La Chiesa si appresta a festeggiare con molteplici iniziative, in tutto il mondo, il 60° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI, il prossimo 29 giugno. Al sacerdozio, dono inestimabile di Dio, il Papa ha dedicato numerosi interventi culminati nell'indizione dell'Anno sacerdotale, nel 150° della morte di San Giovanni Maria Vianney. “Una splendida giornata d’estate, che resta indimenticabile come il momento più importante della mia vita”: con queste parole, semplici e profonde, Joseph Ratzinger ricorda, nella sua autobiografia, il giorno della sua Ordinazione, il 29 giugno del 1951 nel Duomo di Frisinga. Provvidenzialmente, il futuro Pontefice viene ordinato proprio nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. E proprio il sacerdozio, la sua bellezza, il suo essere dono di Dio per l’uomo di ogni tempo, è tra i temi che ne stanno caratterizzando il Magistero. Il Pontefice sottolinea più volte quanto, in un tempo segnato dal relativismo, il sacerdote sia tenuto ad annunciare la Parola di Dio, non le proprie idee: “Rendere presente, nella confusione e nel disorientamento dei nostri tempi, la luce della parola di Dio, la luce che è Cristo stesso in questo nostro mondo. Quindi il sacerdote non insegna proprie idee, una filosofia che lui stesso ha inventato, ha trovato o che gli piace; il sacerdote non parla da sé, non parla per sé, per crearsi forse ammiratori o un proprio partito; non dice cose proprie, proprie invenzioni, ma, nella confusione di tutte le filosofie, il sacerdote insegna in nome di Cristo presente, propone la verità che è Cristo stesso, la sua parola, il suo modo di vivere e di andare avanti” (Udienza generale, 14 aprile 2010).
E ribadisce che, ancor più in tempi difficili come quelli in cui viviamo, il sacerdote è chiamato a testimoniare la Verità, ad essere profeta: “Quella del sacerdote, di conseguenza, non di rado, potrebbe sembrare 'voce di uno che grida nel deserto', ma proprio in questo consiste la sua forza profetica: nel non essere mai omologato, né omologabile, ad alcuna cultura o mentalità dominante, ma nel mostrare l’unica novità capace di operare un autentico e profondo rinnovamento dell’uomo, cioè che Cristo è il Vivente, è il Dio vicino, il Dio che opera nella vita e per la vita del mondo e ci dona la Verità, il modo di vivere” (Udienza generale, 14 aprile 2010).
“Essere fino in fondo sacerdoti e nient’altro”: questo, osserva il Papa parlando alla Congregazione per il Clero, è ciò che i fedeli chiedono a chi ha consacrato la propria vita a Dio. Benedetto XVI ribadisce la necessità per i sacerdoti di una “vita profetica, senza compromessi”: “C’è grande bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo e che presentino a Dio il mondo; uomini non soggetti ad effimere mode culturali, ma capaci di vivere autenticamente quella libertà che solo la certezza dell’appartenenza a Dio è in grado di donare” (Al Convegno promosso dalla Congregazione per il Clero, 12 marzo 2010).
Ma qual è il cuore, il fondamento dell’istituzione del sacerdozio? Benedetto XVI lo ravvisa nella frase di Gesù “Non vi chiamo più servi, ma amici”: “È questo il significato profondo dell'essere sacerdote: diventare amico di Gesù Cristo. Per questa amicizia dobbiamo impegnarci ogni giorno di nuovo. Amicizia significa comunanza nel pensare e nel volere...E questa comunione di pensiero non è una cosa solamente intellettuale, ma è comunanza dei sentimenti e del volere e quindi anche dell'agire” (13 aprile 2006, Santa Messa del Crisma).
Dal Papa, in particolare durante l’Anno Sacerdotale, arriva l’incoraggiamento ai sacerdoti a riscoprire la bellezza del loro ministero. Il Pontefice indica la dimensione, anzi la relazione in cui trovare sempre nuova linfa per la propria missione, per il proprio cammino: “Occorre stare con Gesù per poter stare con gli altri. È questo il cuore della missione. Nella compagnia di Cristo e dei fratelli ciascun sacerdote può trovare le energie necessarie per prendersi cura degli uomini, per farsi carico dei bisogni spirituali e materiali che incontra, per insegnare con parole sempre nuove, dettate dall'amore, le verità eterne della fede di cui hanno sete anche i nostri contemporanei” (Alla Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, 12 febbraio 2011).
Radio Vaticana