Una speciale festa, alla quale hanno partecipato decine di migliaia di famiglie, ha fatto da prologo alla giornata conclusiva, e anche più solenne, del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, dove appunto domani è atteso l’arrivo di Benedetto XVI. È stato un incontro scandito da riflessioni, momenti musicali, testimonianze e conclusosi, a tarda sera, con una Veglia di preghiera presieduta dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. In precedenza, nel primo pomeriggio, l’arrivo del IV Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale della famiglia della CEI e il Forum delle associazioni familiari. Un’occasione, hanno spiegato gli organizzatori, per rispondere alla "profonda crisi spirituale che la famiglia sta attraversando e che, oggi più che mai, è la madre di tutte le crisi". E proprio alle famiglie il Papa si è rivolto oggi con un invito contenuto in un telegramma che il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone ha indirizzato al card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, oggi ad Ancona in occasione del quarto pellegrinaggio nazionale delle Famiglie. La famiglia, si legge, deve "cooperare alla edificazione della comunità ecclesiale e civile". Il telegramma porta il saluto di Benedetto XVI alle famiglie, con l’invito ad "attingere sempre" dall’Eucarestia "energie nuove per camminare in unità di amore e vita". Quello della famiglia, con le sue tante implicazioni, è stato insomma il tema dominante della giornata. Dal card. Antonelli, che ha ricordato l’importante appuntamento in programma il prossimo anno a Milano, dove si terrà il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, è giunto anche l’invito ai coniugi cristiani a "partecipare bene e possibilmente insieme" alla Messa domenicale. "Intorno a questo incontro settimanale col Signore nell’assemblea liturgica, la famiglia si costruisce come piccola Chiesa missionaria e cellula vitale della società". Per questo "la domenica è anche il giorno privilegiato della famiglia". Non bisogna rassegnarsi, quindi, "a lasciarlo ridurre a week-end, fine settimana consumista e individualista, disgregazione delle comunità e delle famiglie". Sulla crisi che minaccia la famiglia al suo "interno" e al suo "esterno" si è soffermato, invece, il cardinale arcivescovo emerito di Palermo, Salvatore De Giorgi. Nel suo interno, infatti, la famiglia "è indebolita dal degrado o dal crollo dei valori fondamentali dell’amore coniugale", come l’indissolubilità, la fedeltà, la procreazione, l’educazione dei figli. Dall’esterno, invece, è "aggredita da forze culturali, sociali e politiche che tentano di scardinarla nel suo fondamento naturale", cioè "l’unione stabile di una donna e di un uomo per una comunione di vita e di amore". Di conseguenza, ha aggiunto, "non c’è amaramente da meravigliarsi se oggi la famiglia, che dovrebbe essere al centro di tutta l’azione politica come di ogni manovra finanziaria a concreto servizio dell’uomo, di fatto venga relegata agli ultimi posti, trascurata se non dimenticata, a danno di tutta la società e in particolare delle nuove generazioni". Tra i momenti più significativi della giornata di sabato anche lo spazio dedicato alla riflessione ecumenica. E, soprattutto, la visita di una delegazione, guidata dall’arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, alla storica Sinagoga levantina. Qui insieme alla locale comunità ebraica, presente il presidente emerito dell’assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras, si è svolta una comune preghiera per la pace, alternata alla lettura, in ebraico e in italiano, di alcuni salmi. Al termine l’arcivescovo e il rabbino capo di Ancona, Bruno Coen, hanno sottolineato la necessità di una maggiore conoscenza reciproca e di sforzi comuni per ricercare il bene della pace. “Cosa saremmo noi senza di Lui?” è stata la domanda centrale della speciale omelia, in forma di preghiera e pronunciata interamente a braccio, tenuta dal card. Bagnasco nella Veglia nella chiesa di San Domenico, molto vicino a piazza Plebiscito, luogo dell’incontro con i fidanzati che domani pomeriggio concluderà la visita pastorale di Benedetto XVI ad Ancona. Le decine di migliaia di convegnisti hanno riempito la chiesa, tra di loro moltissimi i giovani. “Dopo questi giorni intensi che abbiamo vissuto, dopo la festa piena di gioia di oggi pomeriggio è il momento dell’adorazione di Gesù Eucaristia”, ha esordito il cardinale: “Insieme al legato pontificio, al quale rinnoviamo la nostra gratitudine e l’affetto, ci siamo preparando nell’imminenza dell’ormai vicinissima venuta del Santo Padre, quando la Chiesa, con la sua presenza, risplenderà in modo visibile nella sua bellezza: quale preparazione migliore? “Il momento dell’adorazione, che prolunga la celebrazione eucaristica, i divini misteri, e che ci fa sentire il cuore pulsante di Cristo, l’adorazione dell’Eucaristia, senza della quale cos saremmo noi? Senza di Lui cosa sarebbero i nostri giorni? Una scintilla nel buio, un desiderio subito spento? Che cosa saremmo noi senza di Lui?”. “Ed è per questo – ha proseguito il presidente della CEI – che come pellegrini nel tempo, come viandanti affamati e assetati, ciu portiamo davanti all’altare, davanti a Lui, che dà respiro alla nostra vita, ali alla nostra povertà, forza ai nostri passi. Sostenendoci gli uni gli altri, nella preghiera, nell’esempio, nell’amore, vogliamo ringraziare Gesù che nell’Eucaristia è Dio con noi e per noi”. “Grazie perché ci sei! Senza di te non sarei nulla”, la preghiera del cardinale: “E com’è bella la Chiesa, che risplende sui nostri volti di povere creature, pellegrini, peccatori, che ugualmente risplende per la grazia di Dio. La Chiesa, popolo di Dio, famiglia dei suoi figli, che nel mondo, nonostante i limiti e le ombre degli uomini, rispende come città sul monte, come luce sul candelabro, per dire al mondo che esiste la speranza, che si può vivere in modo diverso e che la comunione delle anime non è utopia, è grazia e responsabilità”. “Com’è bella la Chiesa”, ha ripetuto il presidente dei vescovi italiani, nel cui grembo i “storie” differenti “comunque si unificano con una sintonia che è dono, grazia di Dio e nostro impegno, per formare una comunità che agli occhi del mondo è un prodigio, un miracolo dall’altro, un segno prodigioso di Dio nel mondo”. “La Chiesa è un prodigio”, ha ripetuto il card. Bagnasco: “Nella ricchezza di ciascuno, nelle proprie storie, tradizioni, ma nell’unità dell’unica fede, dove il nostro io personale non si perde, ma si ritrova nel noi di una comunità credente, che guarda a Lui, sorgente di vita nuova. Guarda a Lui per appartenere alla Chiesa”. Riferendosi, infine, al ruolo dei sacerdoti e dei vescovi all’interno della comunità ecclesiale, il presidente della Cei ha esclamato: “Quale responsabilità per la Chiesa di cui tutti noi siamo figli!”. “Fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire in noi i benefici della redenzione”.
L'Osservatore Romano, Vatican Insider, SIR