martedì 28 giugno 2011

Il visitatore apostolico del Regnum Christi entro il 30 giugno concluderà e consegnerà al card. De Paolis la relazione informativa sul movimento

Il Vaticano deve decidere sul movimento cattolico di laici consacrati, il Regnum Christi, fondato da Marcial Maciel Degollado, sacerdote iniziatore della Congregazione dei Legionari di Cristo che condusse un’esistenza “senza scrupoli” e commise ogni genere di atti immorali. La Sede Apostolica si prepara a ricevere, intorno al prossimo 30 giugno, una relazione dettagliata sulla situazione interna del “Regno” preparata dal funzionario apostolico, lo spagnolo Ricardo Blázquez, arcivescovo di Valladolid. In circa otto mesi il prelato ha visitato le sette “terre” che comprendono i più di mille consacrati del movimento: circa 950 donne e quasi 100 uomini. Si è incontrato con centinaia di persone negli Stati Uniti, in Venezuela, Italia, Messico, Spagna, Cile e Brasile. Il suo viaggio ha avuto il suo culmine lo scorso 8 giugno e in questi giorni deve concludere la relazione informativa che consegnerà al delegato pontificio per la riforma della Legione, il card. Velasio De Paolis. Il Regnum Christi affronta numerose sfide, la più importante delle quali è legata alla sua autonomia nei confronti dei Legionari di Cristo. Il movimento fu fondato da Maciel negli anni ‘70 dello scorso secolo come apice della congregazione e per questa ragione la crisi causata dall’immoralità del fondatore danneggiò allo stesso modo le due istituzioni. Gli scandali del “Nostro Padre”, come si era soliti chiamare il mentore, fra i quali si contano abusi sessuali ai danni di minori e la procreazione di vari figli con diverse amanti, aprirono una breccia nella Santa Sede e obbligarono Papa Benedetto XVI a intervenire: dapprima con una visita apostolica ai Legionari e in seguito con l’Audit sul “Regno”. In una lettera rivolta a tutti i consacrati nel novembre 2010, Blázquez li ha invitati a vivere i mesi della visita apostolica come “tempo provvidenziale di Dio”. “Deve essere un tempo caratterizzato in particolar modo dalla speranza cristiana, che implica preghiera, riflessione, penitenza e conversione”, ha scritto. Nello stesso documento ha dichiarato che la sua missione era “incontrare più persone, raccogliere informazioni per ottenere un quadro della situazione effettiva e offrire suggerimenti e proposte all’autorità competente per risolvere le situazioni che devono essere cambiate. L’ostacolo principale per la libertà del Regnum Christi sembra essere la sua storia e la sua forma di governo. Infatti il movimento è retto dalla stessa cupola della congregazione, guidata dall’attuale direttore generale, il messicano Álvaro Corcuera. Un notevole numero di consacrate non intende addossarsi un tale destino fondamentalmente per paura di ciò che non conosce. Fin dalla sua nascita, Maciel governò il movimento con il pugno di ferro. La vita quotidiana dei consacrati è retta da varie Costituzioni di oltre mille articoli che includono anche i più minimi dettagli. Su questo regolamento interno sorse una polemica nell’anno 2009, quando si scoprì che le Costituzioni approvate dal Vaticano annoverano solo 123 paragrafi. Il comitato direttivo risolse il conflitto spiegando che si trattò solo di “un errore di segreteria” e che il documento con oltre mille prescrizioni doveva essere considerato la “versione estesa”. Con questo precedente, un’altra sfida è il rinnovo dei quadri dirigenti che apporti e promuova, prima di tutto, una vera libertà di coscienza. Perché, come documentato dalla ex consacrata messicana Nelly Ramírez Mota Velasco nel suo libro di recente pubblicazione “Il regno di Marcial Maciel”: in questo movimento i membri affidano la propria volontà ai superiori, esponendosi a manipolazione psicologica. “Ciò che la Santa Sede deve capire è la cultura interna, come viviamo e il significato che riveste per noi sia l’obbedienza sia la carità fraterna, nella quale non solo si ascolta, ma si fa persino finta di esserne felici. Si deve comprendere questo per ottenere un cambiamento reale”, ha detto Ramírez in un’intervista esclusiva. Secondo lei, la visita apostolica deve sfociare in un processo di purificazione e di apertura verso la conoscenza di altri stili di vita religiosa; un processo lungo, che implicherebbe “una rivoluzione” perché significherebbe l’accettazione di diversi punti di vista. “Non so se siano disposti”, ha detto. Ad ogni modo, Nelly Ramírez è pessimista sull’esito dell’intervento vaticano: “Ciò che credo che accadrà, secondo la mentalità dell’istituzione, è che ci saranno nuovi statuti preparati anticipatamente, ci sarà un simulacro in cui presumibilmente tutti potranno dire la propria opinione, ma su temi già molto sviluppati. Da lì sbucheranno presunte nuove regole e punto”.

Andrés Beltramo Alvarez, Vatican Insider