giovedì 14 ottobre 2010

Il Papa: una saggezza propositiva, risultato di un discernimento culturale ed etico, condizione per scelte politiche ed economiche per il bene comune

La disoccupazione e la precarietà ''costituiscono un ostacolo sul cammino della realizzazione dei propri ideali di vita, favorendo la tentazione del ripiegamento e del disorientamento'' ed è quindi necessario ''sostenere con forza e fattivamente l'insostituibile funzione sociale della famiglia''. Lo chiede Papa Benedetto XVI in un messaggio inviato al card. Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana, per la 46° Settimana Sociale dei cattolici italiani, in corso a Reggio Calabria. ''A livello nazionale - scrive il Pontefice nel suo messaggio, letto ai delegati presenti a Reggio Calabria dal nunzio in Italia, mons. Giuseppe Bertello -, la conseguenza più evidente della recente crisi finanziaria globale sta nel propagarsi della disoccupazione e della precarietà, che spesso impedisce ai giovani - specialmente nelle aree del Mezzogiorno - di radicarsi nel proprio territorio, quali protagonisti dello sviluppo. Per tutti, comunque, tali difficoltà costituiscono un ostacolo sul cammino della realizzazione dei propri ideali di vita, favorendo la tentazione del ripiegamento e del disorientamento. Facilmente la sfiducia si trasforma in rassegnazione, diffidenza, disaffezione e disimpegno, a scapito del legittimo investimento sul futuro''. Per Papa Ratzinger, il problema ''non è soltanto economico, ma soprattutto culturale e trova riscontro in particolare nella crisi demografica''. ''A maggior ragione - afferma quindi il Pontefice -, bisogna riconoscere e sostenere con forza e fattivamente l'insostituibile funzione sociale della famiglia, cuore della vita affettiva e relazionale, nonchè luogo che più e meglio di tutti gli altri assicura aiuto, cura, solidarietà, capacitaà di trasmissione del patrimonio valoriale alle nuove generazioni''. ''E' perciò necessario - conclude - che tutti i soggetti istituzionali e sociali si impegnino nell'assicurare alla famiglia efficaci misure di sostegno, dotandola di risorse adeguate e permettendo una giusta conciliazione con i tempi del lavoro''. “Fare fronte ai problemi attuali, tutelando nel contempo la vita umana dal concepimento alla sua fine naturale, difendendo la dignità della persona, salvaguardando l’ambiente e promuovendo la pace – le parole del Papa – non è compito facile, ma nemmeno impossibile”, se non è delegato “soltanto alle pubbliche autorità”. ''Rinnovo l'appello perchè sorga una nuova generazione di cattolici, persone interiormente rinnovate che si impegnino nell'attività politica senza complessi d'inferiorità''. ''Tale presenza - ha aggiunto -, certamente, non s'improvvisa; rimane, piuttosto, l'obiettivo a cui deve tendere un cammino di formazione intellettuale e morale che, partendo dalle grandi verità intorno a Dio, all'uomo e al mondo, offra criteri di giudizio e principi etici per interpretare il bene di tutti e di ciascuno''. Per la Chiesa in Italia, “che opportunamente ha assunto la sfida educativa come prioritaria nel presente decennio, si tratta di spendersi nella formazione di coscienze cristiane mature, cioè aliene dall’egoismo, dalla cupidigia dei beni e dalla bramosia di carriera e, invece, coerenti con la fede professata, conoscitrici delle dinamiche culturali e sociali di questo tempo e capaci di assumere responsabilità pubbliche con competenza professionale e spirito di servizio”. “Muoversi secondo una prospettiva di responsabilità – ha spiegato il Papa – comporta la disponibilità a uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo, per perseguire insieme il bene del Paese e dell’intera famiglia umana”. Nella dottrina sociale della Chiesa, “il bene comune è ciò che costruisce e qualifica la città degli uomini, il criterio fondamentale della vita sociale e politica, il fine dell’agire umano e del progresso; è “esigenza di giustizia e di carità”, cioè “promozione del rispetto dei diritti degli individui e dei popoli, nonché di relazioni caratterizzate dalla logica del dono”. Il bene comune, ha rimarcato Benedetto XVI citando l'Enciclica "Caritas in veritate", “trova nei valori del cristianesimo l’elemento non solo utile, ma indispensabile per la costruzione di una buona società e di un vero sviluppo umano integrale”. ''Uno dei vostri ambiti di approfondimento - scrive il Pontefice - riguarda il fenomeno migratorio e, in particolare, la ricerca di strategie e di regole che favoriscano l'inclusione delle nuove presenze''. ''Ai nostri giorni - aggiunge - il fenomeno ha assunto proporzioni imponenti: superata la fase dell'emergenza, nella quale la Chiesa si è spesa con generosità per la prima accoglienza, è necessario passare a una seconda fase, che individui, nel pieno rispetto della legalità, i termini dell'integrazione''. “Ai credenti, come pure a tutti gli uomini di buona volontà – prosegue Benedetto XVI – è chiesto di fare tutto il possibile per debellare quelle situazioni di ingiustizia, di miseria e di conflitto che costringono tanti uomini a intraprendere la via dell’esodo, promuovendo nel contempo le condizioni di un inserimento nelle nostre terre di quanti intendono, con il loro lavoro e il patrimonio della loro tradizione, contribuire alla costruzione di una società migliore di quella che hanno lasciato. Nel riconoscere il protagonismo degli immigrati, ci sentiamo chiamati a presentare loro il Vangelo, annuncio di salvezza e di vita piena”. ''Alla vigilia del 150° anniversario dell'Unità nazionale, - ha concluso il Papa - da Reggio Calabria possa emergere un comune sentire, frutto di un'interpretazione credente della situazione del Paese; una saggezza propositiva, che sia risultato di un discernimento culturale ed etico, condizione costitutiva delle scelte politiche ed economiche. Da ciò dipende il rilancio del dinamismo civile, per un futuro che sia - per tutti - all'insegna del bene comune''.