Conservatori aperti al mondo contro conservatori in ritirata. Conservatori moderni contro ultra tradizionalisti. Se fino a qualche anno fa la leadership della Chiesa Cattolica, cardinali e vescovi insieme, vedeva contrapposti due fronti, quello conservatore e quello progressista, oggi le cose non sembrano essere più così. Le ultime nomine di Papa Ratzinger spostano “a destra” le gerarchie e ridisegnano il fronte del comando in modo diverso rispetto al passato. Alla guida delle Chiese locali che contano è sempre più difficile che da Roma vengano inviati preti cosiddetti del dissenso o della disobbedienza. Piuttosto le nuove nomine sono sempre più sotto il segno della fedeltà (più aperta verso il mondo e le sue istanze) alla dottrina di sempre. Tre giorni fa Benedetto XVI ha nominato Charles J. Chaput nuovo arcivescovo di Filadelfia. Nato in una famiglia contadina del Kansas, della tribù pellerossa dei Prairie Band Potawatomi, francescano cappuccino, era dal 1997 vescovo di Denver, nel Colorado. Sandro Magister di lui dice che fa parte della schiera dei vescovi “ortodossi affermativi”, e cioè “molto decisi nell’affermare la presenza della Chiesa Cattolica nella società, senza compromessi né annacquamenti”. John Allen, invece, parla di Chaput come di un “conservatore creativo”. Ed è lo stesso Chaput che a John Allen dice: “Spero di essere creativo e contemporaneo, applicando tuttavia quell’insegnamento e quella vita strutturale alla Chiesa locale”. Di conservatori siffatti Benedetto XVI sta riempiendo le diocesi statunitensi. A Los Angeles ha mandato José H. Gómez. “A conservative bishop for Los Angeles”, titolarono i giornali quando Gómez ad aprile 2010 venne indicato come futuro successore del cardinale Roger Mahony. L’attesa era tanta. Tutti aspettavano di vedere quale direzione il Papa avrebbe voluto prendere. Se dare una nomina di continuità con Mahony, uno dei cardinali ritenuti più liberal degli Stati Uniti. Oppure se cambiare registro. Gómez fu una scelta di discontinuità. Messicano, fa parte dell’Opus Dei. Leader dei cattolici ispanici americani, nel 2005, quando era arcivescovo di Sant’Antonio, venne nominato dal Time Magazine tra i più influenti ispanici degli Stati Uniti. Gómez deve molto al periodo in cui ha collaborato come ausiliare dell’arcivescovo di Denver Charles Chaput. Questi ha lavorato per “sponsorizzarlo” a Roma. Anche Timothy Dolan, arcivescovo di New York, deve a Chaput qualche voto quando, in lizza per diventare presidente della Conferenza Episcopale americana il vescovo pellerossa dirottò i suoi voti su di lui. Chi è Dolan? Per Michael Sean Winters, commentatore per il National Catholic Reporter, è un vescovo prestigioso, energico e combattivo, di linea conservatrice ma senza eccessi. Fuori dagli Stati Uniti sono tante le nomine di Papa Ratzinger di conservatori “moderni”. Tra le ultime André-Mutien Léonard a Malines-Bruxelles, Willem Jacobus Eijk a Utrecht, Javier Augusto Del Río Alba ad Arequipa (Perù), Fernando Natalio Chomalí Garib a Concepción (Cile).
Paolo Rodari, Il Foglio