venerdì 7 ottobre 2011

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Una roccia sicura: le parole dei vescovi della Calabria a due giorni della visita di Benedetto XVI

“La data del 9 ottobre 2011 sarà una di quelle date che resteranno indelebilmente scolpite nel cuore dei calabresi per un eccezionale avvenimento: Benedetto XVI sarà a Lamezia Terme per la sua prima visita pastorale in terra di Calabria”. È quanto scrive mons. Vittorio Mondello, arcivescovo di Reggio Calabria-Bova e presidente della Conferenza Episcopale calabrese, nell’editoriale dello speciale che Calabria Ecclesia Magazine, settimanale della CEC, dedica alla visita pastorale del Papa a Lamezia Terme e a Serra San Bruno di domenica. Una visita attesa e desiderata, prosegue l’arcivescovo, in un momento particolarmente significativo. “I tempi difficili che stiamo attraversando, i repentini cambiamenti nella vita sociale e politica – annota mons. Mondello – richiedono una presenza nuova con una nuova evangelizzazione da parte della comunità cristiana. Ciò richiede a sua volta che questa abbia fede viva e forte impegno missionario per rispondere alle esigenze di un mondo in continuo cambiamento. Per questa ragione la presenza e la guida del successore di Pietro costituiscono per tutti i cristiani la roccia sicura a cui aggrapparsi per una sicura navigazione tra i marosi sempre più violenti”. La diocesi di Lamezia Terme, racconta all'agenzia SIR il vescovo, mons. Luigi Cantafora, sta vivendo questo tempo di attesa “con fermento grande e mobilitazione a tutti i livelli”. Da subito, sottolinea il vescovo, “abbiamo sentito in questo gesto del Papa, un atto di grande benevolenza nei nostri confronti. La nostra diocesi, pur essendo al centro della Calabria, è piccola e spesso fatica a condividere, come altri territori calabresi, progetti di crescita culturale e sociale. La visita del Papa è già in se stessa benefica per noi, perché ci sentiamo soggetto di attenzione paterna”. Quale messaggio si attende da questo evento? “Certamente un forte incoraggiamento – risponde mons. Cantafora –, uno slancio di fede rinnovato, un invito per ciascuno e tutti ad assumere le proprie responsabilità in ogni ambito del vivere civile e religioso, ciascuno per la parte che le è propria. Il Papa viene per donarci il Vangelo, per confermarci nella fede. Noi siamo grati per questo. In un tempo in cui mancano riferimenti ideali forti e autorevoli, la figura del Papa è una guida sicura”. La visita di un Pontefice rappresenta sempre un “evento”. Per la Calabria, esso si ripete a distanza di 27 anni dall’ultima presenza di un Papa. Come ricorda, nello speciale del settimanale, mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, “correva l'anno 1984 quando, tra il 4 e il 7 d'ottobre, in giornate baciate dal sole, la Calabria strinse a sé, con la forza di un abbraccio popolare rimasto nei cuori e nelle cronache, l'allora Pontefice Giovanni Paolo II. Ventisette anni dopo, la storia si ripete”, prosegue l’arcivescovo sottolineando che questa visita “assume un profondo significato per tutto il Mezzogiorno in un momento in cui il divario e la tensione tra Nord e Sud sono prepotentemente ritornati alla ribalta e costituiscono uno dei temi dominanti della vita sociale e politica. D'altra parte, ogni viaggio di un Papa ha sempre una motivazione intrinseca al ministero e alla missione di Pietro, riassumibile nell'esortazione evangelica: ‘Conferma i tuoi fratelli’”. Dal punto di vista religioso, “la Calabria – spiega mons. Bertolone – è terra meravigliosa di fede, perché fecondata dalla spiritualità di grandi Santi, come San Francesco di Paola, San Gaetano Catanoso, la Beata Elena Aiello. È terra ospitale ed ecumenica che ha accolto generosamente popolazioni di profughi fuggiti dai loro Paesi d'origine. È terra forte e generosa”. Però, “nonostante le ricchezze naturali che sanno di trascendenza, vive ancora tante sofferenze, avvertite con maggiore intensità dalle fasce più deboli, vittime di un mancato sviluppo non solo in ambito economico, ma anche sotto un profilo etico e antropologico-culturale”. A questi problemi fa anche cenno il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, che sottolinea come sia significativo che nei 150 anni dell'Unità d’Italia il Papa “venga in Calabria, la terra che ha dato il nome all'Italia. Per noi diventa un'ulteriore occasione per capire i segni dei tempi di un mondo che tanto più cambia, tanto più è uguale a sé stesso e che pertanto ha bisogno di valori, oggi più di ieri, oggi come sempre”. Il presidente afferma ancora che “non vogliamo essere condizionati dai tanti fenomeni negativi, ma intendiamo vivere la tanta bellezza che ancora rimane. Quella bellezza che Lei incontrerà sulla piana di Lamezia Terme, con i suoi ulivi lussureggianti e le sue antichissime viti, e tra i boschi di Serra San Bruno, in quella Certosa che ospita da secoli i solitari di Dio, fiamme di luce nel cielo stellato”. Una volta terra di emigrazione, e oggi anche di immigrazione, la Calabria manifesta un impegno di accoglienza verso i tanti che lasciano i loro Paesi in Africa per cercare miglior sorte in Europa. Così, scrive Franca Sesti nello speciale del settimanale, “le nostre comunità parrocchiali, le aggregazioni e i gruppi di volontariato sono a disposizione di questi fratelli, con Centri di prima accoglienza e di ascolto, mense di fraternità, scuole di lingua italiana, con lo Sportello Amico per consulenze giuridiche, e con ambulatori medici; la Migrantes ha cominciato a interessarsi in particolare della condizione dei minori stranieri”. Del resto, annota Salvatore Martino, “Benedetto XVI arriva in Calabria in un momento di forte crisi e di inasprimento dei problemi sociali. Manca il lavoro, i giovani si trovano in una condizione di grande difficoltà e il futuro sembra condizionato da incertezze che non trovano alcuna soluzione. I problemi antichi si sommano con i nuovi, e la presenza degli immigrati che, in genere, non crea alcun imbarazzo alle nostre comunità, non può essere caricata solo sulle spalle dei volontari o affidata alla solidarietà delle nostre famiglie”. C’è quindi attesa per le parole che Benedetto XVI pronuncerà, rivolte soprattutto ai giovani, agli immigrati, ai tanti che sono in difficoltà per la disoccupazione. Guarderanno a lui i giovani coinvolti nelle iniziative avviate dal “Progetto Policoro” della CEI, insieme ad altre realtà. Giovani, dice Anna Rita Sambiase, “che non ci stanno a convivere con la ‘ndrangheta” e che hanno come slogan “Cambiare per restare, restare per cambiare”.

SIR