Pochi documenti della Chiesa Cattolica hanno provocato lacerazioni, anche nel corpo ecclesiale, come la Dichiarazione dogmatica “Dominus Iesus”. Pubblicata dalla Congregazione per Dottrina della fede nel 2000, ribadì l’assoluta unicità di Gesù Cristo in ordine alla salvezza di tutti gli uomini. Fu il card. Walter Kasper, quando ancora guidava i rapporti ecumenici, a dire che “alcune formulazioni del testo non sono facilmente accessibili ai nostri partner”. Tra questi gli ebrei. Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto dell’ex Sant’Uffizio, dovette spiegarsi e dire che restava “evidente che il dialogo di noi cristiani con gli ebrei è su un piano diverso rispetto a quello con le altre religioni. La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei, l’Antico testamento dei cristiani, per noi non è un’altra religione, ma il fondamento della nostra fede”. Scrive Sandro Magister che anche a livelli gerarchici alti della Chiesa Cattolica “si diffuse la leggenda che Wojtyla, personalmente svogliato, pubblicò la ‘Dominus iesus’ solo per dare soddisfazione al card. Ratzinger”. Le cose non andarono così. O almeno così afferma ora il Segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone, all’epoca segretario della Dottrina delle fede, che scrive nel suo ultimo lavoro edito dalla Libreria Editrice Vaticana, “Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II”, che “il Papa stesso ha voluto la ‘Dominus Iesus’ nonostante le dicerie che hanno attribuito a una fissazione di Ratzinger o della Dottrina della fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico”. Mentre “fu Giovanni Paolo II a chiedere la Dichiarazione perché era rimasto colpito dalle reazioni critiche alla sua Enciclica sulla missionarietà, la ‘Redemptoris missio’, con la quale voleva incoraggiare i missionari ad annunciare il Cristo anche nei contesti dove sono presenti altre religioni, per non ridurre la figura di Gesù a un qualsiasi fondatore di un movimento religioso. Le reazioni erano state negative, soprattutto in Asia, e il Papa ne era rimasto molto amareggiato. Allora, nell’Anno Santo, disse: ‘Per favore, preparate una Dichiarazione dogmatica’”. Certo, purtroppo “non solo in campo laico, ma anche in campo cattolico” alcuni si allinearono alle critiche. “Il Papa rimase doppiamente amareggiato. Ci fu una sessione di riflessione. Alla fine della riunione, il Papa ci disse: ‘Voglio difenderla e voglio parlarne domenica primo ottobre, durante la preghiera dell’Angelus – eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re – e vorrei dire questo e quest’altro’”.
Paolo Rodari, Il Foglio