sabato 25 settembre 2010

Incontro della Commissione teologica per il dialogo cattolico-ortodosso: verso un completo riconoscimento come Chiese sorelle, unità nella diversità

La Chiesa Cattolica e le Chiese Ortodosse stanno facendo progressi in vista di un ''completo'' riconoscimento reciproco come ''Chiese sorelle'' che permetta loro di raggiungere l'unità nella ''diversità'', secondo un modello già tratteggiato da Papa Benedetto XVI con la sua decisione di accogliere 'in blocco' comunità anglicane che potranno mantenere le loro identità e tradizioni. E' quanto emerso in questi giorni dall'incontro a Vienna della Commissione teologica mista per il dialogo tra cattolici e ortodossi, sul tema del ''Primato del vescovo di Roma nel primo millennio''. Le due delegazioni di teologi erano guidate rispettivamente dal metropolita Giovanni di Pergamo, rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e di mons. Kurt Koch (nella foto con Benedetto XVI), da quest'estate presidente del Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani. Erano presenti anche il metropolita Hilarion, ''ministro degli esteri' del Patriarcato di Mosca, la più popolosa tra le Chiese Ortodosse, e l'arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schoenborn. In una conferenza stampa congiunta con il metropolita Giovanni, mons. Koch ha spiegato che il modello di unità futura tra le Chiese è ''la grande domanda'' che dovrà essere affrontata nel futuro del dialogo, e che la via da seguire per il futuro è una che sappia accogliere la ''diversità'' nell'unità. ''Abbiamo visto i temi che dovremo discutere - ha spiegato mons. Koch secondo quanto riferisce il blog FaithWorld -: il primato papale e la sinodalità. La Chiesa Cattolica ha un forte primato ma probabilmente non ha sviluppato la sinodalità quanto la Chiesa Ortodossa. La forza della Chiesa ortodossa è nella sua sinodalità, ma la dottrina del primato non è così forte. Possiamo arricchirci l'un l'altro'', perchè ''il principio base dell'ecumenismo è lo scambio dei doni''. ''Unità - ha detto poi Koch - significa considerarsi entrambi come Chiese pienamente sorelle. Proprio come la Chiesa (cattolica) di Vienna è sorella della Chiesa di Basilea, la Chiesa Ortodossa sarà una Chiesa sorella per noi''. ''Credo che anche il pensiero del Papa vada in questa direzione - ha quindi aggiunto -. Ha detto agli anglicani che vogliono tornare che potranno conservare la loro tradizione e celebrare la loro liturgia. Quindi ha detto che ci dovrebbe essere diversità. Questo sarà un secondo passo, anche se è troppo presto per chiederci quando lo potremo fare assieme''. Il metropolita Giovanni, dopo aver premesso che ''non ci sono nuvole di sfiducia tra le nostre due Chiese'' ha indicato che in futuro il dialogo cattolico-ortodosso assumerà un carattere piu' ''teologico'', distaccandosi dall'indagine storica sulla Chiesa del primo millennio, prima quindi dello scisma tra Chiesa d'Oriente e d'Occidente del 1054, che lo ha caratterizzato fino ad ora. ''Quanto abbiamo deciso a Ravenna sembra essere confermato dalla storia del primo millennio''. Quanto al futuro, Giovanni ha premesso che non c'è alcun ''modello precostituito'': il risultato ''sarà il frutto di un certo...- non la chiamerei riforma, è troppo forte - ma di un adattamento da entrambe le parti''. Se gli ortodossi da una parte rafforzano ''la loro unità universale e il loro concetto di primato'' e i cattolici invece la loro ''dimensione sinodale'', ''il risultato - per il metropolita - si avvicinerà ad una concezione della Chiesa che è unificata nel modo giusto nella sua struttura fondamentale''. ''Certo - ha proseguito - dobbiamo essere uniti nella fede. Ci sono certe cose fondamentali in materia di fede che vanne chiarite. Ma il resto può essere lasciato alla diversità. Ci sono abitudini, abitudini liturgiche e altre abitudini, che possono essere lasciate ad ogni Chiesa perchè le organizzi liberamente''. Difficilmente, però, dall'incontro di Vienna che si concluderà domani uscirà un documento come quello di Ravenna: ''La carta è paziente'', ha detto mons. Koch. La prossima plenaria della Commissione potrebbe riunirsi tra uno o due anni.

Asca