martedì 25 gennaio 2011

Il card. Tauran: disponibili all'incontro già programmato di febbraio con Al Azhar. La Chiesa in Egitto prova a presentare il reale messaggio del Papa

La Santa Sede rimane "disponibile" ad un incontro con al Azhar programmato per febbraio, prima che l'università egiziana sospendesse i rapporti con il Vaticano in seguito alle parole del Papa sulla situazione dei cristiani copti nel Paese. L'università egiziana al Azhar ha "congelato il dialogo" con la Santa Sede, ma il Vaticano rimane "disponibile" a proseguire il dialogo, spiega il card.Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso. "Dovevamo avere una riunione il mese prossimo, il 23 e 24 febbraio, e noi siamo disponibili. Il dialogo per noi continua", afferma il porporato a margine di un convegno a Roma. Quanto alle motivazioni della decisione dell'università egiziana, Tauran afferma: "Il nunzio non ci ha ancora dato tutti gli elementi, quindi sospendo il giudizio". Nessuna informazione ulteriore dalla sede della nunziatura apostolica in Egitto, guidata da mons. Michael Louis Fitzgerald. "La Santa Sede - è l'unico commento che filtra, a conferma di una linea unica vaticana - resta aperta al dialogo". La decisione di Al Azhar continua a sorprendere e addolorare i cristiani egiziani. Il portavoce della Chiesa Cattolica copta Rafic Greiche, ha espresso dispiacere per la scelta dell’università islamica e spera che il dialogo riprenda. Personalità vaticane sperano soprattutto che Al Azhar non manchi all’appuntamento di Assisi il prossimo ottobre, l’incontro mondiale con i rappresentanti delle religioni, voluto da Benedetto XVI per ricordare i 25 anni dal primo incontro di Giovanni Paolo II e per rilanciare “lo spirito di Assisi”. Lungo le scorse settimane e per diverse volte, il card. Antonios Naguib, capo dell’Assemblea dei patriarchi cattolici e vescovi dell’Egitto, ha spiegato in pubblico il vero senso delle parole del Papa. Una delegazione cattolica, capeggiata dal patriarca greco-melchita Gregorios III ha fatto visita a Mahmoud Hamdi Zaqzouq, ministro de gli Affari religiosi islamici, per consegnargli il discorso di Benedetto XVI e la traduzione in arabo, chiarendo l’ambiguità causata dalla televisione al Jazeera che “cerca di seminare confusione e scuote le relazioni fra l’Egitto e in particolare Al Azhar e la Chiesa Cattolica”. Secondo padre Greiche, al Jazeera ha di proposito trasformato la dichiarazione papale in una “richiesta ai governi occidentali di proteggere i cristiani”, mentre il Papa ha solo domandato ai governi locali di proteggere tutti i cittadini dal terrorismo. Una settimana fa, un’altra delegazione cattolica, compresi i vescovi ausiliari di Alessandria, mons. Youhanna Golta e Boutros Fahim, insieme a Greiche, si sono recati in visita all’imam di Al Azhar, Shaykh Ahmad Al Tayyib per rilasciargli la vera dichiarazione del Papa, mettendo ancora in luce le manipolazioni di al Jazeera. Alla fine dell’incontro Al Tayyib e la delegazione si sono accordati perché Al Azhar pubblichi un comunicato sul loro incontro. “Invece dell’atteso comunicato – commenta padre Greiche – siamo rimasti scioccati dall’annuncio del congelamento del dialogo fra Al Azhar e il Vaticano”. L’impressione sempre più diffusa fra gli esperti è che il congelamento del dialogo fra Vaticano e Al Azhar sia una cortina fumogena che serve a nascondere le responsabilità egiziane nell’attentato di Alessandria. Fin dal primo momento il governo del Cairo ha denunciato “mani straniere” che hanno guidato l’eccidio dei cristiani, ribadendo che “cristiani e musulmani in Egitto sono un’unica nazione”. Questa dichiarazione di innocenza non è però totalmente vera. Di fatto i cristiani in Egitto si trovano ad essere discriminati in tanti aspetti come la costruzione di chiese, riparazioni, assunzione di cariche pubbliche. Inoltre, il governo non frena la crescita del fondamentalismo e del fanatismo, che sono l’humus su cui si innesta il terrorismo. Da questo punto di vista, all’indomani dell’attentato di Alessandria, la Chiesa Cattolica ha fatto al governo una serie di richieste (nuove leggi sulle costruzioni religiose, ristrutturazione del curriculum degli studi e purificazione dalle discriminazioni, processi e pene efficaci per chi incoraggia il fanatismo). Invece, il governo continua a prediligere la pista terrorista straniera, e stenta ad affrontare i problemi di discriminazione all’interno di casa sua. In qualche modo, l’Egitto si comporta come tanti governi occidentali. Anche questi, dopo gli attentati a Baghdad e ad Alessandria, gridano al terrorismo, e non si accorgono che il primo problema per la sicurezza dei cristiani sta nei governi, che preferiscono sacrificare i fedeli di Gesù, piuttosto che scuotere gli equilibri col mondo musulmano. In tal modo essi non aiutano la libertà religiosa, ma al contrario, lasciano libero spazio al fanatismo.

TMNews, AsiaNews