lunedì 27 dicembre 2010

San Giovanni Apostolo. Il Magistero di Benedetto XVI: la Chiesa subisce persecuzioni in tutti i tempi, ma è sempre protetta dalla consolazione di Dio

La Chiesa subisce persecuzioni in tutti i tempi, ma è sempre protetta dalla consolazione di Dio: è quanto afferma Benedetto XVI nelle sue catechesi su San Giovanni Apostolo (foto) ed evangelista, la cui festa ricorre oggi. Teologo dell’amore di Dio, Giovanni era il discepolo prediletto di Gesù, che ha seguìto, unico tra gli apostoli, fin sotto la Croce. Il Papa gli ha dedicato tre catechesi di Udienze generali durante l’estate del 2006. La Chiesa “appare indifesa, debole”, “è sempre minacciata, perseguitata”. Ma Giovanni, nelle sue visioni sull’Isola di Patmos, nell’Egeo, dove è stato deportato a causa della fede, vuole ridare fiducia ai cristiani, sbigottiti davanti a una storia che appare “indecifrabile, incomprensibile” e per “il silenzio di Dio di fronte alle persecuzioni”. Così nell’Apocalisse racconta la sua grande visione dell’Agnello che è sgozzato ma sta ritto in piedi: “Gesù, il Figlio di Dio, in questa terra è un Agnello indifeso, ferito, morto. E tuttavia sta dritto, sta in piedi, sta davanti al trono di Dio ed è partecipe del potere divino. Egli ha nelle sue mani la storia del mondo. E così il Veggente vuol dirci: abbiate fiducia in Gesù, non abbiate paura dei poteri contrastanti, della persecuzione! L'Agnello ferito e morto vince! Seguite l'Agnello Gesù, affidatevi a Gesù, prendete la sua strada! Anche se in questo mondo è solo un Agnello che appare debole, è Lui il vincitore” (23 agosto 2006).
L’annuncio della verità porta con sé le persecuzioni. Giovanni, davanti al Sinedrio che lo sta processando con Pietro, non può tacere quello che ha visto e ascoltato: “Proprio questa franchezza nel confessare la propria fede resta un esempio e un monito per tutti noi ad essere sempre pronti a dichiarare con decisione la nostra incrollabile adesione a Cristo, anteponendo la fede a ogni calcolo o umano interesse” (5 luglio 2006).
In Giovanni tutto parte dalla sua amicizia con Gesù, dal poggiare il capo sul suo petto, dal capire che Dio è amore: e non ha amato a parole, ma con i fatti perché ha pagato di persona per noi: "Si noti bene: non viene affermato semplicemente che ‘Dio ama’ e tanto meno che ‘l'amore è Dio!’. In altre parole: Giovanni non si limita a descrivere l'agire divino, ma procede fino alle sue radici...Con ciò Giovanni vuol dire che il costitutivo essenziale di Dio è l’amore e quindi tutta l'attività di Dio nasce dall’amore ed è improntata all'amore: tutto ciò che Dio fa, lo fa per amore e con amore. Anche se non sempre possiamo subito capire che questo è l’amore, ma è l’amore vero” (9 agosto 2006).
L’uomo è chiamato a rispondere all'amore senza misura di Dio, come dice Gesù nel comandamento nuovo riportato nel Vangelo di San Giovanni: “Come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri”:“Quelle parole di Gesù, ‘come io vi ho amati’, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare. Non ci consente di essere contenti di come siamo, ma ci spinge a rimanere in cammino verso questa meta” (9 agosto 2006).
“Dio è amore”: questa rivelazione, afferma il Papa, illumina “la faccia oscura della storia”. Per questo la sofferenza non è “l’ultima parola”, ma è un “punto di passaggio verso la felicità”. Per questo possiamo dire: “Vieni, Signore Gesù”.

Radio Vaticana