Giuseppe di Fazio, La Sicilia
sabato 2 ottobre 2010
Il Papa a Palermo. Nel 2000 il card. Ratzinger nel capoluogo siciliano: per la Chiesa sofferenze e tentazioni, ma rimarrà fonte di gioia e sperenza
La visita di Benedetto XVI in Sicilia sarà il suo primo viaggio da Papa nell’Isola. L’ultima volta di Joseph Ratzinger a Palermo porta, invece, la data del 14 marzo del 2000. In quell’occasione, l’allora cardinale prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, su invito della Facoltà teologica di Sicilia, accettò di concedere una mattinata agli studenti di teologia per rispondere alle loro domande. Fu un incontro magistrale, al di fuori della spettacolarizzazione dei mass media, e al tempo stesso di ogni formalismo. A quell’epoca il card. Ratzinger era dato come prossimo alla pensione, perciò pochi intellettuali e uomini di Chiesa ritennero opportuno di assistere all’evento. Anche i giornali lo snobbarono, solo la nostra testata chiese di essere ammessa all’incontro. Cinque anni dopo Joseph Ratzinger sarebbe stato eletto Papa e a rileggere quanto disse in quell’occasione si ritrova il manifesto del suo Pontificato. Anzitutto l’analisi dei peccati e la profezia sulle persecuzioni della Chiesa. "La Chiesa - disse in quell’occasione - dovrà subire, come in passato, tante tentazioni, sofferenze, persecuzioni. Rimarrà, comunque, una fonte di vita, di gioia, una ragione di speranza". Joseph Ratzinger aveva presente certamente le grandi persecuzioni del Novecento, ma intravedeva già la via stretta attraverso cui sarebbe dovuta passare la Chiesa nell’Occidente all’inizio del nuovo millennio. "Le grandi ideologie - disse infatti a Palermo - hanno costruito un nuovo paganesimo che, volendo accantonare definitivamente Dio, ha finito per sbarazzarsi dell’uomo". Qual è l’immagine che nella società siciliana si ha oggi della Chiesa? Spesso quella di una istituzione irrilevante. Una realtà che sembra aver perso la sua partita, deludendo anche i suoi fan non cristiani che l’avevano presa come l’ultimo baluardo contro il degrado sociale e contro la mafia. Ma la Chiesa ha perso la sua battaglia soprattutto sul terreno della mentalità. Oggi essa non riesce più ad influenzare la vita dei fedeli né, tantomeno, la realtà sociale. Di pubblico ha conservato soltanto i riti esteriori. Per parafrasare Charles Péguy si potrebbe dire che in Sicilia viviamo un "tempo senza Gesù, dopo Gesù". Sono rimaste le feste religiose, la frequenza alle Messe domenicali, ma il modo di pensare e la gerarchia dei valori sono dettati dal mondo. Dopo gli ultimi scandali sulla pedofilia, e gli ulteriori attacchi alla Chiesa sui mass media di mezzo mondo, la percezione comune del cittadino medio, anche in Sicilia, è quella del disincanto: non ci si può fidare di nessuno, né dello Stato, né dei politici, né delle forze dell’ordine, né della Chiesa; non resta che chiudersi in se stessi, dentro una società sempre più glaciale nei rapporti umani e individualista nella gestione dei problemi. Papa Ratzinger già nell’assemblea del 2000 a Palermo indicò un punto di metodo importante: "Qualcosa di vivo - disse - non può nascere altrimenti che da una cosa viva, da uomini che nell’incontro con Cristo abbiano trovato la perla preziosa che dà valore a tutta la vita". I punti vivi sono senz’altro i Santi e i testimoni della fede che hanno segnato la vita del nostro popolo anche in questi ultimi decenni. Due per tutti: don Pino Puglisi e il giudice Rosario Livatino. Ma sono anche i luoghi in cui la fede zampilla con creatività nell’oggi della realtà siciliana, anzitutto i movimenti ecclesiali. Pochi hanno notato, per esempio, che la Sicilia è stata un terreno fertilissimo per lo sviluppo di movimenti come Focolarini, Rinnovamento nello Spirito, Neocatecumenali, Comunione e liberazione, fornendo alla leadership nazionale dei medesimi figure di primissimo piano. Benedetto XVI non verrà certo con la ricetta per risolvere i problemi dell’Isola. Eppure se decine di migliaia di giovani e meno giovani domenica saranno attorno a lui a Palermo vuol dire che si aspettano qualcosa che merita il sacrificio di un lungo viaggio e di una giornata senza alcuna comodità. Si aspettano che l’incontro col Papa alimenti la fiamma del loro cuore e ridia speranza alla vita. Senza questa positività di sguardo verso la realtà è impossibile sacrificarsi per costruire qualcosa di bene per tutti.