I monasteri di clausura femminili e maschili, “oggi più che mai, sono oasi di pace e di speranza, prezioso tesoro per tutta la Chiesa, specialmente nel richiamare il primato di Dio e l’importanza di una preghiera costante e intensa per il cammino di fede”. Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’Udienza generale di questa mattina, dedicata alla mistica Giuliana di Norwich, vissuta in Inghilterra dal 1342 al 1430 circa, ha rivolto un pensiero di “ammirazione e riconoscenza” nei confronti delle donne e degli uomini che “si ritirano per vivere in compagnia di Dio”, e che “proprio grazie a questa loro scelta, acquisiscono un grande senso di compassione per le pene e le debolezze degli altri”. “Amiche ed amici di Dio – ha spiegato infatti Benedetto XVI ai fedeli presenti nell'Aula Paolo VI - dispongono di una sapienza che il mondo, da cui si allontanano, non possiede e, con amabilità, la condividono con coloro che bussano alla loro porta”. “Come un’antica anacoreta”, Giuliana “scelse di vivere all’interno di una cella”: le anacorete o “recluse”, all’interno della loro cella, “si dedicavano alla preghiera, alla meditazione e allo studio”. In tal modo, per il Papa, “maturavano una sensibilità umana e religiosa finissima, che le rendeva venerate dalla gente. Uomini e donne di ogni età e condizione, bisognosi di consigli e di conforto, le ricercavano devotamente”. "Sappiamo - ha detto ancora il Papa - che anche Giuliana riceveva frequenti visite, come ci è attestato dall’autobiografia di un’altra fervente cristiana del suo tempo, Margery Kempe, che si recò a Norwich nel 1413 per ricevere suggerimenti sulla sua vita spirituale. Ecco perché, quando Giuliana era viva, era chiamata, com’è scritto sul monumento funebre che ne raccoglie le spoglie: “Madre Giuliana”. Il Papa ha ricordato che "l’Inghilterra è una terra che ha dato i natali a tante figure illustri che con la loro testimonianza ed il loro insegnamento abbelliscono la storia della Chiesa" e Giuliana di Norwich, "venerata tanto dalla Chiesa Cattolica quanto dalla Comunione anglicana", è "vissuta durante "anni tormentati sia per la Chiesa, lacerata dallo scisma seguito al ritorno del Papa da Avignone a Roma, sia per la vita della gente che subiva le conseguenze di una lunga guerra tra il regno d’Inghilterra e quello di Francia. Dio, però, anche nei tempi di tribolazione, non cessa di suscitare figure come Giuliana di Norwich, per richiamare gli uomini alla pace, all’amore e alla gioia". "Nel maggio del 1373, probabilmente il 13 di quel mese, fu colpita all’improvviso da una malattia gravissima che in tre giorni sembrò portarla alla morte. Dopo che il sacerdote, accorso al suo capezzale, le mostrò il Crocifisso, Giuliana non solo riacquistò prontamente la salute, ma ricevette quelle sedici rivelazioni che successivamente riportò per iscritto e commentò nel suo libro, le Rivelazioni dell’Amore divino. E fu proprio il Signore che, quindici anni dopo questi avvenimenti straordinari, le svelò il senso di quelle visioni. 'Vorresti sapere cosa ha inteso il tuo Signore e conoscere il senso di questa rivelazione? Sappilo bene: amore è ciò che Lui ha inteso. Chi te lo rivela? L’amore. Perché te lo rivela? Per amore...Così imparai che nostro Signore significa amore'". Soffermandosi sulla cifra della spiritualità di Giuliana di Norwich, il Papa ha fatto notare che “il tema dell’amore divino ritorna spesso” nelle sue visioni, tanto che Giuliana, “con una certa audacia, non esita a paragonarlo anche all’amore materno”. Per il Papa, “è questo uno dei messaggi più caratteristici” della mistica inglese: “La tenerezza, la sollecitudine e la dolcezza della bontà di Dio verso di noi sono così grandi che, a noi pellegrini sulla terra, evocano l’amore di una madre per i propri figli”. “Anche i profeti biblici a volte hanno usato questo linguaggio che richiama la tenerezza, l’intensità e la totalità dell’amore di Dio, che si manifesta nella creazione e in tutta la storia della salvezza e ha il culmine nell’Incarnazione del Figlio”, ha fatto notare il Pontefice, ma “Dio supera sempre ogni amore umano”. Giuliana di Norwich, in altre parole, “ha compreso il messaggio centrale per la vita spirituale: Dio è amore e solo quando ci si apre totalmente a questo amore e si lascia che esso diventi l’unica guida dell’esistenza, tutto viene trasfigurato, si trovano la vera pace e la vera gioia e si è capaci di diffonderle intorno a sé”. Il Catechismo della Chiesa cattolica, ha sottolineato il Papa, “riporta le parole di Giuliana di Norwich quando espone il punto di vista della fede cattolica su un argomento che non cessa di costituire una provocazione per tutti i credenti”, vale a dire l’eterno interrogativo: “Se Dio è sommamente buono e sapiente, perché esistono il male e la sofferenza degli innocenti?”. “Anche i Santi si sono posti questa domanda”, ha assicurato il Santo Padre: “Illuminati dalla fede, essi ci danno una risposta che apre il nostro cuore alla fiducia e alla speranza: nei misteriosi disegni della Provvidenza, anche dal male Dio sa trarre un bene più grande”. Proprio come scrisse Giuliana di Norwich, nel Libro delle rivelazioni: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene”. “Le promesse di Dio – ha commentato Benedetto XVI - sono sempre più grandi delle nostre attese. Se consegniamo a Dio, al suo immenso amore, i desideri più puri e più profondi del nostro cuore, non saremo mai delusi. E tutto sarà bene, ogni cosa sarà per il bene”, come asserisce Santa Giuliana.