mercoledì 9 novembre 2011

Il Papa: l'ascolto della Parola è incontro personale con il Signore della vita che deve tradursi in scelte concrete e diventare cammino e sequela

Udienza generale questa mattina in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Prevista all'interno, nell'Aula Paolo VI, l'Udienza generale si è tenuta nella piazza perchè i fedeli erano oltre 20mila, cioè più del doppio dei 9mila previsti in base alle richieste giunte nei giorni scorsi alla Prefettura della Casa Pontificia. Il sole che dopo tanta pioggia si è affacciato su Roma questa mattina ha incoraggiato una maggiore partecipazione e il saluto della folla al Pontefice, giunto sulla jeep scoperta, è stato molto caloroso. Nella catechesi, riprendendo il ciclo sulla preghiera, il Papa ha incentrato la sua meditazione sul Salmo 119 (118), “un imponente e solenne canto sulla Torah, termine che, nella sua accezione più ampia e completa, va compreso come insegnamento, istruzione, direttiva di vita”. “La Torah – ha ricordato Benedetto XVI - è rivelazione, è Parola di Dio che interpella l’uomo e ne provoca la risposta di obbedienza fiduciosa e di amore generoso. E di amore per la Parola di Dio è tutto pervaso questo salmo, che ne celebra la bellezza, la forza salvifica, la capacità di donare gioia e vita” e dimostra che “la legge divina non è giogo pesante di schiavitù, ma dono di grazia che fa liberi e porta alla felicità”. “La fedeltà del salmista – ha commentato il Santo Padre - nasce dall’ascolto della Parola, da custodire nell’intimo, meditandola e amandola, proprio come Maria, che ‘custodiva, meditandole nel suo cuore’ le parole che le erano state rivolte e gli eventi meravigliosi in cui Dio si rivelava, chiedendo il suo assenso di fede”. Maria, ha spiegato infatti il Papa, “è beata perché il suo grembo ha portato il Salvatore, ma soprattutto perché ha accolto l’annuncio di Dio, è stata attenta e amorosa custode della sua Parola”. Il Salmo 119, ha proseguito Benedetto XVI, “è tutto intessuto intorno a questa Parola di vita e di beatitudine”. ”Se il suo tema centrale è la Parola e la Legge del Signore – le parole del Papa - accanto a questi termini ricorrono in quasi tutti i versetti dei sinonimi come precetti, decreti, comandi, insegnamenti, promessa, giudizi; e poi tanti verbi ad essi correlati come osservare, custodire, comprendere, conoscere, amare, meditare, vivere”. “Tutto l’alfabeto – ha affernato il Pontefice - si snoda attraverso le 22 strofe di questo Salmo, e anche tutto il vocabolario del rapporto fiducioso del credente con Dio; vi troviamo la lode, il ringraziamento, la fiducia, ma anche la supplica e il lamento, sempre però pervasi dalla certezza della grazia divina e della potenza della Parola di Dio. Anche i versetti maggiormente segnati dal dolore e dal senso di buio rimangono aperti alla speranza e sono permeati di fede”, e la “fedeltà” del salmista, “anche se messa alla prova, trova forza nella Parola del Signore”. “Anche davanti alla prospettiva angosciante della morte – ha concluso il Papa - i comandi del Signore sono il suo punto di riferimento e la sua speranza di vittoria”. “La Legge di Dio chiede l’ascolto del cuore, un ascolto fatto di obbedienza non servile, ma filiale, fiduciosa, consapevole. L’ascolto della Parola è incontro personale con il Signore della vita, un incontro che deve tradursi in scelte concrete e diventare cammino e sequela”. Proseguendo nella sua riflessione, il Papa ha si è voluto soffermare su un versetto particolare di un Salmo che, ha commentato, è come un “vocabolario del rapporto fiducioso del credente con Dio”. Il versetto in questione, il 57, che afferma “Il Signore è mia parte di eredità”, si riferisce in particolare ai sacerdoti della tribù ebraica di Levi i quali, ha spiegato Benedetto XVI, in quanto “mediatori del sacro”, non potevano essere “proprietari di terre” poiché Dio era “la loro terra” e dunque a Lui dovevano affidare ogni necessità: “Questi versetti sono di grande importanza anche oggi per tutti noi. Innanzitutto per i sacerdoti, chiamati a vivere solo del Signore e della sua Parola, senza altre sicurezze, avendo Lui come unico bene e unica fonte di vera vita. In questa luce si comprende la libera scelta del celibato per il Regno dei cieli da riscoprire nella sua bellezza e forza”. Per tutti i fedeli, questi stessa parte del Salmo è un richiamo alla “radicalità del Vangelo”, a confidare nel Signore e nella sua Parola, ha concluso il Papa, e a vivere con Lui “nella comunione e nella gioia”: “Lasciamo dunque che il Signore ci metta nel cuore questo amore per la sua Parola, e ci doni di avere sempre al centro della nostra esistenza Lui e la sua santa volontà. Chiediamo che la nostra preghiera e tutta la nostra vita siano illuminate dalla Parola di Dio, lampada per i nostri passi e luce per il nostro cammino, come dice il Salmo 119, così che il nostro andare sia sicuro, nella terra degli uomini”.
A conclusione dell'udienza generale il Papa ha salutato i genitori di Francesco Azzarà, volontario calabrese di 34 anni che lavora per Emergency, sequestrato in Darfur il 14 agosto.


Agi, SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa