Il Papa: i Santi non un ornamento che riveste la Chiesa dall’esterno, ma come i fiori di un albero che rivelano la inesauribile vitalità della linfa
"I Santi non sono un ornamento che riveste la Chiesa dall'esterno, ma sono come i fiori di un albero che rivelano la inesauribile vitalità della linfa che lo percorre". Lo ha detto Benedetto XVI ricevendo in udienza la Comunità del Pontificio Collegio Etiopico in Vaticano. Il Papa, ricordando, con le parole del Concilio Vaticano II, che "la santità si colloca nel cuore stesso del mistero ecclesiale ed è la vocazione a cui tutti siamo chiamati", ha poi sottolineato: "E' bello contemplare così la Chiesa, in modo ascensionale verso la pienezza del 'vir perfectus', in continua, faticosa, progressiva maturazione; dinamicamente sospinta verso il pieno compimento in Cristo". “Nonostante il carattere proprio della vocazione di ciascuno”, ha poi osservato, “non siamo separati tra di noi; siamo invece solidali in comunione all’interno di un unico organismo spirituale”. Cristo, ha detto ancora, ha “conquistato” la nostra vita. E tuttavia “non sopprime le qualità caratteristiche della persona”. Al contrario, ha concluso il Pontefice, “le eleva, le nobilita e, facendole sue, le chiama a servire il suo mistero e la sua opera”. Ai sacerdoti e seminaristi di Etiopia e Eritrea, il Papa ha indicato il modello del fondatore dell'istituto che li ospita in Vaticano, San Giustino De Jacobis, del quale ricorre il 150° anniversario della morte. "Missionario in Etiopia, nel Tigrai, prima ad Adua e poi a Guala, dove pensò subito a formare preti etiopi, dando vita ad un seminario chiamato 'Collegio dell'Immacolata', con il suo zelante ministero operò instancabilmente perchè quella porzione di popolo di Dio ritrovasse il fervore originario della fede, seminata dal primo evangelizzatore, San Frumenzio". "Giustino intuì con lungimiranza che l’attenzione al contesto culturale doveva essere una via privilegiata sulla quale la grazia del Signore avrebbe formato nuove generazioni di cristiani. Imparando la lingua locale e favorendo la plurisecolare tradizione liturgica del rito proprio di quelle comunità, egli si adoperò anche per un’efficace opera ecumenica”. Si è così soffermato sull’attività del Pontificio Collegio che sostiene i seminaristi “nel loro impegno di preparazione teologica, spirituale e pastorale”. Ha esortato i sacerdoti formati a Roma a “suscitare in ciascuno l’amore a Dio e alla Chiesa”, una volta rientrati nella comunità d’origine o quando accompagnano i connazionali emigrati all’estero. Seguendo l’esempio di San Giustino, ha soggiunto, sappiate che per voi sacerdoti e seminaristi “è tracciata la via della santità”. “Voi siete un segno di speranza, specialmente per la Chiesa nei vostri Paesi di origine. Sono certo che l'esperienza di comunione vissuta qui a Roma - ha detto Papa Ratzinger - vi aiuterà anche a portare un prezioso contributo alla crescita e alla pacifica convivenza delle vostre amate Nazioni".