mercoledì 27 luglio 2011

GMG 2011. Il card. Bagnasco: nelle parole profonde e semplici del Papa troveremo l'orientamento necessario per comprendere la nostra vita

“Un'esperienza fondamentale nella ricerca del volto di Dio e un momento irripetibile di Chiesa”: è la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù nelle parole del card. Angelo Bagnasco che si possono leggere nel saluto che il presidente della CEI indirizza ai giovani in partenza per Madrid e contenuto nel “Vademecum” in dotazione ai pellegrini italiani. “Stare con i giovani è sempre un dono perché è una iniezione di vitalità e di autenticità – scrive il cardinale - per la convinzione che il dialogo tra le generazioni è il segreto della vera educazione”. Sarà un “dialogo a più voci” quello che i giovani vivranno a Madrid: “Il primo dialogo che si attiverà è quello con la propria anima che si risveglia sempre di nuovo quando esce dalla solita vita e si dispone a vivere una situazione inedita, lontano dalle solite cose, in un contesto essenziale e orientato a ciò che conta”. La GMG è un'occasione “per riscoprire i tempi del silenzio e dell'ascolto e dunque per decidersi non prima di aver scelto veramente. Attraverso le catechesi, la preghiera personale, l'Eucaristia, l'adorazione silenziosa e la confessione sacramentale – sottolinea il presidente della CEI - sarete invitati a far spazio all'azione di Dio senza frapporre ostacoli, creando le condizioni che vi aiuteranno anche nel discernimento sulla scelta di vita”. “Guida insuperabile nell'ascolto e nella meditazione della Parola di Dio” sarà Benedetto XVI: “Nelle sue parole profonde e semplici – afferma il card. Bagnasco – troveremo l'orientamento necessario per comprendere la nostra vita e per orientarci in questo difficile passaggio storico: a volte siamo tentati di abbandonarci al peggio mentre occorre conservare la speranza di costruire insieme un mondo a dimensione dell'uomo, cioè sulla misura di Cristo”. Altra esperienza sarà il dialogo che “si svilupperà tra tutti voi, giovani provenienti da ogni parte del nostro Paese e del pianeta. Sarà un momento di confronto culturale e di arricchimento reciproco. In un mondo che è ancora diviso profondamente e che vive lancinanti conflitti economici e politici e spesso guerre dimenticate, mostrare che è possibile stare insieme in nome della comune fede cristiana è un segno di speranza e una prova della forza umanizzante del Vangelo. Mi auguro – conclude il cardinale - che tornando a casa sappiate conservare questa apertura universale che è una delle note distintive della nostra identità credente che è appunto 'cattolica' perché radicata su Dio”.

SIR