Il Papa: Romano Guardini teologo del dialogo interiore e dello scambio culturale con gli uomini. Voleva conoscere la verità di Dio e quella sull'uomo
La visione cristiana sul mondo, come strumento per avvicinarsi alla verità di Dio. Lungo questo percorso interiore, intessuto di dialogo con l’altro, spese la sua vita di sacerdote e teologo Romano Guardini. Benedetto XVI, che di Guardini fu giovane allievo, ha parlato dei punti fondamentali della riflessione del teologo nell’udienza concessa questa mattina in Vaticano ai partecipanti al Congresso promosso dalla Fondazione “Romano Guardini”, dedicato all’analisi dell’“eredità spirituale ed intellettuale” dello studioso italo-tedesco, scomparso 40 anni fa. “Un uomo del dialogo interiore” e dello scambio culturale con gli uomini, innamorato “della verità di Dio e della verità sull’uomo”: non come mero esercizio di astrazione, ma come ricerca che porta alla scelta del bene nei riguardi del prossimo. È uno sguardo competente, di chi ebbe modo di ascoltarlo e studiarlo sin da giovane, e ammirato quello che Benedetto XVI dedica a Romano Guardini, celebrato in questi giorni da un Congresso della Fondazione berlinese che porta il nome del teologo, nato a Verona nel 1885 e spentosi il primo ottobre del 1968 a Monaco di Baviera. Al teologo, ha ricordato il Papa, non interessava “conoscere una cosa qualunque o molte cose; egli voleva conoscere la verità di Dio e la verità sull’Uomo”, scoprire cosa significasse la “weltanschauung cristiana”, la visione cristiana del mondo: “Ed era questo orientamento del suo insegnamento che aveva colpito noi giovani: noi, infatti, non volevamo conoscere un’esplosione di tutte le opinioni che esistevano all’interno o al di fuori della cristianità, perché noi volevamo conoscere ciò che è. E lì c’era uno che, senza paure e allo stesso tempo con tutta la serietà del pensiero critico, si poneva di fronte a questa domanda e ci aiutava a seguire il pensiero". Tuttavia, ha proseguito Benedetto XVI, anche se la verità di Dio “non è astratta o trascendente, ma si trova nel vivo-concreto, nella figura di Gesù Cristo”, talvolta anche l’uomo più disponibile “non sempre” comprende “quello che dice Dio”. Serve, allora, “un correttivo, e questo consiste nello scambio con l’altro”: “Guardini era un uomo del dialogo. Le sue opere sono nate quasi senza eccezione da un dialogo, se non altro interiore...Dall’apertura dell’Uomo per la verità per Guardini ne consegue un ethos, un fondamento per il nostro comportamento morale nei riguardi del nostro prossimo, come esigenza della nostra esistenza. Proprio perché l’uomo può incontrare Dio può agire per il bene”. Guardini, ha detto il Papa, fu anche un sensibile pedagogo per i giovani. I loro ideali di autodeterminazione, responsabilità, sincerità interiore “li purificava e li approfondiva”, ha affermato, insegnando che la “libertà è verità” e che l’uomo è vero se lo è “secondo la sua natura” che porta a Dio. Inoltre, ha soggiunto il Pontefice, accompagnando i giovani, Guardini cercò anche un nuovo approccio alla liturgia: “La riscoperta della liturgia per lui era riscoperta dell’unità tra spirito e corpo nella completezza dell’uomo intero. Infatti, l’atteggiamento liturgico è sempre atteggiamento fisico e spirituale. La preghiera è allargata dall’agire fisico e comunitario e così l’unità si apre a tutta la realtà”. Auspicando che lo studio attento delle opere di Romano Guardini “approfondisca la consapevolezza dei fondamenti cristiani della nostra cultura e della nostra società”, Benedetto XVI ha terminato con una riflessione sulla “perenne attualità” del “rapporto tra fede e mondo”, che fu al centro del pensiero del teologo: “Guardini vedeva nell’università il luogo della ricerca della verità. Questo, però, può essere solamente se essa è libera da qualsiasi strumentalizzazione e da qualsiasi coinvolgimento politico o di altro genere. Oggi più che mai, in un mondo fatto di globalizzazione e frammentazione, è necessario che questa esigenza venga portata avanti”.