Nella valigia che Benedetto XVI chiuderà il prossimo 22 settembre per affrontare il viaggio in Germania ci sarà anche l'ultima fatica teologico-letteraria del Papa. Dopo un'estate passata a limarne il testo (ma anche, con tutte le probabilità, a mettere a punto l'Enciclica sulla fede, che in molti danno per imminente), Benedetto XVI porterà nel viaggio di ritorno alla sua terra natale il manoscritto dell'ultimo volume della trilogia su Gesù di Nazaret, e lo consegnerà nelle mani dell'editore tedesco Herder. Nel frattempo, i traduttori della Segreteria di Stato, coordinati da Ingrid Stampa, avranno cominciato il lavoro di traduzione del testo nelle lingue principali. L'edizione italiana sarà curata dalla Libreria Editrice Vaticana. I ritmi saranno serratissimi. Il volume vuole essere presentato e lanciato sul mercato entro il 16 di aprile, giorno dell'85° compleanno di Benedetto XVI. Buona parte del libro, in realtà, è già pronto. Inizialmente, la serie di libri sulla figura storica di Gesù doveva fermarsi con il secondo volume, quello sulla Passione e Resurrezione. Un volume fondamentale per Joseph Ratzinger, che ci ha lavorato con cura maniacale, in particolare il capitolo sulla Resurrezione. Ma nell'ambito delle ricerche, come succede a tutti gli studiosi che si fanno prendere dalle materie che amano, Benedetto XVI si è ritrovato con molto materiale riguardante l'infanzia di Gesù. E ha cominciato, quasi per diletto, ad appuntare le sue riflessioni, come di consueto a matita, diviso tra la volontà di pubblicare e il rischio per un Papa di cimentarsi con una materia così scivolosa anche per un teologo. Gli episodi dell'infanzia di Gesù, infatti, sono raccontati solo nei Vangeli di Matteo e Luca, ma non in quelli di Marco e Giovanni. Tra l'altro i due Vangeli hanno punti di accordo e di disaccordo. Entrambi, ad esempio, raccontano che Gesù è nato a Betlemme, fanno coincidere la nascita con il regno di Erode il Grande, e concludono i racconti dell'infanzia nel momento in cui Gesù va a risiedere a Nazaret. Ma i racconti di base della nascita e del dopo nascita sono del tutto diversi: Matteo descrive la stella, l'arrivo dei Magi prima presso Erode a Gerusalemme poi verso la casa di Gesù, la fuga in Egitto; Luca il censimento, la nascita del bambino, la deposizione in una mangiatoia, l'annuncio degli angeli ai pastori, la presentazione di Gesù al tempio. Come venire a capo di queste incoerenze? Per ricostruire alcuni pezzi di infanzia ci si deve affidare anche ai Vangeli apocrifi, materiale "spurio", considerato non completamente affidabile dalla Chiesa e per questo messi fuori canone, anche se, ad esempio, i nomi dei genitori di Maria, Gioacchino ed Anna, venerati come santi e protettori dei nonni, sono presi proprio dai Vangeli apocrifi. Poteva un Papa affrontare una simile materia, anche se in realtà pubblica il libro come Joseph Ratzinger, sganciandolo di fatto dal magistero e aprendo ogni idea alla discussione? Nel frattempo, gli appunti erano diventati un fascicoletto di una quarantina di pagine, e il materiale diventava sempre di più. A quel punto, era diventato evidente per Benedetto XVI che ci voleva un ulteriore volume per completare l'opera, e rendere il suo lavoro sul Gesù storico affrontato dai Vangeli completo. Tra gli episodi che saranno al centro della riflessione teologica di Joseph Ratzinger ci sarà sicuramente la fuga in Egitto. Il Papa, anche da teologo, ne ha rivendicato il carattere di evento storico, e non di mero simbolo. E ne ha parlato anche nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante del 2007, e ne ha fatto un paradigma della condizione umana. Nel dramma della fuga in Egitto, aveva detto Benedetto XVI "intravediamo la dolorosa condizione di tutti i migranti, specialmente dei rifugiati, degli esuli, degli sfollati, dei profughi, dei perseguitati. Intravediamo le difficoltà di ogni famiglia migrante, i disagi, le umiliazioni, le strettezze e la fragilità di milioni e milioni di migranti, profughi e rifugiati. La Famiglia di Nazaret riflette l'immagine di Dio custodita nel cuore di ogni umana famiglia, anche se sfigurata e debilitata dall'emigrazione". C'è poi il discorso nella sinagoga di Nazaret, raccontato da Luca. Gesù vi parla da profeta e si mette in continuità di compimento e di rottura con i profeti antichi. In questa "coerenza" che dà senso alle "incoerenze" sta la solidità del Vangelo di Luca, e sarà oggetto delle riflessioni del Papa, che parte proprio dalla figura di Gesù messa in luce dai Vangeli, considerati in tutta la loro potenza "storica". Grande attenzione dovrebbe essere prestata alla nascita di Gesù. Come la Resurrezione è il compimento della storia, la nascita ne rappresenta l'inizio. In "Immagini di speranza. Le feste cristiane in compagnia del Papa" (Edizioni Paoline), Joseph Ratzinger si chiede chi riconobbe Gesù. E trova la risposta nel Vangelo di Matteo: a non riconoscere fu Erode e "tutta Gerusalemme con lui", ovvero i dotti, gli specialisti dell'interpretazione. "E la nostra posizione qual è? - si chiede Joseph Ratzinger - Siamo tanto lontani dalla stalla appunto perché siamo troppo raffinati e intelligenti per questo? Non ci perdiamo anche noi in una dotta esegesi biblica, nei tentativi di dimostrare l'inautenticità o l'autenticità storica di un certo passo, al punto da divenire ciechi nei confronti del Bambino e non percepire più nulla di lui? Non viviamo anche noi troppo in 'Gerusalemme', nel palazzo, racchiusi in noi, nella nostra autonomia, nella nostra paura di persecuzione, sì da non riuscire più a percepire di notte la voce degli angeli, unirci ad essa e adorare?". È, questo, un nodo centrale nel percorso teologico di Benedetto XVI su Gesù di Nazaret, che lui considera il coronamento del suo lavoro di teologo. Vedere quest'ultimo volume pubblicato sarà il regalo più gradito dal Papa per i suoi 85 anni. Ma la Conferenza Episcopale tedesca sta pensando ad un altro regalo per il Papa per il prossimo 16 aprile. D'accordo con il card. Angelo Comastri, arciprete della Basilica di San Pietro, e con i vari responsabili del Vaticano, vogliono regalare a Benedetto XVI un giro d'eccezione per tutto il Vaticano. Perché il Vaticano è così denso di storia che nemmeno chi lo frequenta da oltre trent'anni riesce a conoscerne davvero tutti i dettagli e gli anfratti.
Andrea Gagliarducci, Il Tempo
Andrea Gagliarducci, Il Tempo