Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI, dove il Papa Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi, il Papa ha parlato della Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, che si celebra in questi giorni sul tema "Uniti nell’insegnamento degli apostoli, nella comunione, nello spezzare il pane e nella preghiera" (Atti 2,42). “L’unità – ha esordito il Papa - non può essere semplice prodotto dell’operare umano”, perché “è anzitutto un dono di Dio”. Il cammino verso “l’unità visibile tra tutti i cristiani” abita, dunque, “nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la costruiamo noi, ma la costruisce Dio”. Riferendosi poi al tema scelto quest’anno per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che fa riferimento all’esperienza della prima comunità cristiana di Gerusalemme, il Papa ha fatto notare che “già al momento della Pentecoste lo Spirito Santo discende su persone di diversa lingua e cultura: ciò sta a significare che la Chiesa abbraccia sin dagli inizi gente di diversa provenienza e tuttavia, proprio a partire da tali differenze, lo Spirito crea un unico corpo”. La Pentecoste “come inizio della Chiesa” segna, dunque, “l’allargamento dell’alleanza di Dio a tutte le creature, a tutti i popoli e a tutti i tempi”. Una Chiesa “unita nell’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”: questi quattro elementi della comunità cristiana delle origini, ha detto Benedetto XVI, “rappresentano ancora oggi i pilastri della vita di ogni comunità cristiana e costituiscono anche l’unico solido fondamento sul quale progredire nella costruzione dell’unità visibile della Chiesa”. Per prima cosa, ha ribadito, è necessario partire dall’ascolto del Vangelo, con quella fede con cui allora si ascoltavano i dodici compagni di Cristo: “Ancora oggi, la comunità dei credenti riconosce nel riferimento all’insegnamento degli Apostoli la norma della propria fede: ogni sforzo per la costruzione dell’unità tra tutti i cristiani passa pertanto attraverso l’approfondimento della fedeltà al depositum fidei trasmessoci dagli Apostoli. Fermezza nella fede è il fondamento della nostra comunione, è il fondamento dell’unità cristiana”. Attualizzando la vita delle prime comunità cristiane, il Papa si è soffermato anche sui “rapporti di fraternità e di amicizia costruiti tra cristiani di diverse confessioni”, come “peculiare” caratteristica della comunione fraterna. “La storia del movimento ecumenico – ha detto il Papa tracciandone un bilancio - è segnata da difficoltà e incertezze, ma è anche una storia di fraternità, di cooperazione e di condivisione umana e spirituale, che ha mutato in misura significativa le relazioni tra i credenti nel Signore Gesù: tutti siamo impegnati a continuare su questa strada”. “Nessuno deve avere fame nella comunità cristiana, nessuno deve essere povero”. Si tratta, per Benedetto XVI, di “un obbligo fondamentale della comunione con Dio, che crea comunione nella Chiesa e che si esprime nel concreto dell’impegno sociale, della carità cristiana, della giustizia”. Quanto all’Eucaristia, Benedetto XVI ha ricordato che “la comunione al sacrificio di Cristo è il culmine della nostra unione con Dio e rappresenta anche la pienezza dell’unità dei discepoli di Cristo, la piena comunione”. “Durante questa settimana – ha aggiunto - è particolarmente vivo il rammarico per l’impossibilità di condividere la stessa mensa eucaristica, segno che siamo ancora lontani dalla realizzazione di quell’unità per cui Cristo ha pregato”. Una “dolorosa esperienza”, questa, che per il Papa “deve diventare motivo di un impegno ancora più generoso da parte di tutti affinché, rimossi gli ostacoli alla piena comunione, giunga quel giorno in cui sarà possibile riunirsi intorno alla mensa del Signore, spezzare insieme il pane eucaristico e bere allo stesso calice”. Soffermandosi poi sulla preghiera, altra caratteristica fondamentale dei primi cristiani, il Papa ha esortato, sempre a braccio, ad “aprirsi alla fraternità”. “Solo così – ha spiegato – possiamo dire Padre Nostro”. “Apriamoci alla fraternità – ha proseguito il Papa ancora fuori testo – che deriva dall’essere figli dell’unico Padre celeste, ed essere disposto al perdono e alla riconciliazione”. “Come discepoli del Signore – le parole del Santo Padre - abbiamo una comune responsabilità verso il mondo, dobbiamo rendere un servizio comune: come la prima comunità cristiana di Gerusalemme, partendo da ciò che già condividiamo, dobbiamo offrire una forte testimonianza, fondata spiritualmente e sostenuta dalla ragione, dell’unico Dio che si è rivelato e ci parla in Cristo, per essere portatori di un messaggio che orienti e illumini il cammino dell’uomo del nostro tempo, spesso privo di chiari e validi punti di riferimento”. Per il Papa è importante “crescere ogni giorno nell’amore reciproco, impegnandosi a superare quelle barriere che ancora esistono tra i cristiani; sentire che esiste una vera unità interiore tra tutti coloro che seguono il Signore; collaborare il più possibile, lavorando assieme sulle questioni ancora aperte”. Il punto di partenza del cammino ecumenico, ha detto ancora Benedetto XVI, è la consapevolezza che “in questo itinerario il Signore deve assisterci, deve aiutarci ancora molto, perché senza di lui, da soli, non possiamo fare nulla”. “Perseveriamo” nella fede, è stato l’invito conclusivo del Santo Padre, “implorando da Dio il dono dell’unità, affinché si compia per il mondo intero il suo disegno di salvezza e di riconciliazione”.