Questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i vescovi della Conferenza Episcopale dell’Indonesia, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della Visita "ad Limina Apostolorum".
Crescere in un Paese come l'Indonesia di circa 230 milioni di persone, al 90% musulmano, e quindi con il maggior numero al mondo di seguaci dell’islam, formato da un mosaico di dozzine di etnie e centinaia di idiomi, non può avvenire senza una massiccia dose di perseveranza e una grande capacità di intessere rapporti in modo disteso e amichevole. Per questo, Benedetto XVI ha indicato il “perdono, la misericordia e l’amore nella verità” come gli strumenti per “rispondere – ha detto – a tutte le situazioni”, specie per “superare l’incomprensione o la sfiducia”. E tuttavia, l’esordio dell’intervento del Papa è stato altrettanto netto nel richiedere analogo trattamento nei confronti della Chiesa cattolica, dal momento che – ha rilevato – “opportunamente, la Costituzione indonesiana garantisce il diritto umano fondamentale della libertà di praticare la propria religione”: “La libertà di vivere e predicare il Vangelo non può mai essere data per scontata e deve sempre essere giustamente e pazientemente accolta. Né la libertà religiosa è semplicemente il diritto di essere liberi da vincoli esterni. È anche il diritto di essere autenticamente e pienamente cattolica, per professare la fede, costruire la Chiesa e contribuire al bene comune”. L’Indonesia, ha rimarcato Benedetto XVI, conosce “da secoli” il “messaggio salvifico di Cristo” e conosce ciò che, in termini di “carità cristiana” questo messaggio è in grado di produrre. A questo riguardo, il Papa ha detto di apprezzare con enorme gratitudine “lo sforzo intenso” compiuto da schiere di sacerdoti, religiosi, suore e laici per mostrare agli indonesiani la “bontà misericordiosa di Dio” tradotta in termini di assistenza ai poveri, di impegno educativo e sociale. Una testimonianza “umile ma coraggiosa”, ha soggiunto, in grado di “rafforzare” la stessa società indonesiana, “promuovendo quei valori che i vostri concittadini hanno cari: la tolleranza, l'unità e la giustizia per tutti”. “Io posso solo incoraggiarvi nei vostri continui sforzi tesi a promuovere e sostenere il dialogo interreligioso nella vostra nazione. Il vostro Paese, così ricco nella sua diversità culturale e caratterizzato da una grande popolazione, è dimora di un significativo numero di seguaci di varie tradizioni religiose. Dunque, il popolo indonesiano è bene in grado di dare un contributo importante alla ricerca della pace e della comprensione tra i popoli del mondo”. Benedetto XVI ha quindi espresso premura perché la formazione dei cristiani indonesiani, specie quella dei seminaristi e dei religiosi, sia “sempre adeguata alla missione loro affidata”. “Ho fiducia - ha è stato il suo auspicio finale – che voi e i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre diocesi continuerete a testimoniare l’immagine e la somiglianza di Dio in ogni uomo, donna e bambino, a prescindere dalla loro fede, incoraggiando tutti ad essere aperti al dialogo, al servizio della pace e dell'armonia: “Il vostro Paese è composto da migliaia di isole; così anche la Chiesa in Indonesia è costituita da migliaia di comunità cristiane, ‘isole della presenza di Cristo’. Siate sempre uniti nella fede, nella speranza e nell’amore fra voi e con il Successore di Pietro”. Radio Vaticana
Ai vescovi della Conferenza Episcopale dell'Indonesia in Visita "ad Limina Apostolorum" (7 ottobre 2011) - il testo integrale del discorso del Papa