Quattro vescovi del Guangdong in comunione col Papa sono scomparsi nei giorni scorsi e portati via dalla polizia per preparare l’ordinazione episcopale illegittima di padre Huang Bingzhang, che avverrà a Shantou il 14 luglio prossimo. Nessuno conosce il luogo in cui i quattro pastori sono detenuti. Secondo fonti locali di AsiaNews, mons. Liang Jiansen, di Jiangmen, ordinato nel marzo 2011, lunedì sera singhiozzava mentre veniva trascinato dai rappresentanti del governo. Un’altra fonte afferma che mons. Liao Hongqing di Meizhou, insieme a mons. Su Yongda di Zhanjiang sono stati portati via ieri. Mons. Giuseppe Gan Junqiu di Guangzhou è scomparso da giorni; i suoi fedeli pregano “in modo incessante per lui e alcuni suoi sacerdoti perché siano fedeli ai principi della Chiesa in questo momento critico”. Oltre a quelli del Guangdong, altri quattro vescovi, tutti in comunione col Papa, dovrebbero partecipare all’ordinazione di Shantou. Intanto, mons. Paul Pei Junmin di Liaoning, designato come il celebrante principale, rimane protetto dai suoi sacerdoti nella Cattedrale di Shenyang. Lunedì tutti i sacerdoti hanno celebrato insieme una Messa, pregando per l’unità della diocesi. Nella chiesa vi era rande commozione, quando il vescovo ha ringraziato i fedeli per la loro solidarietà, facendo cantare insieme il canto “Il Signore ti benedica”. Nel novembre 2010 mons. Pei era stato costretto a partecipare all’ordinazione episcopale illecita di Chengde. All’esterno della cattedrale vi sono poliziotti in borghese e in divisa che controllano la situazione. Lunedì i sacerdoti del Liaoning hanno diffuso un messaggio in cui si spiega la loro presenza nella cattedrale: “Per difendere la fede, noi sacerdoti ci raduniamo nella cattedrale per una settimana e continueremo a starci fino a che non passa questo uragano”. Lunedì sera tutti i sacerdoti hanno organizzato un incontro di preghiera. Da ieri in poi i fedeli invece hanno dato inizio a un’adorazione perpetua non-stop, per proteggere la Chiesa. Nei giorni scorsi sono apparse vignette che ritraevano un giovane con una T-shirt, con sopra la scritta: “Per evitare le scomuniche, eliminate le ordinazioni illecite”. Per alcuni fedeli questo è il segno del dolore e dell’ira provocate dalle ordinazioni illecite degli ultimi mesi. Da diversi mesi l’Associazione patriottica e il governo hanno programmato una serie di ordinazioni senza il mandato del Papa. L’ultima in ordine di tempo è quella avvenuta a Leshan lo scorso 29 giugno. Il 4 luglio la Santa Sede ha diffuso una dichiarazione con cui scomunicava il vescovo ordinato, mons. Lei Shiyin, e metteva in guardia i vescovi che vi hanno partecipato. In questi giorni, diversi siti cattolici in Cina riportano una dichiarazione dell’Ap nazionale e del Consiglio dei vescovi cinesi. Con ogni probabilità essa è stata scritta da padre Yang Yu, portavoce dell’Ap. Nella dichiarazione si esprime “profondo rammarico” per la mossa del Vaticano, accusandolo di non promuovere l’unità della Chiesa in Cina e di creare invece sempre più dispute. La dichiarazione spiega che la diocesi di Leshan, fondata nel 1946, ha più di 70mila cattolici sotto la leadership di Lei Shiyin e dei suoi sacerdoti, che fino alla fine hanno assistito il predecessore, mons. Luo Duxi, morto nel dicembre 2009. Il 18 marzo, continua la dichiarazione, la diocesi ha tenuto un’elezione episcopale e Lei ha vinto con 27 voti su 31. Sebbene le relazioni fra Cina e Vaticano non sono normalizzate, si aggiunge, la Chiesa in Cina deve far fronte a urgenti bisogno di evangelizzazione ed è comprensibile che le Chiese locali eleggano e ordinino vescovi per riempire le sedi rimaste vacanti. In realtà, dietro la retorica della “evangelizzazione” si nasconde un progetto di controllo su tutte le ordinazioni episcopali. Ne è prova la stessa ordinazione di Shantou, dove il candidato, padre Huang Bingzhang, è stato eletto in una seduta controllata e manipolata dall’Ap. Inoltre, la diocesi ha già un vescovo, nella persona di mons. Zhuang Jianjian, ordinato segretamente con l’approvazione della Santa Sede nel 2006. Ma l’Ap non lo riconosce come vescovo e ha sempre frenato la sua opera pastorale. Dal dicembre scorso egli è sempre controllato dalla polizia e la scorsa Settimana Santa è stato impedito di svolgere il suo ministero.
Jian Mei - W. Zhicheng, AsiaNews