Dal 18 al 20 novembre il Papa sarà in Benin, per i 150 anni della evangelizzazione del Paese e per firmare il documento conclusivo del II Sinodo per l'Africa, l'Esortazione Apostolica. Benedetto XVI è stato in Camerun e Angola nel 2009, per portare il testo preparatorio dello stesso Sinodo, svoltosi in Vaticano nel 2009, e in quei paesi ha denunciato con coraggio e ostinazione i mali dell'Africa. "La fede nella mia patria tedesca ha un volto giovane, è vita, ha un futuro". Forte del bilancio positivo del viaggio in Patria appena concluso, con i suoi frutti ecumenici, pastorali e di rapporto con i connazionali, il Papa guarda all'Africa. L'Africa, dove si è recato per 13 volte Papa Wojtyla, il primo Pontefice a indire un Sinodo africano, è una priorità per Benedetto XVI, come ha annunciato nel discorso ai cardinali subito dopo l'elezione. Lo scorso luglio ha lanciato un appello per il Corno d'Africa, mentre ha levato la sua voce in difesa degli africani in vari Messaggi Urbi et Orbi o discorsi al Corpo diplomatico, per attirare l'attenzione internazionale ad alto livello. Davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, nel 2008, ha denunciato la marginalizzazione da un "autentico sviluppo integrale" dell'Africa, che rischia "di sperimentare solo gli effetti negativi della mondializzazione». Nel 2007, in vista del G8 di giugno in Germania, aveva scritto ad Angela Merkel chiedendo al Club dei grandi del mondo di impegnarsi seriamente contro la povertà e le malattie in Africa e di approvare la "cancellazione rapida, completa e incondizionata, del debito estero" dei paesi più poveri del mondo. Certo, argomentava il Papa in quella occasione, i paesi più poveri hanno, da parte loro, "la responsabilità della good governance e della eliminazione della povertà", ma in ciò "è irrinunciabile una attiva collaborazione dei partner internazionali". La Santa Sede aiuta l'Africa attraverso la fondazione Pro Africa voluta da Paolo VI e la fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel. Il Benin, di antica colonizzazione francese in cui il 65% della popolazione è animista, il 20% cristiano, di cui 17% cattolici e 3% protestanti, e il 15% musulmano, è il primo paese africano ad aver dato un capodicastero alla Curia romana: il cardinale Bernardin Gantin, prefetto della Congregazione per i vescovi dal 1984 al 1998, morto nel 2008. Gantin fu creato cardinale da Paolo VI nel giugno 1977, nello stesso Concistoro in cui ottenne la porpora Joseph Ratzinger. E come prefetto per i vescovi nell'88 firmò con l'attuale Pontefice il decreto che sanciva lo scisma di mons. Marcel Lefebvre. Il Papa renderà omaggio alla sua tomba, a Ouidah.
Giacomo Galeazzi, Oltretevere