martedì 5 ottobre 2010

Il Papa a Palermo. Tra i 'ciovani' di Piazza Politeama conquistati da Benedetto: è un nuovo amico, da questo incontro una grande speranza nel futuro

Chiedono una bussola che li aiuti a seguire la rotta, mentre tante, troppe sirene tentano di irre­tirli con attrattive che durano lo spazio di un mattino. Basta un gesto, un saluto da lonta­no, una parola detta col tono giusto, un "coraggio" pro­nunciato dal Papa per farli e­splodere in un applauso scro­sciante o in un urlo liberato­rio. I giovani della Sicilia han­no dimostrato di credere nel cambiamento, a dispetto di tutti i guai di questa terra. Piazza Politeama è una ma­rea umana già dalle prime o­re del pomeriggio. Si scatena alle note di Lello Analfino, lea­der dei Tinturia, gruppo mu­sicale siciliano, e si impenna quando Massimo Minutella chiede di salutare il Santo Pa­dre che sta arrivando nell’ul­tima tappa dell’intensa do­menica palermitana. Bene­detto XVI si gira per salutare e fare i complimenti al mat­tatore del palco, abbraccia Minutella che al settimo cie­lo gli chiede di non dimenti­care questi giovani, di portar­li tutti nel cuore. Due di quei ragazzi pieni di entusiasmo, reduci dai due giorni di convegno regionale sulle famiglie e sui giovani, salgono sul palco, a due pas­si dal Papa, ingoiano l’emo­zione e spiegano con voce si­cura quali sono i loro sogni. "Da questa nostra bella isola, dalle aule delle nostre scuole, dai corridoi così densi di vita e di sogni, vogliamo dichiara­re il nostro desiderio di edu­cazione – dice Giorgia Travel­la, studentessa liceale di La­scari, in provincia di Palermo –. Abbiamo bisogno che non si rinunci mai all’importanza di maestri che siano testimo­ni veri, a relazioni educative, come al quotidiano confron­to e alla trasmissione del sa­pere". "Abbiamo molto da ri­cevere e tanto riceviamo an­che dalla Chiesa e dai nostri sacerdoti. Ma abbiamo anche moltissimo da donare se qualcuno ci accoglie, ci a­scolta, ci fa innamorare sem­pre più di Gesù Cristo". La piazza ascolta, annuisce, so­no i sogni di ciascuno di loro. Poi tocca a David Roccaro, studente di Giurisprudenza, uno dei tanti giovani che cre­de della formazione e nello studio "come occasione di ri­scatto e di rinnovato impe­gno.Noi non vogliamo ri­nunciare al sogno di una Sici­lia migliore, fecondata dal sangue di tanti martiri della giustizia e della fede come Falcone, Borsellino, don Pino Puglisi e Rosario Livatino – scandisce mentre scoppia l’applauso –. Viviamo in Sici­lia un momento storico ecce­zionale, mai come ora la cri­minalità è stata colpita e mes­sa in difficoltà. Per questo è l’ora di rafforzare il nostro im­pegno in difesa dei valori cri­stiani e sociali, ma anche co­me chiave di lettura per lo stu­dio, l’educazione, il lavoro...che non c’è". Le migliaia di giovani che hanno conosciuto il Papa in Piazza Politeama son tornati alle loro case. Anche Benedetto XVI non è più a Palermo. Rimane tanto però negli occhi, nelle orecchie, nella memoria, a chi ha passato il pomeriggio in loro compagnia. Anche ad occhi profani non è sfuggita l’emozione del Santo Padre, accolto come un parente stretto al quale si dà del tu senza nemmeno rendersene conto. Tanto che Benedetto (semplicemente, come lo hanno chiamato tutti), lo dice a chiare lettere quanto ci ha tenuto a quest’appuntamento: “È l’incontro centrale della mia visita”. E i giovani? Dopo tanta attesa danno voce e corpo al loro entusiasmo. Gridano il nome di quello che per loro è “un nuovo amico”, si alzano sulle punte dei piedi per non perdere nemmeno un secondo della sua presenza lì vicino a loro. Alcuni, nel pieno dell’emozione, si schernisono forse per non lasciare andare con le parole quello che hanno sentito e appreso. Altri sono contenti di comunicare il loro stato d’animo. “Quello che mi rimane di quest’incontro? Una grande speranza nel futuro”. Lui si chiama Matteo. “Le parole del Papa che mi hanno colpito di più sono state quelle contro la mafia – continua – Ci ha detto che combatterla non è difficile”. Seduto vicino a Matteo, su un gradino, c’è il suo amico Dario: “Ora abbiamo tanta speranza in più”. “Quella che provo per adesso è tanta gioia. Il Papa ha detto delle cose importanti – a parlare è Sonia -, soprattutto quando ha parlato della famiglia. Mi ha commossa”. C’è poi chi come Oliviero parla di “una sensazione di fede ritrovata”. “Spero che tutti i giovani come me adesso capiscano che dobbiamo camminare tutti assieme”, scandisce Adriano.

Avvenire, Live Sicilia