'agenzia dei vescovi americani Catholic News Service all'agenzia messicana Notimex, le nuove regole che la Santa Sede pubblicherà la prossima settimana sembrano destinate ad ampliare nettamente i poteri 'giudiziari' della Congregazione della Dottrina della Fede, il dicastero per oltre vent'anni è stato guidato proprio dal card. Joseph Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI. D'altra parte, spiegano fonti vaticane ben informate all'agenzia Asca, lo scandalo pedofilia di questi ultimi mesi è una ''svolta epocale'', a cui per il Pontefice era necessario dare una ''risposta congrua'' con una innovazione ''storica'' nel modo di pensare i rapporti tra la Chiesa e il mondo. Rispetto a un'epoca in cui la Chiesa rivendicava dagli Stati il ''privilegio'' di risolvere al proprio interno scandali e problemi, e qualificava come ''persecuzione'' ogni tentavo di interferenza o di indagine, oggi il Pontefice riconosce in pieno la legittimità della ''giustizia degli uomini''. Non a caso, una delle nuove norme prevede che il prete condannato per abusi su minori da un tribunale civile possa venire ridotto allo stato laicale senza processo canonico. Tramite l'adeguamento del Motu Proprio del 2001 di Giovanni Paolo II "Sacramentorum Sanctitatis Tutela" che regola i ''delitti più gravi'' per i quali è competente la Congregazione per la dottrina della fede, di cui si ribadisce il ruolo di ''tribunale apostolico'', le competenze dell'ex-Sant'Uffizio verranno nettamente ampliate. In particolare, oltre ai ''delitti'' che già le erano riservati, la Congregazione potrà anche giudicare chi partecipa alla ''attentata ordinazione sacra di una donna'', già colpito da scomunica automatica a partire dal 2008, e dei ''delitti contro la fede'' come lo scisma, l'eresia e l'apostasia. Sui casi di pedofilia, le nuove norme raccolgono e sistematizzano i decreti e le regole approvate negli ultimi anni e la prassi che si è sviluppata, con qualche novità: in particolare, viene raddoppiato il tempo per la ''prescrizione'' degli abusi, 20 anni dal compimento dei 18 anni da parte della vittima; il possesso o l'uso di materiale pedo-pornografico viene considerato una ''offesa grave'' ed equiparato alla pedofilia; si sanziona anche gli abusi a danno di adulti che hanno ''un uso imperfetto della ragione''; si semplificano alcuni obblighi procedurali nei processi diocesani contro i preti accusati di molestie. Particolarmente significativa anche la norma che permette alla Congregazione per la dottrina della fede di ''sanare'' i complessi processi canonici contro i preti molestatori da ''vizi di forma'' che potrebbe essere stati commessi dai tribunali diocesani e l'esclusione del Tribunale della Segnatura Apostolica dalla competenza per i ricorsi dei preti condannati canonicamente per pedofilia: due provvedimenti che ampliano nettamente i poteri dell'ex-Sant'Uffizio a discapito di altri dicasteri vaticani e che dovrebbero impedire che il caso di un sacerdote accusato 'rimbalzi' per anni tra un ufficio e un altro della Curia. Come spiegato dallo stesso Papa Wojtyla in "Sacramentorum Sanctitatis Tutela", la ''competenza giudiziaria'' per le violazioni dei sacramenti, ''soprattutto della Santissima Eucaristia e della Penitenza'', insieme ai reati contro la morale sessuale della Chiesa (Sesto comandamento) era ''affidata esclusivamente'' all'ex-Sant'Uffizio già dal 1962, anno della nota istruzione "Crimen Sollicitationis". Nel 1988, quindi, era stato già lo stesso Wojtyla a precisare, nella Costituzione Apostolica "Pastor bonus", che la Congregazione per la Dottrina della Fede ''giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all'occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio''. Nel 2001, il Motu Proprio "Sacramentorum Sanctitatis Tutela" ribadiva queste norme e affidava alla lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede il compito di chiarire i reati che cadevano sotto la sua competenza e le procedure da seguire: a questo scopo, l'ex-Sant'Uffizio pubblicava, sempre nel 2001, la lettera "De delictis gravioribus" che del Motu Proprio di Papa Wojtyla era una sorta di 'decreto attuativo'. In quella lettera, si affermava esplicitamente che alla Congregazione spettava di perseguire il ''delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età''. Le norme in uscita la prossima settimana, forse giovedì, dovrebbero mettere ordine e raccogliere questo 'corpus' di norme insieme con altri decreti e aggiornamenti usciti successivamente. Per l'esattezza, dovrebbero vedere alla luce quattro documenti: un semplice decreto firmato dall'attuale prefetto della Congregazione, il card. William Levada, che annuncia le nuove norme, una nuova traduzione italiana, la prima 'ufficiale', del Motu Proprio, e due note, una storica e una esplicativa, di accompagnamento.

Asca