Ansa, Agi
mercoledì 1 dicembre 2010
Mons. Arrieta: la revisione del sistema penale canonico voluta nel 2007 dal Papa. Il ruolo determinante di Joseph Ratzinger in tre lettere del 1988
Il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ha pronta una bozza di modifiche al Codice di diritto canonico che dovrebbero rendere più rapide e severe le pene nei confronti di chi si macchia dei delitti più gravi, tra cui gli abusi sessuali di membri del clero. Le modifiche recepiranno le indicazioni del Papa in materia. Lo annuncia il segretario del dicastero, mons. Juan Ignacio Arrieta su L’Osservatore Romano, spiegando che una commissione di esperti ha lavorato per quasi due anni, rivedendo il Codice di diritto canonico nei canoni, contenuti nel libro VI, che riguardano le pene da comminare ai colpevoli. Si è mantenuta la numerazione dei canoni, ma sono state "modificate decisamente alcune scelte rivelatesi all’epoca meno riuscite". Infatti, "una commissione di esperti analisti ha lavorato per quasi due anni, rivedendo il testo promulgato nel 1983 per mantenere l'impianto generale e la numerazione dei canoni, ma anche per modificare decisamente alcune scelte dell'epoca rivelatesi meno riuscite". Il segretario del Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, nella sintesi pubblicata da L’Osservatore Romano, non spiega il dettaglio degli inasprimenti al codice di diritto canonico, ma lascia aperta la questione se le modifiche riusciranno a non rendere "più necessarie le misure speciali" contro i "delicta graviora" disposte da Benedetto XVI nel 2007. Mons. Arrieta pubblica comunque una lettera inedita del 1988 dell’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Joseph Ratzinger al card. Castillo Lara che presiedeva la commissione per l’interpretazione autentica del Codice di diritto canonico, in cui poneva il problema dei colpevoli di abusi che chiedevano la dispensa dal sacerdozio. Il testo della lettera del futuro Papa è eloquente: "Questo Dicastero, nell'esaminare le petizioni di dispensa dagli oneri sacerdotali, incontra casi di sacerdoti che, durante l'esercizio del loro ministero, si sono resi colpevoli di gravi e scandalosi comportamenti, per i quali il codice, previa apposita procedura, prevede l'irrogazione di determinate pene, non esclusa la riduzione allo stato laicale". "Tali provvedimenti - scriveva il card. Ratzinger - a giudizio di questo Dicastero, dovrebbero, in taluni casi, per il bene dei fedeli, precedere l'eventuale concessione della dispensa sacerdotale, che, per natura sua, si configura come 'grazia' a favore dell'oratore. Ma attesa la complessità della procedura prevista a tal proposito dal Codex, è prevedibile che alcuni Ordinari incontrino non poche difficoltà nell'attuarla". "La lettera - spiega mons. Arrieta - rispecchia, innanzitutto, la naturale ripugnanza del sistema di giustizia a concedere come atto di grazia (dispensa dagli oneri sacerdotali) qualcosa che occorre, invece, imporre come castigo (dimissione ex poena dal sacerdozio). Volendo evitare le complicazioni tecniche delle procedure stabilite dal Codex per punire condotte delittuose, infatti, si faceva talvolta ricorso alla volontaria richiesta del colpevole di abbandonare il sacerdozio. In questo modo si arrivava allo stesso risultato pratico di espellere il soggetto dal sacerdozio, se tale era la sanzione penale prevista, aggirando al contempo noiose procedure giuridiche. Era un modo pastorale di procedere, come si soleva dire, a margine di quanto prevedesse il diritto. Agendo così, però, si rinunciava alla giustizia e - come motivava il card. Ratzinger - si lasciava ingiustamente da parte il bene dei fedeli". La riduzione allo stato laicale invece della dispensa dal sacerdozio, dunque, potrebbe essere nella bozza di modifica approntata dai Testi legislativi. Altri punti potrebbero probabilmente riguardare l’aumento dei termini di prescrizione del reato, già ampliati sull’onda degli scandali scoppiati negli Stati Uniti e poi in Europa. Arrieta documenta inoltre l’azione coerente contro la pedofilia compiuta dall’attuale Papa già da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e chiarisce motivi ed efficacia della centralizzazione dei processi canonici presso la Congregazione.