sabato 8 gennaio 2011

Festa del Battesimo del Signore. Il Magistero del Papa: nel sacramento la ricchezza della vita divina in cui si radica la libertà dei figli di Dio

Saranno 21, 14 maschietti e 7 femminucce, i bambini che domani riceveranno il Sacramento del Battesimo direttamente dalle mani di Benedetto XVI. La liturgia inizierà alle ore 10,00 e avrà per tradizionale cornice la magnificenza della Cappella Sistina. Un regalo o una violenza? Cosa fanno i genitori ai propri figli chiedendo per loro il Battesimo? In sostanza, dipende da quale visione papà e mamme abbiano dell’esistenza: se considerano l’infanzia e l’adolescenza del figlio una specie di corso di addestramento per insegnare al piccolo a indurirsi e a farsi largo, perché la vita è una guerra e non ti puoi fidare di nessuno, allora portare il figlio davanti al prete è, nel migliore dei casi, una piccola scaramanzia e, nel peggiore, una costrizione che viola, quasi, la libertà stessa di un figlio che non può ancora scegliere. Se invece la loro visione è quella del dono – perché hanno scoperto e sperimentato che esattamente questo è la vita: un dono di un Padre che è amore e che tutto può e che protegge e del quale ti puoi fidare sempre – allora questi genitori si accosteranno al fonte battesimale con la certezza di non aver mai avuto mani migliori, le mani di Dio, alle quali affidare il proprio bambino. In questi anni, durante le cerimonie presiedute nella Festa del Battesimo di Gesù, Benedetto XVI ha sviluppato una profonda catechesi su questo Sacramento, spesso contrapponendo le due visioni. Già nel 2006, aveva disegnato senza sconti il contesto culturale che condiziona i genitori che mettono al mondo un figlio: “Una cultura ampiamente dominante della morte, una anticultura che si mostra per esempio nella fuga, nella droga. Fuga dal reale nell’illusorio, in una felicità falsa che si mostra nella menzogna, nella truffa, nella ingiustizia, nel disprezzo dell’altro, della solidarietà…dell’uomo che non è più considerato come persona...ma diventa merce” (8 gennaio 2006).
Questo quadro è generalmente condiviso dai genitori che hanno fede e da quelli che non l’hanno. La differenza sta nelle “armi” di cui si vogliono dotare i rispettivi figli per farsi largo in questa giungla di pericoli. Un primo passo sta nel porsi in modo corretto di fronte ai bambini. Un passo che pare un paradosso: non la paurosa iperprotezione dei genitori che si sentono soli davanti a un compito improbo, ma viceversa il fiducioso affidamento di chi sa che il figlio che ha non è il “suo”.
“Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra la pretesa di poter disporre dei propri figli come se fossero un privato possesso plasmandoli in base alle proprie idee e desideri, e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo ciò un modo giusto di coltivare la loro personalità” (11 gennaio 2009).
Né lassismo condiscendente né “campana di vetro”, dunque. La vera sfida nel crescere un figlio, afferma Benedetto XVI, non sta nell’immunizzarlo dalle insidie del mondo facendogliele assaggiare o nascondendogliele, ma facendogli fare esperienza di Dio. Questo, ha ripetuto più volte, è il grande regalo che si fa loro col Battesimo: “Quando, secondo la tradizione cristiana...si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti, non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali” (11 gennaio 2009).
E’ così allora, constata il Papa, che una mamma e un papà cristiani assicurano al figlio un completo percorso di crescita: ricordandosi di curare la bellezza della sua anima esattamente come si prodigano per la sua salute e i suoi sentimenti.
“Certo per crescere sani e forti, questi bambini e bambine avranno bisogno di cure materiali e di tante attenzioni; ciò però che sarà loro più necessario, anzi indispensabile è conoscere, amare e servire fedelmente Dio, per avere la vita eterna” (13 gennaio 2008).
Il Battesimo è il primo passo di questa conoscenza di Dio, che potrà trasformarsi in amore e servizio. Poi, conclude Benedetto XVI, tanto spetta ai genitori, i primi maestri di vita e di fede dei figli: “Non dimenticate che è la vostra testimonianza e il vostro esempio ad incidere maggiormente sulla maturazione umana e spirituale della libertà dei vostri bambini. Pur presi dalle quotidiane attività, spesso vorticose, non tralasciate di coltivare personalmente e in famiglia la preghiera, che costituisce il segreto della perseveranza cristiana” (7 gennaio 2007).

Radio Vaticana