“Non si può uccidere in nome di Dio”: lo afferma il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico francese La Croix, in occasione del decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre. Era segretario per i Rapporti con gli Stati il card. Tauran, nel 2001, e ricorda con queste parole gli attacchi ideati da Osama Bin Laden e che costarono la vita a circa 3mila persone: “Naturalmente, rimanemmo tutti colpiti dalla mostruosità di tale azione. Ma subito dopo, paradossalmente, ha prevalso in noi una consapevolezza e una convinzione: non si può uccidere in nome di Dio. Da allora, i leader religiosi sono divenuti più coscienti dell’urgenza di una pedagogia dell’incontro”. Quindi, il card. Tauran ribadisce: “L’11 settembre non ha mai rimesso in discussione il dialogo interreligioso. Anzi, al contrario, sono nati nuovi partenariati. E così, nel 2008, il re dell’Arabia Saudita, Abdallah, ha realizzato a Madrid una grande conferenza sul dialogo interreligioso”. Non solo: dopo gli attacchi di dieci anni fa, “molti musulmani hanno espresso il desiderio di far conoscere il vero islam e molti hanno manifestato solidarietà nei confronti delle vittime, soprattutto cristiane”. Rispondendo, poi, alla domanda sull’incompatibilità tra la violenza e la religione, il card. Tauran richiama il discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, pronunciato nel gennaio 2006: in esso, il Papa afferma che “nessuna circostanza vale a giustificare l’attività criminosa del terrorismo, che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale”. Parole che il porporato definisce come “la condanna più vigorosa e più completa mai sentita. Nessun capo religioso, nessuna causa può portare ad una simile mostruosità”. Di qui, l’invito a puntare ad una “pedagogia del dialogo”, per far capire ai giovani “l’esistenza del bene e del male, che la coscienza è un santuario da rispettare, che coltivare la dimensione spirituale rende più responsabili, più solidali, più disponibili al dialogo”. Per questo, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ricorda l’importanza dell’educazione in famiglia, nelle scuole, nelle università, affinché le giovani generazioni possano “apprendere il rispetto dell’altro e comprendere che la differenza è una ricchezza”. Infine, alla domanda sulle conseguenze dell’11 settembre, il porporato risponde: “Il mondo è divenuto più precario. Il sospetto e la paura dell’altro sono aumentati. Se abbiamo evitato lo shock delle culture, ora dobbiamo evitare lo shock dell’ignoranza. Perché la paura dell’altro è spesso motivata dall’ignoranza”. In questo ambito, afferma ancora il cardinale Tauran, “il ruolo delle religioni è essenziale, perché, come ha detto Benedetto XVI, chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace. E chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio”. L’intervista si chiude con un auspicio per l’incontro interreligioso che si terrà ad Assisi il prossimo 27 ottobre, su volontà del Papa. “Grazie alla preghiera e alla meditazione, cammineremo insieme – conclude il porporato – Sarà un momento di maturazione. Pellegrini di verità, pellegrini di pace, siamo tutti in cammino sulla stessa strada”.
Radio Vaticana