mercoledì 28 luglio 2010

Le parabole della perla preziosa e del tesoro nascosto. Il Papa: Dio non toglie nulla ma dà il 'centuplo' perché è Amore infinito che sazia il cuore

La “perla preziosa” e il “tesoro nascosto nel campo” sono due celebri immagini delle parabole di Gesù. Il Vangelo della liturgia di oggi le ripropone alla meditazione dei fedeli e lo stesso Benedetto XVI, durante il suo Pontificato, le ha utilizzate in diversi discorsi per mettere in luce l’importanza del lasciare tutto per Cristo. Capire dove sta il vantaggio economico di una certa operazione è una valutazione che l’uomo di ogni epoca ha sempre eseguito con grande disinvoltura. Nella sua perfetta conoscenza della natura umana, Gesù non esita a paragonare il divino al denaro per colpire l’immaginazione di chi lo ascolta e così spiegare in cosa consista, diremmo oggi, il “business” del Vangelo, quale sia la ricchezza del Regno che Lui è venuto ad annunciare sulla terra. “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo…” o è simile a “una perla preziosa”: in entrambi i casi, i due che si imbattono in queste ricchezze vendono tutto ciò che hanno per assicurarsele. Scene chiare, dirette, di comprensione immediata: la ricchezza dell’amore di Dio è così esorbitante da essere, per ogni uomo, un irrinunciabile “affare”. E certamente come quel mercante della parabola, ha spiegato il Papa, si comportò duemila anni fa San Paolo, che ebbe della ricchezza del Vangelo una rivelazione folgorante: “Egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo. Il tesoro nascosto nel campo e la perla preziosa nel cui acquisto investire tutto il resto non erano più le opere della Legge, ma Gesù Cristo, il suo Signore” (Udienza generale del 19 novembre 2008).
I Santi e le Sante sono stati i mercanti che lungo la storia della Chiesa sono andati di fretta a cedere i loro averi, ovvero le proprie aspirazioni e ambizioni, per darsi tutti e tutte a Cristo. E chi oggi si consacra nel sacerdozio o nella vita religiosa contribuisce a rendere carne viva quelle antiche parabole con la misura, ha notato una volta Benedetto XVI, che chiede “tutto il cuore”, “tutta l’anima” e “tutte le forze”: “Cercate in ogni modo di manifestare la vostra appartenenza a Cristo, il tesoro nascosto per il quale avete lasciato tutto. Fate vostro il ben noto motto programmatico di San Benedetto: 'Niente sia anteposto all'amore di Cristo'” [Ai religiosi della diocesi di Roma (10 dicembre 2005)].
Un invito, quello del Papa, che vale altrettanto per la vita di coppia e di famiglia. Anche un matrimonio cristiano è come un campo che custodisce una ricchezza nascosta, che alimenta il rapporto tra i coniugi, aiutandoli a superare, se in confidano in Dio, errori, stanchezza, difficoltà: “Questo può farlo solo Dio...per accostare le coppie, ascoltarle, aiutarle a riscoprire il tesoro nascosto del matrimonio, il fuoco rimasto sepolto sotto la cenere. E’ Lui che ravviva e torna a far ardere la fiamma; non certo allo stesso modo dell’innamoramento, bensì in maniera diversa, più intensa e profonda: sempre però la stessa fiamma” [Ai partecipanti al Meeting Internazionale del Movimento "Retrouvaille" (26 settembre 2008)].
Nei racconti di Gesù c’è una persona che non ha lo stesso “fiuto” per gli affari mostrato dall’uomo del campo o dal mercante della perla. E’ il giovane ricco del Vangelo, che preferisce tenersi i propri beni sonanti a quelli dello spirito promessigli dal Maestro. Ai giovani di Sulmona, qualche settimana fa, Benedetto XVI ha detto invece: “Per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa. Avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa. Avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il 'centuplo' e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore" [Incontro con i giovani nella Cattedrale di Sulmona (4 luglio 2010)].
Questa pagina del Vangelo, oltre alla sua carica ideale, si presta anche a una riflessione sul valore della ricchezza in sé. Fa porre una domanda: quale deve essere il nostro rapporto con i beni materiali? Questo è il pensiero del Papa: “La ricchezza, pur essendo in se un bene, non va considerata un bene assoluto. Soprattutto non assicura la salvezza, anzi potrebbe persino comprometterla seriamente. E’ saggezza e virtù non attaccare il cuore ai beni di questo mondo, perché tutto passa, tutto può finire bruscamente. Il tesoro vero che dobbiamo ricercare senza sosta per noi cristiani sta nelle ‘cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra del Padre’” (Angelus, 5 agosto 2007).

Radio Vaticana