lunedì 5 luglio 2010

Il Papa inaugura la centesima fontana dei Giardini Vaticani: simbolico richiamo ai valori della semplicità e umiltà nel compiere la volontà di Dio

“Affidarsi a Dio vuol dire svuotarsi di sé, rinunciare a se stessi, perché solo chi accetta di perdersi per Dio può essere ‘giusto’ come San Giuseppe, può conformare, cioè, la propria volontà a quella di Dio e così realizzarsi”. Lo ha detto il Papa, inaugurando oggi la nuova fontana dei Giardini Vaticani, la centesima, intitolata a San Giuseppe e definita da Benedetto XVI “un simbolico richiamo ai valori della semplicità e dell’umiltà nel compiere quotidianamente la volontà di Dio, valori che hanno contraddistinto la vita silenziosa, ma preziosa del custode del Redentore”. La nuova fontana, ha esordito il Santo Padre, “è un’opera che va ad incrementare il patrimonio artistico di questo incantevole spazio verde della Città del Vaticano, ricco di testimonianze storico-artistiche di varie epoche” e che costituisce “un contesto naturale di singolare bellezza”. “Non solo i prati, i fiori, le piante, gli alberi, ma anche le torri, le casine, i tempietti, le fontane, le statue e le altre costruzioni fanno di questi Giardini un ‘unicum’ affascinante”, le parole del Pontefice: ”Essi sono stati per i miei Predecessori, e sono anche per me uno spazio vitale, un luogo che volentieri frequento per trascorrere un po’ di tempo in preghiera e in serena distensione”. “Questa fontana è intitolata a san Giuseppe, figura cara e vicina al cuore del Popolo di Dio”, ha proseguito il Papa. La fontana, formata da due grandi vasche ellittiche, di sei e otto metri, digradanti e comunicanti, con al centro una palma, è arricchita da sei formelle bronzee dell’artista bellunese Franco Murer, dedicate ad altrettanti episodi della vita di San Giuseppe, sui quali si è soffermato il Papa. Il primo pannello rappresenta lo sposalizio tra Giuseppe e Maria, un episodio di “grande importanza” perché grazie ad esso viene conferito al Figlio di Dio il titolo legale di “figlio di Davide”. Per il Santo Padre, si tratta di “un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell’umanità, nella realizzazione delle promesse di Dio; ha perciò anche una connotazione soprannaturale, che i due protagonisti accettano con umiltà e fiducia”. Ma ben presto per Giuseppe arriva “il momento della prova, una prova impegnativa per la sua fede”: la “misteriosa maternità” di Maria, da cui Giuseppe rimane turbato. Fino al sogno raffigurato nel secondo pannello, in “l’angelo gli fece comprendere che ciò che avveniva in Maria era opera dello Spirito Santo; e Giuseppe, fidandosi di Dio, acconsente e coopera al piano della salvezza”. “Certo, l’intervento divino nella sua vita non poteva non turbare il suo cuore”, il commento del Pontefice, secondo il quale questo episodio dimostra a Giuseppe, come ad ognuno di noi, che “affidarsi a Dio non significa attuare tutto chiaro secondo i nostri criteri, non significa realizzare ciò che noi abbiamo progettato”. “Il Vangelo non ha conservato alcuna parola di Giuseppe, il quale svolge la sua attività nel silenzio”, fa notare il Papa: “È lo stile che lo caratterizza in tutta l’esistenza”, anche quando è accanto a Maria nella Natività, rappresentata nella terza formella. Poi la “scena drammatica” della fuga in Egitto, raffigurata nel quarto pannello, “un altro momento misterioso nella sua vita; un’altra prova in cui gli è richiesta piena fedeltà al disegno di Dio”. Tema della quinta formella è invece il ritrovamento di Gesù al tempio di Gerusalemme, unico altro episodio evangelico in cui appare Giuseppe. La “duplice domanda del Figlio di Dio” (“Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio”), secondo Benedetto XVI “ci aiuta a capire il mistero della paternità di Giuseppe”. Gesù, infatti, “afferma il primato della volontà di Dio su ogni altra volontà, e rivela a Giuseppe la verità profonda del suo ruolo: anch’egli è chiamato ad essere discepolo di Gesù, dedicando l'esistenza al servizio del Figlio di Dio e della Vergine Madre, in obbedienza al Padre Celeste”. Il sesto pannello, infine, rappresenta il lavoro di Giuseppe nell’officina di Nazaret. “Accanto a lui ha lavorato Gesù”, sottolinea il Papa: “il Verbo incarnato cresce come uomo all’ombra dei suoi genitori, ma, nello stesso tempo, questi rimangono, a loro volta, nascosti in Cristo”. Sue due targhe sono iscritti i nomi degli sponsor della provincia di Trento e dei donatori dei 'Patrons of the Arts' Michael e Dorothy Hintze, e Robert Castrignano.